Cattolica, il recesso si ferma all’11%. E l’aumento di capitale di Generali, con cui si sono già firmati gli accordi operativi previsti dall’alleanza, entra nella fase conclu-siva. A questo punto l’aumento di capitale da 300 milioni che farà del Leone di Trieste, con il 24,4%, il socio di riferimento della società assicurativa veronese è destinato a chiudersi in due settimane. Ciò dopo che un altro ostacolo decisivo è stato superato ieri sera. Cattolica ha comunicato a mercati chiusi che le azioni di cui i soci hanno chiesto la liquidazione, in forza del passaggio della forma societaria da cooperativa a spa, hanno toccato l’11,6% (con la questione di vedere se grandi soci, come Buffett nella parte eccedente il 5%, o Palladio con il 2% o Fondazione Cariverona l’abbiano sfruttata).
Sono state consegnate al recesso 20,29 milioni di azioni, per un contro-valore di poco più di 111 milioni di euro, al prezzo di recesso di 5,47 euro. Un’operazio-ne che rischia di rivelarsi comunque costosa per una società a cui la vigilanza ha imposto una ricapita-lizzazione da 500 milioni di euro, con cui Cattolica dovrà confrontarsi dopo aver offerto le azioni in opzione agli altri soci e poi in Borsa. Su questo si vedrà quanto i prezzi di Cattolica (ieri a 4,82 euro) si alzeranno verso quello di recesso di 5,47 e dell’offerta di Generali, di 5,55.
Ma l’aspetto decisivo per intanto è un altro. Il dato non supera il 20% posto come limite per procedere con la spa e l’operazione con Generali, che può andare avanti. Cattolica tra l’altro ha fatto sapere ieri sera che sono già stati firmati lunedì e martedì «gli accordi attuativi riguardanti le sinergie industriali e commerciali tra i gruppi», anch’essa condizione sospensiva così superata.
Ora si entra nella fase conclusiva dell’operazione. Si attende l’approvazione del prospetto informativo da parte di Consob dell’aumento di capitale di Generali, forse rimasta al palo in attesa dell’esito del recesso. E si vedrà se scatterà quanto previsto dalle modifiche degli accordi Cattolica-Generali, ovvero che l’aumento di capitale dedicato scatti prima dell’offerta in opzione delle azioni di recesso e se Generali se ne farà carico pro-quota. Vorrebbe dire aggiungere un ulteriore 2,8%, per 27 milioni di euro.