“Nel 2020 la Corte di Giustizia Europea argomentò che il CBD non contiene un principio psicoattivo, mentre nel 2021 il Consiglio regionale del Veneto approvò all’unanimità una mia mozione per il rilancio della filiera della canapa. Oggi il Governo italiano inserisce il CBD nella tabella dei medicinali stupefacenti, una azione da caccia alle streghe priva di basi scientifiche”. Lo dichiara la consigliera regionale Cristina Guarda di Europa Verde.
“Il CBD (cannabidiolo) non è altro che una molecola derivata dalla canapa che, diversamente dal THC (tetrahydrocannabinolo), non ha proprietà psicoattive. Prescrivere la vendita di olio CBD naturale in farmacia, come sta facendo il Governo Meloni, significa arrecare danno, in particolar modo, a due categorie di cittadini: i tanti pazienti, come la sottoscritta, che ne fanno uso per alleviare il dolore e la filiera locale. Il CBD – spiega Guarda – è utilizzato per le sue proprietà antinfiammatorie, analgesiche, lenitive, rilassanti, ansiolitiche, protettive, e per questo è un perfetto coadiuvante nella prevenzione degli abusi farmacologici. Viene usato spesso da malati cronici e gravi per affrontare difficoltà di salute, anche molto gravi. Io stessa, che soffro di una grave forma di emicrania cronica, trovo nell’olio CBD un alleato straordinario, che riduce il mio dolore dove antidolorifici Fans, Triptani o Ditani falliscono miseramente.
Vale la pena ricordare che questa canapa è prodotta da diverse aziende agricole italiane, con molte difficoltà burocratiche, nonostante coltivino un prodotto che fa davvero bene, al contrario, ad esempio, di tabacco o alcolici. Ridurre i luoghi dove poter acquistare Olio CBD alle sole farmacie, non ha alcun senso: non esistono motivazioni sanitarie o tecniche per limitarne il commercio, se non la volontà di renderlo meno accessibile e bloccare la normalizzazione culturale dell’uso del CBD per il benessere ed il contrasto al dolore. Chi mette nello stesso calderone CBD e THC non agisce sulla base di solide conoscenze scientifiche e finisce per favorire il mercato illegale. Tutto questo avviene mentre la vicina Germania sta affrontando la regolamentazione del mercato della cannabis”, conclude Cristina Guarda.
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