Cecchettin, dalle borse di studio alla fondazione: Giulia fa ancora rumore

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Cecchettin

Un cortometraggio, la dedica in centinaia di lauree, più di trenta panchine rosse, disseminate da Nord a Sud, intitolate a lei: nessuno ha dimenticato Giulia Cecchettin e a un anno esatto dal femminicidio la sua storia continua a fare rumore. L’ex fidanzato Filippo Turetta l’ha accoltellata a morte, ma la ventiduenne di Vigonovo continua a vivere nel ricordo di chi l’ha amata, e resiste anche in chi non l’ha mai conosciuta. Il dolore che non è diventato odio ma lotta al patriarcato, ha trasformato un lutto privato in movimento collettivo.

L’ondata di affetto e vicinanza che per settimane ha invaso – con fiori, biglietti, peluche – il piccolo comune in provincia di Venezia fin dall’11 novembre del 2023 non si arresta e sono oltre 3.000 le lettere cartacee ricapitate da allora nella villetta di via Leonardo da Vinci, dove vivono papà Gino Cecchettin e i figli Elena e Davide.

Messaggi d’affetto, il racconto di violenze private o un semplice grazie a chi non chiede vendetta.  Di Giulia c’è chi ricorda l’oplita a un passo dalla laurea in Ingegneria biomedica, chi celebra l’artista con la passione per il disegno, chi la giovane che amava passeggiare e ascoltare musica, lei che da piccola aveva suonato la chitarra e poi la batteria. La studentessa che amava la letteratura inglese, Jane Austen e sognava di vedere la brughiera vive nelle borse di studio in sua memoria, nell’hashtag #tOrtadimele usato da centinaia di illustratori, nelle canzoni e nelle aule dedicate a lei.

Oggi l’Università di Padova ricorderà Giulia Cecchettin con un momento di incontro e a Vigonovo la musica di un pianoforte suonato da Paolo Zanarella riempirà l’aria, ma è difficile un anno dopo – in attesa della sentenza per Turetta del 3 dicembre – fare una mappa di tutte le iniziative pubbliche e private (oltre 100) che richiamano il suo nome e che invitano a combattere contro la violenza sulle donne, un fenomeno i cui numeri restano un’emergenza. Il viso di chi non c’è più è catturato anche in diversi murales, come quello comparso a Milano e che ha ispirato la copertina del libro ‘Cara Giulia’, una lettera d’amore di un padre a una figlia.

Giulia Cecchettin è ora anche una fondazione, che si sostiene con l’aiuto di tutti, per promuovere la formazione della giusta affettività nelle scuole e per contribuire a sostenere progetti per il contrasto alla violenza di genere. In soli cinque mesi, la pagina Instagram conta quasi 14mila follower – con un’età media di 25-34 anni – e riceve ogni giorno circa 50 messaggi di vicinanza o per proporre iniziative. Dallo scorso marzo sono oltre 2mila le mail con richieste di interventi nelle scuole o di inviti a eventi dedicati alla ventiduenne.

“Non la conoscevo ma mi ha lasciato l’anima divelta. Ora lotto più forte di prima” scrive una ragazza, mentre una giovane madre spera di educare il figlio “nel rispetto per l’altro”. C’è chi ringrazia una “famiglia meravigliosa che ha deciso di trasformare il dolore in qualcosa di più produttivo invece che cedere all’odio”, chi spera “di essere un uomo migliore” e chi si è tatuato sulla pelle il suo disegno: un vaso con tanti fiori, diversi e colorati, “strappati via troppo presto”, ma capaci di restare vivi.

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