Torna la “Cena di san Gregorio Magno”, una delle grandi bellezze rinascimentali di Vicenza. Il telero di Paolo Veronese è di nuovo esposto nel refettorio della Basilica di Monte Berico dopo un lungo restauro conservativo realizzato dalla Soprintendenza delle Province di Verona Vicenza e Rovigo grazie alla sponsorizzazione di Banca Intesa Sanpaolo.
Il dipinto è spettacolare già nelle dimensioni (quaranta metri quadrati) e lo è ancor di più per gli accesi cromatismi originali che l’intervento dei restauratori ha riportato in evidenza. L’intera parete di fondo del refettorio del monastero dei Servi di Maria, ordine che custodisce dal Quattrocento il Santuario, è occupata dalla fastosa scena della tela, che raffigura la cena che papa Gregorio Magno offre a dodici pellegrini, fra i quali si disvela il Cristo.
Questa “cena”, dipinta dal pittore veronese (da cui il soprannome) Paolo Caliari nel 1572 su commissione del priore Damiano Grana, è l’unica del ciclo conservata nella sua ubicazione originale. Circostanza davvero eccezionale, questa, perché il dipinto ha subìto nei secoli più di un trasloco: rubato da Napoleone nel 1811 e collocato nella Pinacoteca di Brera a Milano, ritornato a Vicenza nel 1817, fatto a brandelli il 10 giugno 1848 dalle truppe austro-ungariche durante la repressione dei moti indipendentisti, di nuovo nel refettorio dal 1858 dopo ricostruzione e restauro, trasferito a Firenze nell’aprile del 1916 durante la Prima Guerra Mondiale e, finalmente, restituito alla sede originale.
Il colpo d’occhio che offre, unico spazio illuminato nella penombra del refettorio, è suggestivo. Se sarà adeguatamente comunicata, la rinnovata disponibilità della Cena di san Gregorio Magno può diventare una delle maggiori attrattive turistiche di Vicenza, coniugandosi con quella esercitata sul turismo religioso dal Santuario mariano che, di per sé, vanta annualmente tre milioni di fedeli.
Aprendo l’evento inaugurale il sindaco Francesco Rucco (il Comune è proprietario della Cena) ha ammesso di essere emozionato: “è stato un lavoro di squadra – ha sottolineato – a cui hanno preso parte il Comune, la Soprintendenza e Banca Intesa. Il restauro, iniziato nell’ottobre del 2019, sarebbe dovuto durare due anni e, invece, la pandemia ha causato il prolungamento di un ulteriore anno dei lavori.” Rucco ha dedicato un ringraziamento particolare a Banca Intesa “che, con sensibilità e generosità, ha deciso di dedicare una particolare attenzione all’opera.”
La Banca era rappresentata dal professor Giovanni Bazoli, presidente emerito: “abbiamo ritenuto – ha detto – che questo restauro fosse il modo migliore per celebrare i trent’anni del programma Restituzioni, ideato e avviato proprio nel vicentino nel 1983 da Banca Cattolica del Veneto e proseguito da Intesa San Paolo.”
Il restauro del telero è risultato piuttosto complesso. Ha, infatti, reso necessaria la sua rimozione per poter effettuare tutte le operazioni previste. Sono state due le prospettive del lavoro dei restauratori: quella storico-conservativa e quella scientifica. La prima si è concretizzata attraverso il controllo delle fonti documentarie e iconografiche e il confronto con altre opere del Veronese. La parte scientifica si è indirizzata a indagini chimiche e fisiche di supporto.
Il restauro ha puntato sul recupero dei colori originali eliminando più di un apporto dell’intervento restaurativo effettuato nel 1973 da Antonio Lazzarin. Una pulitura graduale e selettiva, la rimozione di vernice, ritocchi, velature e stuccature, la eliminazione delle lacune della pittura con nuove stuccature e la integrazione delle abrasioni hanno riportato lo stato della Cena molto vicino a quello originale.
Alla inaugurazione è intervenuto anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha contestualizzato storicamente la origine dell’opera, raccontando dello scontro fra il Veronese e Andrea Palladio, che mai andò a vedere l’opera del pittore veronese. “era impossibile – ha spiegato – il rapporto fra queste due grandi personalità.”
Visite guidate gratuite all’opera restaurata sono in calendario sabato 11 e domenica 12 giugno alle 10 e alle 11 rivolgendosi al Consorzio Vicenzaè per le prenotazioni.