Una nuova ondata di perbenismo formalista porta a censure di fiabe e grandi opere classiche, eliminando dai testi tutte le parole presuntamente offensive.
La diffusione della cultura del rispetto, della quale tanto si avverte il bisogno, deve passare anche dall’uso di un lessico adeguato e dalla condanna di ogni forma di discriminazione, emarginazione e grado e forma di violenza, anche verbale, per promuovere l’inclusione sociale e la coesione.
Ma non è questo il modo.
Non è ignorando il valore della libertà d’espressione e della tradizione letteraria e culturale che si afferma la capacità di pensiero. Non è ignorando le differenze che si impara ad accettarle ed apprezzarle.
Spaventa invece questa ricerca spasmodica di una realtà migliore nella forma delle cose, nell’attesa che, da sola, possa bastare a cambiarne anche la sostanza.
Non abbiano il sopravvento le mode del momento, che servono ad alimentare la capacità di predicare il giusto ma non anche di praticarlo. Riappropriamoci invece della pratica del pensiero e dell’approfondimento. Ritorniamo alla voglia di conoscere.
Più si conosce e più ci si confronta con verità scomode e sgradevoli, più si impara a vivere la bellezza di una società realmente differente. È l’ignoranza, invece, a portare alla paura, all’autoghettizzazione, alla censura, alla cancellazione. Anche da un punto di vista comunicativo e divulgativo il termine ‘cancellare’ è più efficace e immediato rispetto a ‘modificare’, ‘approfondire’, ‘capire’. Tutte azioni per le quali servono tempo e impegno.
Meritocrazia Italia promuove il rispetto vero. Quello fatto di discussione e confronto, oltre ogni rigore formalista e senza paura della conoscenza. Più che cancellare le parole, invita a lavorare per imparare a usarle correttamente, non come arma per ferire ma come base per costruire.
Stop war.