Il 14 giugno 1921 nasceva a Torino Carla Voltolina, moglie dell’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. Oggi ricorre il suo centenario, una data importante per l’Italia e per tutte le donne. Nel corso della sua vita Voltolina si è adoperata molto a favore dei meno abbienti, dei poveri, delle persone svantaggiate. Le sue gesta benefiche compiute nella piena riservatezza, lontani dal clamore mediatico, c’insegnano come a volte un comportamento possa caratterizzare il profilo di una persona e lanciare un messaggio di solidarietà per le future generazioni.
Carla è stata una donna coraggiosa, forte, colta e sensibile, una first lady anticonformista con un alto senso della moralità e della passione politica. Durante il periodo della Resistenza aveva partecipato attivamente come ufficiale di collegamento (staffetta) alla lotta contro la dittatura nazi-fascista; catturata pagò il prezzo di una dura prigionia. Esperienza quest’ultima che segnò tantissimo la sua vita. Conobbe in quegli anni molti esponenti antifascisti tra cui il filosofo Eugenio Colorni, uno degli autori del Manifesto di Ventotene, e Sandro Pertini.
Da attivista dei diritti civili nel corso della sua vita si occupò di svariate questioni. Fu in prima linea nella battaglia per la chiusura delle cosiddette case chiuse; per la cancellazione della sigla “N.N.” dai certificati dei figli nati furi dal matrimonio, per un miglioramento della condizione delle prostitute negli ospedali, nelle prigioni e nelle case di tolleranza e per la cura dei tossicodipendenti e dei malati mentali.
Era delusa dalla situazione politica attuale tanto che in un’intervista alla domanda “E se Pertini vedesse cosa sta succedendo oggi in Italia?” rispose “Soffrirebbe molto. La classe politica di allora poteva contare su grandi nomi: da Nenni a Moro, c’erano ancora dei punti di riferimento. Eppure anche quelli erano anni brutti: le bombe, gli attentati, i funerali, le Br, i primi scandali della politica. Ma da Gramsci, che conobbe in carcere, Pertini aveva mutuato “il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. Soffrirebbe quindi ma direbbe di nuovo “ne usciremo” perché avrebbe ancora quella grande fiducia nei giovani che non l’ha mai abbandonato. “I giovani – lo ha sempre detto ad alta voce – possono cambiare il mondo””.
Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani vuole onorare la storia e l’esempio di una simile personalità proponendo ai giovani una rivisitazione della sua storia attraverso la realizzazione di un collage creativo o art graphic digitale da realizzare negli aule digitali durante le attività estive.
«Il mio Quirinale è una camera in ospedale con persone che soffrono»
prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani (CNDDU)