In un paese che continua a invecchiare – è scritto in un comunicato di Cgil, Cisl, Uil – non può che restare alta l’attenzione su temi quali la svalutazione progressiva delle pensioni, la mancanza di politiche dedicate alla terza età, l’assenza di adeguate risorse per la non autosufficienza. A rilanciare l’allarme ancora una volta sono le organizzazioni sindacali confederali, con un’iniziativa unitaria a livello nazionale, ma anche locale. Così, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil organizzano per lunedì 18 marzo, a partire dalle 9.30 presso la Fiera di Vicenza, un’assemblea regionale che vedrà la presenza di 700 delegati da tutto il Veneto, per discutere le iniziative già intraprese e quelle in programma su questi temi.
La questione pensionistica
L’introduzione della cosiddetta “Quota 100” ha in parte distolto l’attenzione da un altro provvedimento, rispetto al quale la posizione dei sindacati non può che essere fortemente critica: per il 2019, infatti, il Governo Conte ha introdotto un meccanismo di indicizzazione che penalizza le pensioni di importo lordo superiore a tre volte il minimo. Ancora una volta, i pensionati sono utilizzati come bancomat per finanziare le misure previste nella legge di bilancio. In tre anni, la manovra sottrae ai pensionati oltre 3 miliardi e mezzo di euro. Non è giusto. Per questo Spi, Fnp, Uilp hanno già organizzato, a partire dalla fine di dicembre, presidi davanti alle Prefetture di tutta Italia e partecipato in massa alla manifestazione nazionale del 9 febbraio indetta dalle Confederazioni Cgil, Cisl, Uil.
Tra le richieste, l’introduzione di meccanismi più efficaci di recupero dell’inflazione: si deve tornare al meccanismo di indicizzazione precedente al Governo Monti, previsto dalla legge 388 del 2000, più equo, così come era stato concordato dal sindacato con i governi precedenti. Tutte le pensioni hanno diritto a conservare il proprio valore nel tempo. Collegata a questo principio vi è la richiesta di un paniere Istat più rappresentativo dei consumi specifici delle persone anziane: oggi invece sono sottovalutate molte spese abituali delle persone anziane, quali le spese per le medicine, le cure, le badanti, le colf, gli ausili e le protesi. E ancora, Spi, Fnp, Uilp chiedono l’ampliamento della platea dei beneficiari della quattordicesima (continuando il percorso cominciato con i governi precedenti). Sono da rivedere, comunque, anche i criteri stessi adottati per conteggiare la spesa pubblica in materia di assistenza e previdenza, facendo così finalmente chiarezza sull’entità reale della spesa previdenziale italiana. Non è vero infatti che spendiamo molto più delle altre nazioni europee per la previdenza e molto meno per l’assistenza. È anche grazie a queste cifre inesatte che l’Unione europea continua a chiedere all’Italia aggiustamenti, riduzione della spesa previdenziale e tagli alle pensioni presenti e future. L’Italia spende invece per la previdenza l’11% del Pil, assolutamente in linea con la media europea, un punto meno della Germania e mezzo punto meno della Francia. Si deve attivare la Commissione specifica, decisa al Tavolo di confronto Governo sindacati nella precedente legislatura, ma mai costituita. Così come va ripristinata la Commissione per la valutazione dei lavori gravosi. Non ci può essere confusione tra previdenza e assistenza neppure quando si ipotizzano misure di sostegno al reddito. Aumentare trattamenti sociali e trattamenti per le persone con disabilità è giusto e necessario, ma le risorse devono essere prese dalla fiscalità generale: se si deve chiedere un contributo di solidarietà, deve essere chiesto a tutti i possessori di un reddito elevato, di qualunque tipo, reddito da pensione, reddito da lavoro o reddito da patrimonio.
E poi vi è il tema della difesa e rilancio del Servizio Sanitario Nazionale. In questi ultimi anni è cresciuta la spesa privata delle famiglie per la sanità ed è aumentato il numero di chi si è impoverito per far fronte a una malattia improvvisa o alla perdita dell’autosufficienza, ma è aumentato anche il numero di quanti rinunciano alle cure per ragioni economiche o di inefficienza organizzativa. E di chi è costretto a cercare risposte sanitarie in Regioni diverse dalla propria. Sono aumentate le disuguaglianze nella salute e nell’accesso ai Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria (Lea). Tutto questo mentre si stanno definendo modelli di autonomia differenziata delle Regioni che possono aumentare ulteriormente le disuguaglianze e mettere a rischio il diritto alla salute per tutti i cittadini, un diritto sancito dalla nostra Costituzione.
La proposta nazionale sulla non autosufficienza
L’altro grande tema che sarà al centro dei lavori durante l’assemblea di lunedì è la proposta nazionale avanzata, anche questa in forma unitaria, da Cgil, Cisl e Uil per una legge nazionale sulla non autosufficienza e il suo certo finanziamento. Questo è infatti uno dei grandi temi della nostra società: in Italia già oggi quasi 3 milioni di persone, in larga parte anziane e in prevalenza donne, hanno bisogno di aiuto per le esigenze della vita quotidiana; di queste, si stima che 200 mila siano in Veneto, oltre 30 mila solo nella provincia di Vicenza considerando la proporzione con la popolazione vicentina. Le famiglie si trovano ad affrontare quotidianamente le sofferenze e il rischio di impoverimento che la non autosufficienza porta con sé. La risposta finora data dalle Istituzioni è stata inadeguata, disorganizzata e frammentata, nella spesa, nelle risorse, negli interventi, nei servizi e nelle responsabilità tra Stato, Regioni, e Comuni. Per questo i sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil, che rappresentano la grande maggioranza delle persone non autosufficienti, chiedono alla politica di mettere in agenda una legge nazionale che affermi e garantisca il diritto ad un’assistenza sanitaria e tutele adeguate alla condizione specifica della persona fragile e non autosufficiente, attraverso servizi qualificati erogati in attuazione di un piano personalizzato e continuo.