Cgil: il 7 ottobre scorso una manifestazione generale a Roma

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Giampaolo Zanni
Giampaolo Zanni, segretario provinciale Cgil Vicenza

(Articolo di Giampaolo Zanni, Segretario generale provinciale della CGIL da Vicenza Più Viva n. 2 ottobre-novembre 2023 , sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Il tema del salario minimo legale deve uscire da un dibattito ideologico ed essere oggetto di un vero confronto di merito calato sulla realtà del nostro paese. Quando esistevano pochi e grandi Ccnl, con l’assoluta prevalenza di lavoratrici e lavoratori dipendenti e assunti con contratti stabili e a tempo pieno e indeterminato, non c’era la necessità di un salario minimo fissato dal Governo, perché era la contrattazione collettiva a svolgere questo ruolo. Nei settori dove ancora oggi esiste e si pratica una buona contrattazione collettiva, non serve che il governo di turno definisca annualmente un salario minimo, in quanto la contrattazione collettiva definisce valori più elevati ed anche più o meno sostanziose parti normative. Per i settori nei quali questo tutto ciò non accade, oppure di difficile se non impossibile sindacalizzazione, riteniamo, al contrario, debba essere definito un salario minimo legale, una delle vie per impedire casi di sfruttamento, spesso accompagnato da fenomeni di caporalato.
Servono però delle attenzioni e delle “avvertenze”: occorre fare attenzione al rispetto della Direttiva UE 2022/2041 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione, che deve essere recepita entro il 14 novembre 2024. Nel frattempo, riteniamo indispensabile una legge sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro e sul valore erga omnes della contrattazione collettiva. Questo per evitare la proliferazione dei Ccnl (oggi quasi 1.000, dei quali solo 211 firmati da Cgil Cisl Uil, ma che riguardano ben il 96% delle lavoratrici e dei lavoratori), molti dei quali “pirata”, cioè firmati da sindacati “farlocchi” e da associazioni datoriali privi/e di reale rappresentatività.
La legge serve poi per evitare che le aziende possano decidere di non applicare il Ccnl di settore (come ha fatto la FIAT, oggi Stellantis, che è uscita da Confindustria ed applica un
suo contratto collettivo). Serve, infine, per evitare che le aziende scelgano di applicare il salario minimo solo per sfuggire alla contrattazione collettiva e quindi per sottrarsi al confronto con il sindacato e le Rsu ed evitare di riconoscere collettivamente un salario maggiore. Occorre pertanto dare valore erga omnes ai Ccnl firmati dalle organizzazioni con reale rappresentatività e stabilire una soglia di salario minimo legale valida per tutti i settori.
Di fronte ad un Governo che non risponde alla nostra richiesta di aprire un confronto di merito sui temi qui esposti che ben si legano a quello del salario minimo, e su altri che riguardano le emergenze per il nostro paese in campo economico e sociale, la grande manifestazione nazionale del 7 ottobre scorso, a Roma, rappresenta il primo appuntamento di una mobilitazione a sostegno delle nostre richieste. Trattandosi di temi rilevanti e generali, che riguardano l’insieme del nostro paese, invitiamo tutte le forze sociali e politiche che condividono queste richieste ad aderire alla manifestazione ed a parteciparvi, per dare il massimo della visibilità alla protesta e vivere assieme un importante momento di partecipazione, che è il sale della democrazia.