Anche la Cgil finisce nel tritacarne delle divisioni della sinistra. Dopo la candidatura a segretario generale di Maurizio Landini, avanzata personalmente da Susanna Camusso, ieri è stata ufficializzata quella alternativa di Vincenzo Colla, già segretario dell’Emilia Romagna, una delle regioni più importanti e radicate del sindacato “rosso”. L’annuncio è stato fatto al direttivo nazionale assicurando che, comunque vada, alla fine ci sarà un solo segretario e sarà salvaguardata l’unità interna.
Ma così non è. La candidatura era già stata avanzata informalmente nei mesi scorsi e poi era sembrata sfumare. I sostenitori di Colla, a cominciare dal sindacato Pensionati, passando, appunto, per l’Emilia Romagna, hanno preferito mettere la sordina allo scontro interno concentrandosi sui risultati dei congressi di base. Anche perché la candidatura di Landini è apparsa subito una novità: sia perché chiude il conflitto durato anni con Camusso, sia per il ruolo mediatico del personaggio e anche per la popolarità tra la base e i lavoratori in generale.
Mentre in superficie andava in onda la “tregua armata”, però, nei congressi di base e in quelli nazionali, entrambi gli schieramenti sono stati molto attenti a fare incetta di delegati per il congresso nazionale. In quella sede, infatti, sarà eletta l’assemblea nazionale a cui spetta il compito di eleggere il segretario generale.
I sostenitori di Landini si dicono certi di avere la maggioranza, mentre quelli di Colla sono convinti che la platea sarà divisa a metà. Potrebbe finire 60 a 40 e si tratterebbe comunque di una rottura importante, tra l’altro all’interno dello stesso documento congressuale che così avrebbe due “interpretazioni”: più tradizionale la versione di Colla, attento ai movimenti dei partiti di sinistra oltre che all’unità con Cisl e Uil; più movimentista quello di Landini con un profilo in linea con il suo passato, pur con le necessarie mediazioni interne. Colla sostiene il Tav e avversa il welfare aziendale, Landini il contrario.
Le due “interpretazioni”, però, non sono state esplicitate agli iscritti che hanno fatto un congresso al buio. E non è un caso se rispetto allo scorso congresso stavolta hanno partecipato di meno. Segno di una crisi di fondo che la spaccatura in corso potrebbe rendere ancora più profonda. A meno che alla fine non si trovi la soluzione unitaria con il ritiro di uno dei due contendenti, probabilmente Colla, la cui candidatura sarebbe però servita a consolidare un ruolo forte all’interno del sindacato.
È una ipotesi che i sostenitori di Landini sostengono ma quelli di Colla smentiscono. Ma è comunque una situazione che mette la Cgil in una condizione di divisione interna e di conta sanguinosa. Ricorda quello che è accaduto per anni nei partiti della sinistra. L’esito potrebbe essere lo stesso.
di Salvatore Cannavò, da Il Fatto Quotidiano