È curioso che a tracciare la via maestra delle Ipab Venete sia il presidente di un Ente che ha grosse difficoltà a chiudere il bilancio, che non assume da anni personale sociosanitario a tempo indeterminato e che negli ultimi tre anni ha tagliato drasticamente il salario dei propri lavoratori. Ancora una volta, infatti, dobbiamo apprendere dagli organi di stampa le a dir poco discutibili dichiarazioni del Presidente di Ipab di Vicenza, dott. Lucio Turra, che non perde occasione per ribadire come l’unica via di salvezza per le IPAB sia la privatizzazione.
Quello che dimentica di dire il presidente Turra è che, sia pur tra le difficoltà economiche di questi ultimi 10 anni, la maggior parte delle Ipab del territorio vicentino ha saputo offrire servizi di eccellenza mantenendo il bilancio in ordine, segnando un confine netto tra chi ha avuto lungimiranza, ha investito in quantità e qualità dell’offerta del servizio, ha saputo curare il rapporto con il proprio personale, ha stretto alleanze vincenti con gli altri Enti del territorio (Regione, ULSS e Comuni in primis) e chi invece, lungi dall’avere un progetto chiaro di governance, ha preferito lasciare affondare la macchina pubblica nella speranza che la futura riforma delle Ipab risolvesse i problemi.
Come del resto non mancano esempi di enti che dopo essersi privatizzati hanno sperperato il patrimonio arrivando ad un passo dalla bancarotta. A rafforzamento del fatto che mai come in questi ambiti la maggior efficienza del privato rispetto al pubblico è tutt’altro che dimostrata.
Quello di cui le Ipab hanno bisogno non è certo una discussione che ruoti attorno a qualche punto percentuale di Irap o che banalizzi il ruolo della maternità a mero costo da evitare, ma di una riforma che, certo, armonizzi anche le aliquote fiscali tra pubblico e privato mettendo fine ad una incomprensibile disparità, ma che prima di tutto trasformi le attuali case di riposo in centri di servizi collocati all’interno del sistema pubblico territoriale dei servizi alla persona; una riforma che riveda il metodo di assegnazione e distribuzione sul territorio delle impegnative di residenzialità, aumentando le risorse disponibili, ad oggi insufficienti e con pesantissimi costi a carico delle famiglie e che nell’ottica di una razionalizzazione dei costi spinga gli Enti più piccoli ad aggregarsi, riducendo nel contempo costi di dirigenze e consigli di amministrazione non più necessari.
L’illudersi, ed illudere, che sia sufficiente privatizzare le Ipab per garantirne un futuro roseo, non è che l’alibi di chi non sa amministrare e nascondendosi dietro al dito scarica sulla burocrazia e sul costo del personale le proprie inefficienze ed incapacità.
Cgil Vicenza