Montebelluna.Il Pd: «Arman, una scelta imbarazzante». Zanoni attacca il legale dei risparmiatori beffati. E Puppato: «Sostenne i bond dei venetisti»
«Anziché puntare il dito sui candidati degli altri partiti il Movimento Cinque Stelle farebbe bene a guardare in casa propria: la scelta di candidare l’avvocato Arman è a dir poco imbarazzante. E’ stato sospeso dall’albo forense in passato». Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd, restituisce al mittente, i pentastellati e nelle fattispecie l’addetto alla comunicazione Ferdinando Garavello, autore della nota interna con cui raccomandava ai candidati e ai militanti di cercare «nefandezze, foto imbarazzanti degli altri candidati».
Quasi “obbedendo” a Garavello, Zanoni si è divertito a creare lui stesso un piccolo dossier, prendendo di mira l’avvocato Andrea Arman, trevigiano di Vidor, studio a Montebelluna, oggi consulente legale (e presidente, ndr) del coordinamento Don Torta (a sx nella foro con lui e a destra l’ing. Artoni, ndr) che raggruppa i risparmiatori beffati delle popolari venete, candidato da Di Maio & Co. nel collegio uninominale della Camera di Montebelluna.
«Non so se il senso del diktat del responsabile comunicazione del Movimento 5 Stelle fosse “tirate fuori il peggio degli avversari”», argomenta Zanoni, «ma al di là che certi metodi sono da condannare a prescindere, vorrei spiegargli chi è davvero l’avvocato Andrea Arman, candidato nel collegio uninominale della Camera Veneto l di Montebelluna – Grappa- Pedemontana».
E Zanoni entra nel dettaglio: «A un certo punto l’avvocato Arman sparì dalla circolazione, e si seppe poi che era stato sospeso e a lungo, dall’Ordine degli avvocati: era stato colto con le mani nella marmellata?» aggiunge, «Ma è stato anche uno dei fondatori della Liga nella provincia di Treviso, ed è un convinto venetista». Allusione al fatto che per il rigoroso statuto grillino (è escluso da candidature, ndr) chi aveva precedenti esperienza in altre forze politiche.
Capitolo a parte, per l’animalista Zanoni, la passione per la caccia. «Arman ha difeso imputati di maltrattamenti animali, bracconaggio e reati ambientali», sottolinea, «Memorabili, ma non è un complimento, le sue arringhe, con cui si sforzava di far passare noi guardie denuncianti volontarie del Wwf e testi dell’accusa dalla parte dei colpevoli, quando i processi erano in realtà proprio contro i suoi assistiti e per reati gravi contro ambiente e animali. Come mai, visto il curriculum è stato candidato dai grillini come mai sia stato candidato? Forse l’operazione trasparenza andrebbe cominciata proprio dal movimento, ma in casa propria»
La senatrice Laura Puppato (Pd), dal canto suo, con tanto di video di Plebiscito.eu visibile su Youtube (propsoto in fondo a questa rassegna, ndr), ricorda come Arman «avesse pubblicizzato e sostenuto la vendita dei bond garantiti dalla sedicente Repubblica Veneta di Plebiscito.eu, quella del referendum on line», e conclude: «Credo che la sua professionalità e la sua affidabilità siano tutte da dimostrare».
di Andrea Passerini, da Il Mattino di Padova
PADOVA. Veleni nella chat M5S: “Artoni fu arrestato per tangenti”. Se guardi in fondo all’abisso, diceva Nietsche, l’abisso guarderà in te. Se la strategia della tua campagna elettorale si basa sulla ricerca delle nefandezze che condiscono il curriculum degli avversari per azzopparne popolarità e consensi, il rischio di essere trascinato nella “macchina del fango” a tua volta è dietro l’angolo. Un copione che si sta materializzando tra i candidati del Movimento 5 Stelle, proprio quelli che nei giorni scorsi si sono visti recapitare via Telegram l’ordine da parte del curatore della loro campagna elettorale di ricercare il peggio dei loro avversari politici: «Nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa» la missione impartita. Detto, fatto. Solo che per qualcuno la campagna negativa si è giocata tutta in casa del Movimento 5 Stelle._ La storia è quella di Alberto Artoni, ingegnere edile poco oltre la soglia dei sessanta, residenza a Piove di Sacco, studio tecnico in via Lisbona a Padova. Artoni è stato avvicinato dallo staff di Luigi Di Maio a margine dell’incontro che il leader pentastellato ha tenuto qualche mese fa a Mestre con i truffati delle banche venete. Artoni, nell’elenco degli oltre duecentomila risparmiatori che si sono trovati con azioni-carta straccia e tra i fondatori del Movimento Risparmiatori Traditi, è intervenuto in sala con un discorso che ha colpito dritto nel segno i talent scout del Movimento. Deciso e spigliato, scaltro ad affondare le unghie in un tema che fa incetta di consensi: arruolato. Oggi figura tra i candidati 5 Stelle padovani nel collegio plurinominale al Senato a Padova e uninominale a Vigonza e Alta. _Artoni è un volto noto a Piove. Come professionista, certo, ma anche perché nei primi anni Novanta fu tra i protagonisti di una vicenda giudiziaria che scosse parecchio il capoluogo della Saccisica. Si era in piena epoca Tangentopoli e Artoni, la mattina del 29 aprile 1993, fu arrestato dalla Guardia di finanza insieme all’allora primario del Pronto soccorso e presidente del Consorzio comprensorio del Piovese Pietro Drago, esponente della Dc, e dell’imprenditore di Brugine Ludovico Stefani._ Tangenti nelle fognature, il tema. Stefani, titolare della ditta di costruzioni Ces era accusato di corruzione aggravata e turbativa d’asta, Drago e Artoni secondo l’accusa erano i destinatari delle mazzette pagate per ottenere gli appalti. L’imprenditore e il medico rimasero in carcere pochi giorni per poi essere messi ai domiciliari. Artoni, invece, che rimase reticente con il pm, passò un periodo più lungo in prigione. Ludovico Stefani morì prima che si arrivasse al processo che non fu mai celebrato._Una storia che ritorna a distanza di 25 anni e a tirarla fuori, dall’abisso, sono stati proprio i colleghi di Movimento di Artoni: «Qualcuno dei nostri si è messo a raccontarla in una delle chat con cui comunichiamo» conferma lo stesso ingegnere, «ma se credevano di nuocermi si sbagliano e li querelerò. Il mio casellario giudiziale è pulito, non ho condanne e l’ho presentato ai vertici del Movimento. Per quella vicenda dell’arresto non arrivai nemmeno al processo» racconta Artoni, che parla con calma e fermezza, senza esitare sui particolari. «Rimasi in carcere più degli altri perché non volli ammettere cose che non avevo fatto. Alla fine il pubblico ministero presentò al gip richiesta di archiviazione e così finì. L’unica condanna è stata quella di subire la stupidità delle persone, allora come oggi. A Piove all’epoca avevo aperto il mio studio tecnico, il primo a dotarsi di strumentazioni elettroniche e computer. Lavoravo molto e l’invidia serpeggiava tra i colleghi. Ecco da dove è nata l’inchiesta che mi ha coinvolto»._ Passato venticinque anni fa per i veleni della concorrenza da giovane professionista, Artoni in queste ore sta testando i veleni della concorrenza da “giovane” politico. Ma sembra affatto intimidito. Tanto da fare spallucce anche rispetto ad un’altra vicenda giudiziaria di cui è stato protagonista e che, vedi un po’, fa pure capolino tra un messaggio e l’altro nelle citate chat: nel 2005 l’ingegnere finì davanti al giudice di pace accusato di aver rigato con un chiave l’auto di un vigile. All’epoca il comando della polizia locale di Piove di Sacco era ospitato nello spesso condominio dove Artoni viveva: il presunto “vandalismo” avvenne nel garage comune. «La questione finì con la remissione della querela» taglia corto il candidato pentastellato. Remissione intervenuta a fronte del pagamento di seimila euro di danni al vigile, narra la storia. «Si è arrangiato il mio avvocato, io so solo che la querela è stata ritirata».
Di Elena Livieri, da Il Mattino di Padova
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