Chi era Mattia Battistetti e perchè si muore di lavoro: il racconto dei presenti all’assemblea “Al lavoro come in guerra” e della mamma Monica

Mentre Langella ricordava il dramma di Praia a Mare, il nostro Andrea Polizzo pubblicava "Processo Marlane Bis (ex fabbrica Gruppo Marzotto), il Gip di Paola si prende altri 3 mesi per decidere se sarà processo o archiviazione"

786
Chi era Mattia Battistetti e perchè si muore di lavoro, assemblea Al lavoro come in guerra
Chi era Mattia Battistetti e perchè si muore di lavoro, assemblea Al lavoro come in guerra

All’assemblea pubblica “Al lavoro come in guerra” organizzata organizzata dal Comitato per la dignità e la salute nel lavoro di Bassano del Grappa venerdì 15 marzo alle ore 17.30 presso la sede CUB di Vicenza in Via dei Mille 173, hanno partecipato in tanti per ascoltare, oltre agli organizzatori e per Cub Maria Teresa Turetta, il dott. Vito Totire, responsabile della rete nazionale Lavoro Sicuro, Daniela Trollio, rappresentante del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio di Sesto San Giovanni, in collegamento a distanza Carlo Soricelli, fondatore dal 1° gennaio 2008 dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro, in collegamento a distanza, e Monica Michielin dell’associazione Mattia Battistetti di Montebelluna.

"Al lavoro come in guerra", da sx i relatori Monica Michielin (madre di Mattia Battistetti), Daniela Trollio e Vito Totire, di spalle Maria Teresa Turetta (Cub)
“Al lavoro come in guerra”, da sx i relatori Monica Michielin (madre di Mattia Battistetti), Daniela Trollio e Vito Totire, di spalle Maria Teresa Turetta (Cub)

Gli interventi, per allargarsi alle crescenti morti sul lavoro o, meglio, come hanno più volte sottolineato i relatori, e i presenti, quando è stato il loro turno per domande e commenti, alla serie infinita di morti di lavoro in una situazione in cui, pur se denunciata più volte dal presidente Sergio Mattarella e finalmente sui media dopo anni di indifferenza, a vincerla è il capitalismo produttivo ad ogni costo e incurante della vita, sono partiti proprio dal caso di Mattia Battistetti (di più volte abbiamo riferito e riferiremo qui, ndr).

Il 26 gennaio 2023 ha preso il via il processo relativo alla tragica morte del giovane operaio di soli 23 anni. Nel tragico incidente avvenuto nell’aprile del 2021, Mattia Battistetti perse la vita a causa del distacco di un carico di 15 quintali di materiale edile da una gru in movimento. Questo tragico evento non solo ha portato alla perdita di Mattia, ma ha anche causato gravi ferite a un altro operaio, Arben Shukolli, un lavoratore kosovaro di 31 anni, il quale riportò lesioni gravi alla gamba.

Alla sbarra in questo processo ci sono diversi individui chiave coinvolti nella vicenda: Andrea Gasparetto, 43 anni di Istrana, come legale rappresentante della Altedil di Trevignano, l’azienda per cui lavorava Mattia Battistetti; Bruno Salvadori, 56 anni di Mogliano, legale rappresentante della Essebi, la ditta che si è occupata del montaggio della gru; Loris Durante, 43 anni di Volpago, la persona che operava sul ponteggio mobile al momento dell’incidente; Gabriele Sernagiotto, 60 anni di Montebelluna, coordinatrice della sicurezza del cantiere in fase esecutiva; Gian Antonio Bordignon, 55enne di Volpago del Montello, titolare del cantiere nonché responsabile dei lavori; infine, Marco Rossi, 40 anni di Montebelluna, dipendente della Bordignon delegato per la sicurezza e responsabile del servizio prevenzione e protezione.

Questo processo non solo cerca di far luce sulla tragedia che ha colpito la vita di Mattia Battistetti, ma anche di stabilire le responsabilità e le negligenze che hanno portato a un così grave incidente sul lavoro. La speranza è che giustizia sia fatta per Mattia e che le lezioni apprese da questa tragedia, il messaggio ricorrente nell’assemblea organizzata dal Cub di Vicenza, possano contribuire a garantire un ambiente di lavoro più sicuro per tutti.

Ma le morti sul lavoro sono in costante aumento: la recente strage di 5 lavoratori morti sotto le macerie di un cantiere dell’Esselunga a Firenze è solo il caso più recente e rappresenta il risultato della liberalizzazione degli appalti e subappalti, della precarietà e del taglio delle risorse legate alla prevenzione della salute e sicurezza nei posti di lavoro.

Rimandiamo al video integrale della diretta (clicca qui) per raccontare compiutamente gli interessanti e approfonditi interventi dei relatori e dei presenti tra il pubblico, tra cui quello di Giorgio Langella, che ha ricordato il lavoro di cronaca e denuncia fatto in solitaria insieme a VicenzaPiù per le centinaia di morti, rimaste impunite, alla Marlane Marzotto di Praia a Mare nel silenzio dei sindacati confederali, sotto il tiro generale anche degli altri relatori, per non “rischiare” ritorsioni del “datore di lavoro, nel caso specifico della Marzotto a Valdagno, e a cui è dedicato il libro “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” edito da chi pubblica questa testata e scritto proprio da Langella (clicca qui).

Segno del destino ha voluto che proprio mentre Langella ricordava il dramma di Praia a Mare, Andrea Polizzo, il nostro collaboratore, che ha seguito le fasi del primo processo concluso con la classica formula dell’assoluzione perché non si potrebbero determinare i responsabili diretto delle morti, pubblicava un articolo dal titolo “Processo Marlane Bis (ex fabbrica Gruppo Marzotto), il Gip di Paola si prende altri 3 mesi per decidere se sarà processo o archiviazione“…

Monica Michielin, la mamma di Mattia Battistetti
Monica Michielin, la mamma di Mattia Battistetti

Tornando all’assemblea “Al lavoro come in guerra” il video dell’evento di denuncia e sensibilizzazione racconta tutto, ma a trafiggere il cuore di chi lo ha ascoltato dal vivo o in seguito, è stato l’intervento di Monica Michielin, la madre di Mattia Battistetti, intervento che trascriviamo di seguito, insieme alla poesia “Morti bianche” di Marco Soricelli, letta in premessa proprio da Monica con voce strozzata.

Perché lo leggano anche, se non avranno il coraggio di vedere il video, quelli che in nome del profitto e dell’aumento di qualche punto percentuale della produttività mandano i dipendenti (spesso non solo diretti ma ancor più di ditte appaltatrici e subappaltatrici) “Al lavoro come in guerra“.


Buonasera, sono Monica Michielin, un’insegnante di 56 anni di Montebelluna in provincia di Treviso, mamma di Mattia ed Anna e moglie di Giuseppe.

Chi era Mattia Battistetti?

Mattia è nato a Montebelluna il 23 Settembre 1997; dopo la maturità scientifica non ha più voluto continuare gli studi perché amava stare all’aria aperta e soprattutto intraprendere un lavoro (aveva vinto anche un concorso come capostazione, ma quando gli è stato detto che il suo posto sarebbe stato dietro una scrivania, in un ufficio, a comandare, non ci ha pensato due volte a rinunciare). I suoi hobbies erano la moto, l’auto, giocare a calcio e frequentare un gruppo di ragazzi e ragazze suoi coetanei. Dopo le prime occupazioni un po’ saltuarie, ha iniziato nel 2017 a lavorare presso la ditta Altedil di Trevignano di Montebelluna come ponteggista. Mattia lavorava 13/14 ore al giorno, dal mattino alle 6.00, ma era contento del suo lavoro. Nei pochi giorni di ferie, ne approfittava per andare gratuitamente a lavare i camion o i furgoni della ditta o andare a riordinare il magazzino. Il sabato pomeriggio poi, andava ad aiutare qualche vecchietta vicina di casa a sistemare l’orto e il giardino. Quando Mattia aveva del tempo libero, si recava a fare volontariato presso la Croce Bianca di Montebelluna dove aveva regolarmente frequentato e sostenuto i test dei corsi di addetto al Primo Soccorso (la Croce Bianca lo ha onorato da poco con la medaglia d’oro). Ritornando a me … fino al 29/04/2021 ho condotto una vita “normale”: la famiglia e la dedizione per i miei due figli sono sempre stati la mia priorità. Il 29/04/2021 la tragedia e lo sconvolgimento totale della mia vita… Mattia, ventitreenne, esce di casa al mattino presto come di consuetudine per andare al lavoro e non vi fa più ritorno: in un cantiere edile a Montebelluna un carico di 15 quintali di impalcature, non per fatalità, si è sganciato da una gru più vecchia di lui MAI manutentata né revisionata a dovere, e lo ha colpito alle spalle uccidendolo sul colpo! Il dramma si è consumato in un cantiere della ditta costruzioni Bordignon. Dopo i primi accertamenti le autorità competenti hanno iscritto nel registro degli indagati dieci persone con l’accusa di omicidio colposo. Mattia è stato ucciso per colpa di chi non ha investito in sicurezza, per colpa di chi non ha formato adeguatamente i lavoratori e le lavoratrici, per colpa di chi non ha organizzato e gestito correttamente il lavoro in quel maledetto cantiere. Il processo penale per la morte di Mattia è iniziato lo scorso 26/01/2023 presso il Tribunale di Treviso e a tutt’oggi abbiamo affrontato otto udienze: per la nostra famiglia entrare in tribunale

è rinnovare ogni volta il nostro dolore, è riaprire quella voragine del nostro cuore che mai più si rimarginerà. Da quel maledetto giorno, quando la negligenza di qualcuno ha ucciso Mattia, la mia vita è cambiata.

Purtroppo, in tanti mi hanno già detto che i colpevoli non andranno in carcere, ma pagheranno solo delle multe: la vita di Mattia verrà risarcita con un importo dettato da delle tabelle! Ho fatto appello alle autorità locali, ai ministri, al Presidente Mattarella affinché questi omicidi non restino impuniti! La giustizia italiana deve punire questi omicidi con pene severe, non basta il risarcimento economico, si deve introdurre il reato di omicidio sul lavoro affinché, come nel caso di mio figlio, quando il titolare di un’azienda per negligenza uccide qualcuno, DEVE pagare con il carcere!!! Almeno questo lo Stato ce lo deve!!! Da quel maledetto 29 aprile nella nostra famiglia regnano disperazione, buio e rabbia perché qualcuno ci ha ucciso Mattia. Ho più volte constatato e denunciato che le ditte coinvolte nell’omicidio continuano a lavorare nell’indifferenza, trascurando la sicurezza come se nessuna tragedia fosse accaduta e reiterando la stessa noncuranza di prima, ma tutto continua nell’impunità totale.

La nostra famiglia ha un desiderio: che la morte di Mattia non diventi una morte inutile e che nessun’altra famiglia soffra per la nostra stessa disgrazia, perché la sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere un valore imprescindibile di una società che vuole definirsi civile ed evoluta, perché la vita è unica, un bene prezioso e non una merce di scambio su cui poter risparmiare. Ho molto apprezzato e soprattutto sono d’accordo con il titolo che è stato dato alla serata di oggi: “Al lavoro come in guerra”; è inaccettabile che ogni anno 1400 persone muoiano nel posto di lavoro!

Mattia era un ragazzo solare, pieno di progetti, con una genuina dedizione alla fatica, con un innato senso di altruismo, di rispetto per gli altri soprattutto per i più deboli, di giustizia.

Questo suo essere, unito alla rabbia e all’odio che nutro verso la decina di imputati per omicidio colposo responsabili per negligenza della sua morte, mi stanno danno la forza per andare avanti a combattere!

Il 29 dicembre 2021 la nostra famiglia e un gruppo di amici ha costituito un’Associazione odv in memoria di Mattia con l’intento di creare una realtà che mantenga vivo lo spirito di mio figlio dando sostegno e conforto ai familiari dei caduti sul lavoro, portando alla luce le cause degli incidenti, sensibilizzando i ragazzi nelle scuole sul tema della sicurezza. Facciamo tutto questo “rumore” per cercare di sensibilizzare i lavoratori, le lavoratrici, i padroni, affinché siano consapevoli che di lavoro si può morire, quello stesso “lavoro che nobilita l’uomo”.

Ogni morto sul lavoro è un fallimento per lo Stato e per tutte le Istituzioni che lo compongono. In molti mi hanno chiesto che cosa ho provato quando ho saputo della strage dei lavoratori a Firenze, l’ennesima strage … ed io ho risposto “rabbia e dolore” per una strage che va avanti da troppo tempo, figlia di imprese non qualificate e di catene infinite di appalti e subappalti, di mancate regole, di controlli, dell’impunità per chi sbaglia, dell’assenza del reato di omicidio sul lavoro. Anche queste morti saranno numeri dimenticati perché appena succede il dramma tutti ne parlano e poi l’aspetto mediatico pian piano si sfuma fino a sparire nel dimenticatoio … resta però il dramma delle famiglie dei morti sul lavoro, il dramma di questi morti nella guerra del profitto che fa morti solo dalla parte di chi lavora. Non possiamo rassegnarci che i morti sul lavoro diventino un dato fisiologico, non sono morti bianche come spesso vengono chiamate, sono persone con un nome, un cognome, una identità, una famiglia. Sono persone che meritano giustizia, la giustizia dei tribunali, ma anche la giustizia di una società che ripristini, come la costituzione dice, il lavoro con la sua dignità e la sua sicurezza. Prima di concludere permettetemi di rivolgere un grazie sentito all’amico Luciano Orio e a tutti coloro che lo accompagnano alle nostre iniziative e alle udienze presso il tribunale, all’amico Gabriele Zanella e a tutti i suoi stimati compagni che fin dal giorno della disgrazia, ci sostiene e cammina al nostro fianco per chiedere giustizia per Mattia, a Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Bologna dove abbiamo visitato il suo museo con oltre 500 opere a tema sociale: un uomo di una sensibilità fuori dal nostro tempo, che spende la sua vita gratuitamente per cercare di tenere alta la memoria di queste vittime, ai cari operai di Eletrolux di Susegana e agli RSU lrca e Zoppas per la loro sempre attiva presenza, e a tutte le numerose persone che stanno credendo in noi e ci stanno sostenendo nella nostra battaglia per avere giustizia per Mattia: Mattia non avrebbe mai voluto apparire e fare tutto questo clamore, ma io glielo devo, gli devo giustizia, è la mia promessa di mamma di fronte alla bara bianca del figlio!!! Imploro sempre Mattia di darci la forza per andare avanti e auspico che questo macigno che ci ha travolti ci lasci un filo d’aria per sopravvivere perché per una mamma perdere un figlio è innaturale!!

Monica Michielin


Morti bianche – Carlo Soricelli

Chiamatele pure morti bianche. Ma non è il bianco dell’innocenza non è il bianco della purezza

non è il bianco candido di una nevicata in montagna E ‘il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli

che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto occhi spalancati dal terrore

dalla consapevolezza che la vita sta scappando via.

Un attimo eterno che toglie ogni speranza l’attimo di una caduta da diversi metri dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni

del trattore senza protezioni che sta schiacciando dell’impatto sulla strada verso il lavoro

del frastuono dell’esplosione che lacera la carne di una scarica elettrica che secca il cervello.

E’ un bianco che copre le nostre coscienze e il corpo martoriato di un lavoratore

E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso di una vita che si spegne lontana dagli affetti di lacrime e disperazione per chi rimane.

Anche quest’anno oltre mille morti vite coperte da un lenzuolo bianco.

Bianco ipocrita che copre sangue rosso

e il nero sporco di una democrazia per pochi.

Vite perse per pochi euro al mese

da chi è spesso solo moderno schiavo.