Chi fa causa contro i giornalisti senza motivo pagherà il 25% del valore, Il Fatto: accordo M5S e PD su legge contro liti temerarie

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Giornalismo: bavaglio con carcere anche per Giovanni Coviello fotografato davanti al tribunale di Vicenza
Giornalismo: bavaglio con carcere anche per Giovanni Coviello fotografato davanti al tribunale di Vicenza

Alla vicenda della lettera minatoria Lettera minatoria di Casellati ai colleghi de Il Fatto, solidarietà di VicenzaPiù: verremo condannati per la reazione di Travaglio?“), il giornale di Marco Travaglio dedica due pagine all’interno, di cui parte di una al fatto specifico (qui il testo), le altre due all’approfondimento del tema della libertà di stampa.

Pubblichiamo qui l’articolo, proprio di Ilaria Proietti, dal titolo “Chi fa causa senza motivo pagherà il 25% del valore. AZIONI TEMERARIE CONTRO I CRONISTI, C’È L’ACCORDO M5S-DEM SULLA NUOVA LEGGE“, mentre più tardi vi proporremo “Ogni anno 9 mila querele e richieste milionarie. CONTRO STAMPA E TV – SEIMILA ARCHIVIAZIONI, SOLO 200 CONDANNE DA ANNOZERO AI GIORNALI: PROCESSI INFINITI (E COSTOSI) E ASSOLUZIONI” in cui Gianni Barbacetto scrive anche di noi: “Almeno un milione di euro” la richiesta di Gianni Zonin, ex presidente della naufragata Banca popolare di Vicenza: rivolta a Giovanni Coviello, direttore della testata web VicenzaPiu.com, che aveva passato ai raggi X la gestione della Fondazione Roi, di cui Zonin era presidente. Vicenda finita con il ritiro della richiesta. Ma seguita da altre due cause di Zonin contro Coviello. Per l’ultima, il giornalista è stato condannato a 8 mesi di detenzione e a pagare 5 mila euro a Zonin e a Giuseppe Zigliotto (ex presidente di Confindustria Vicenza ed ex consigliere della Popolare di Vicenza)…“.

Un solo commento, molto personale, sulla legge attesa da anni: se fosse stata in vigore quando Zonin ci chiese “almeno” un milione di euro di danni, salvo, poi, a spese legali parzialmente da noi sostenute, transare, avrebbe rischiato di darci “almeno” 250.000 euro con cui avremmo potuto soddisfare gli appetiti legali di Donazzan e conservarci un gruzzoletto per difenderci nelle altre cause seriali intentateci da lei, Zonin e non solo…

 

Chi fa causa senza motivo pagherà il 25% del valore. 

AZIONI TEMERARIE CONTRO I CRONISTI, C’È L’ACCORDO M5S-DEM SULLA NUOVA LEGGE

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Il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari della Lega, allarga le braccia. “Siamo in sessione di Bilancio e quindi i nostri lavori sono fermi. Forse potrebbe esserci una finestrella per discuterne la prossima settimana. Se no se ne riparlerà a gennaio”. Manca l’ultimo miglio per il disegno di legge sulle liti temerarie che punta a scoraggiare chi agisca in giudizio contro i giornalisti con domande risarcitorie pretestuose o intimidatorie. Ma la cautela non è mai troppa perché, sebbene il testo presentato da Primo Di Nicola (M5S) contenga un solo articolo, fin dalla sua presentazione ha dovuto subire una serie di ostacoli quasi insormontabili. Tanto da far credere che nella maggioranza ci fosse qualcuno che volesse disimpegnarsi con diligenti palleggi così insistiti da rasentare la melina, per usare un’espressione alla Gianni Brera. E si è pure rischiato più volte l’incidente.

Oltre all’opposizione, parte del Pd e i senatori che nel frattempo sono passati con Renzi in Italia Viva, avrebbero voluto cambiare i connotati al testo. Proprio nella parte più significativa, quella che prevede la condanna di chi fa causa senza alcun fondamento a pagare una somma non inferiore alla metà del risarcimento richiesto al giornalista. Sarebbe stato così eliminato qualsiasi elemento di certezza nella determinazione della sanzione, come accade oggi con la norma generale del codice di procedura civile (articolo 96) che prevede solo il generico obbligo del risarcimento, determinato in via equitativa dal giudice, a carico della parte che abbia agito con malafede o colpa grave. Il che ha fatto temere alla Federazione nazionale della Stampa che anche questo tentativo di riforma finisse nel nulla come avviene da 20 anni a questa parte.

Ulteriore tempo, nelle scorse settimane, è stato perso attorno a un’altra proposta di modifica che pure rischiava di trasfigurare il testo prevedendo che la somma spettante al giornalista potesse essere al massimo la metà di quanto richiesto nell’azione temeraria. E quindi la possibilità per il giudice di liquidare anche nulla o una sciocchezza. Come oggi.

Fatto sta che dopo l’ennesima bagarre nella maggioranza, è stato necessario convocare il 30 ottobre un vertice chiarificatore alla presenza del Guardasigilli, Alfonso Bonafede. E alla fine pare si sia trovato un accordo, anche se al ribasso: la cifra da liquidare al giornalista non potrà essere inferiore a un quarto della pretesa di chi lo trascina pretestuosamente davanti al giudice. Ora si attende solo il via libera della Commissione Giustizia del Senato prima di poter votare in aula. “L’accordo raggiunto tra tutte le forze di maggioranza è un buon compromesso: abbiamo fatto un serio passo in avanti. Possiamo considerarla una buona pratica, magari venisse usata più spesso: il governo avrebbe davvero un altro sprint. Immagino che le opposizioni saranno agguerrite, ma è il loro lavoro. Se la maggioranza resta compatta però si può chiudere prima di Natale”, commenta Pietro Grasso di LeU che è soddisfatto per l’accordo, ma ha fatto la voce grossa per convincere tutti gli alleati della maggioranza, anche quelli più recalcitranti.

La riforma ora deve fare i conti, almeno sulla carta, solo con l’opposizione che è compatta in Commissione Giustizia: per il forzista Giacomo Caliendo (che vorrebbe veder approvato il suo disegno di legge che contiene una stretta sui giornalisti in materia di diffamazione), il testo a prima firma Di Nicola si distingue per “l’assenza di equilibrio tra gli interessi giuridici in gioco”. Per Simone Pillon della Lega “mancano i requisiti per applicare l’istituto dei danni punitivi”. Per Alberto Balboni di Fratelli d’Italia “il vigente primo comma dell’articolo 96 del codice di procedura civile è sufficiente”. Insomma sarà guerra.