La chiesa dei Carmini di Corso Fogazzaro si chiamerebbe in realtà chiesa di Santa Croce in San Giacomo Maggiore perchè situata vicino a Porta Santa Croce. Non lontana dalla chiesa di San Lorenzo, è suggestiva per i suoi colori esterni: i mattoncini rossi e bianchi sono inconfondibili. Un tempo vi era annesso il convento dei frati carmelitani, da cui il soprannome con cui è ancora conosciuta. Ristrutturata negli anni sessanta dell’Ottocento in stile neogotico, è ora sede parrocchiale.
L’esterno
La parte esterna è in mattoni rossi con disegni geometrici in pietra bianca. Sui fianchi laterali emergono alte sporgenze semicircolari, che corrispondono alle cappelle laterali. Il portale laterale su corso Fogazzaro, di calcare bianco, rosso e grigio, risale al XV secolo e proviene dalla chiesa di San Bartolomeo. Sopra la porta c’è una nicchia con un gruppo marmoreo che rappresenta la Vergine col Bambino tra Sant’Alberto e San Paolo, attribuibile a Giambattista Krone. Quest’ultimo è uno scultore seicentesco di cui non si conoscono ulteriori opere, se non la Trinità dell’altare Nievo della chiesa di Santa Corona.
L’interno
All’interno c’è una sola navata con cappelle laterali. Sulla controfacciata è presente un’arcata in pietra tenera, con tre pilastri. La volta ottocentesca è affrescata con scene di santi ed evangelisti. Tutto lo sfondo è dipinto come una volta stellata di un acceso color blu zaffiro.
La pala del primo altare a destra, La Madonna con il Bambino tra i santi Sebastiano e Antonio, è di Benedetto Montagna. Quella del secondo altare raffigura Il Padre Eterno e il Cristo morto ed è attribuita a Paolo Veronese (1573). Nella parete di destra si apre la cappella della Vergine del Carmine, con un bell’altare barocco del Settecento. Mentre nella parte inferiore tre putti di marmo bianco sorreggono un tendaggio.
Sulla destra si apre uno scorcio di paesaggio collinare, sotto un cielo percorso da nubi. Sempre sul lato sinistro il secondo altare contiene Il trasporto di Cristo al sepolcro di Jacopo e Francesco Bassano, del 1580. Nell’abside di sinistra, vicina al presbiterio, una tela di Giulio Carpioni del 1670 rappresenta il Martirio dei santi Giacomo e Cristoforo con angeli in gloria.
La storia
Nel 1372, mentre gli Scaligeri stavano racchiudendo entro la nuova cinta di mura occidentali il borgo di Porta Nova che a quel tempo si stava sviluppando, il vescovo di Vicenza Giovanni de Surdis, appartenente a nobile famiglia piacentina, volle far costruire una nuova chiesa al centro del borgo, a circa metà strada tra la Porta Nova e la costruenda Porta Santa Croce. Forse fu per dare agli abitanti del posto un luogo di culto prossimo al nuovo insediamento, probabilmente fu anche per adempiere ad un voto con il quale egli era impegnato al pellegrinaggio di Santiago di Compostela. Per questo secondo motivo la chiesa fu intitolata a san Giacomo Apostolo, un santo che, a quei tempi di devastanti pestilenze, attirava una grande devozione. Poi arrivarono i frati carmelitani e la chiesa con la parrocchia venne chiamata di Santa Maria dei Carmini, con riferimento alla patrona dell’Ordine, la Madonna del Carmelo.
I Carmelitani rimasero fino al 1806, quando in base a un decreto napoleonico vennero allontanati da Vicenza e poi nel 1810 il loro ordine venne soppresso. La parrocchia venne unificata con quella vicina di Santa Croce, assumendo il nome di San Giacomo Maggiore in Santa Croce, rimanendo tuttavia più conosciuta con il vecchio nome di parrocchia “dei Carmini”.
A metà dell’Ottocento, tra il 1862 e il 1867, la chiesa fu portata alla forma attuale, in stile neogotico con paramento esterno in cotto e pietra bianca, su disegno dell’architetto Friedrich Schmidt dell’Accademia Imperiale di Vienna.
Durante il rifacimento, alla chiesa fu trasferita una parte del patrimonio artistico di quella di San Bartolomeo che era stata demolita, in particolare l’apparato scultoreo: i portali e una bella serie di bassorilievi di scuola lombarda.
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Fonte: Chiesa dei Carmini, inconfondibile con i suoi mattoncini bianchi e rossi all’esterno e il soffitto blu all’interno , L’altra Vicenza