Storia e leggenda si intrecciano e confondono nella testimonianza del passato di Chioggia, perla della laguna veneta tra le finaliste, insieme a Vicenza, per il titolo di “Capitale italiana della cultura 2024”.
Nello specifico, protagonista della mitica fondazione di “Clodia” è Clodio, reduce dalla distruzione di Troia, insieme ai compagni Enea, Antenore e Aquilio. Lo stemma, un leone rampante in campo bianco, era simile a quello troiano e l’antico nome Clodia diede origine ad altri toponimi come Cluza, Clugia, Chiozza e infine Chioggia. Parlando però dei primi riferimenti storici si hanno con Plinio il Vecchio, nel I sec. d.C., che nella sua “Historia Naturalis” descrive la “Fossa Clodia” e “Brundulum”. Un altro documento antico è la “tavola Peuntingeriana”, conservata nel museo di Vienna, che descrive la zona degli antichi traffici attraverso il porto di Chioggia, Evrone o Edrone.
Il popolamento dell’isola si deve alle due invasioni degli Unni (452) e dei Longobardi (568) che costrinsero gli abitanti del retroterra veneto a rifugiarsi qui. Nell’810 e nel 902 Chioggia fu però messa alla prova rispettivamente da Pipino il Breve, re dei Franchi (810) e dagli Ungheri (902) che la distrussero.
Nel 1110 divenne sede vescovile, trasferendo le reliquie dei Santi patroni Felice e Fortunato da Malamocco, che a sua volta le aveva ereditate da Aquileia. Clugia Major (Chioggia) e Clugia Minor (Sottomarina) divennero in seguito l’XI e la XII isola della Serenissima, sottoposte all’autorità del dogado veneziano.
Durante il Medioevo la città divenne famosa per la produzione del pregiato sal Clugiae, che veniva esportato in tutta Italia. La fase di fiorente splendore si interruppe però a causa della storica Guerra di Chioggia (1379-80). I contrasti tra Venezia e Genova per il predominio sui mari, che caratterizzarono la fase storica delle Repubbliche marinare, provocarono infatti nella seconda metà XIV sec. uno scontro diretto tra le due potenze. Il teatro di guerra fu proprio Chioggia, zona di collegamento con il retroterra padovano.
I genovesi assediarono la città per terra e per mare: occuparono il porto nell’agosto del 1379, quindi il centro abitato di Sottomarina, incendiandolo e devastandolo irrimediabilmente. Le vittime furono, secondo le cronache del tempo, 3.500 e parecchie migliaia i feriti. La reazione di Venezia, guidata da Vettor Pisani e Carlo Zeno, portò alla riconquista di Chioggia, dopo un assedio di mesi, il 24 giugno 1380. Da questo momento la città non riuscirà più ad assumere il precedente splendore. Ne seguì infatti un lungo periodo di crisi tra il ‘400 e il ‘500 con pestilenze e carestie, portando gli abitanti a scoprire la pesca come fonte di sostentamento primaria.
Nel 1535 l’architetto veronese San Micheli fu incaricato di riorganizzare i piani e le strutture di difese della Serenissima. L’architetto individuò in Chioggia un punto strategico da trasformare in una fortezza militare; considerando però la conformazione fisica del territorio l’unica possibilità fu isolare la città con lo scavo di un canale artificiale. L’opera fu realizzata tra il 1543 e il 1561 sotto il podestà Paolo Pisani. Questo segnò il definitivo tracollo delle saline. Un’altra importante opera dei veneziani riguardò la costruzione di murazzi, muraglioni con la funzione di rinforzare i litorali della laguna nella sua parte più meridionale. Questo consentì la salvaguardia delle lagune e un’accelerazione della rinascita di Sottomarina.
Dopo i veneziani fu la volta di Francesi e Austriaci rispettivamente nel 1797 e nel 1798. Alla dominazione austriaca i chioggiotti tentarono di ribellarsi invano con la storica “sollevazione del Cristo” del 20 Aprile 1800. Le dominazioni francesi e austriache si alternarono per un’altra cinquantina d’anni.
Durante il Risorgimento una settantina di chioggiotti parteciparono alle lotte per raggiungere l’unità d’Italia, tanto che la città ottenne la medaglia d’oro. Fra tutti si ricorda il ragazzo undicenne Giuseppe Marchetti, il più giovane dei Mille. Chioggia divenne italiana il 15 ottobre 1866.
Anche durante la Prima Guerra Mondiale Chioggia ebbe un ruolo chiave: in seguito all’arretramento del fronte sulla linea del Piave, divenne proprio l’immediata retroguardia, per questa ragione molti istituti civili e religiosi furono trasformati in ospedali militari.
Per concludere, durante le fasi finali della Seconda Guerra Mondiale della liberazione dell’Alta Italia, Chioggia fu considerata come luogo di un possibile sbarco che, con l’appoggio delle forze partigiane, avrebbe consentito l’occupazione delle fortificazioni del litorale e in seguito del Veneto nel suo complesso. L’ipotesi di uno sbarco prese concretezza, in particolar modo, dopo la liberazione di Ravenna (4 dic. 1944). Rimane nella storia la sera della liberazione, il 27 aprile 1945, quando la città si illuminò a giorno per evitare l’annunciato bombardamento dell’aviazione alleata, decisa a domare in questo modo la mancata resa dei tedeschi.