(Adnkronos) – Nonostante il Sud sia pericolosamente indietro nel sistema salute – peggiori condizioni sanitarie, meno prevenzione, terapie inaccessibili, infinite liste d’attesa e carenze organizzative – non mancano le eccellenze nel Ssn. È il caso della Struttura Dipartimentale di Andrologia e Chirurgia ricostruttiva dei genitali esterni del Policlinico Riuniti di Foggia dove 1 paziente su 4 proviene da fuori Regione, spesso dal Nord, contrariamente a quanto accade di solito. Lo dicono i numeri: nel solo 2023, presso la struttura sono stati effettuati oltre 900 interventi per patologie uro-andrologiche, tutti erogati con Servizio sanitario nazionale. Tra questi, gli impianti ricostruttivi di protesi peniene (PP) e di sfinteri urinari artificiali (SUA), oggi fra le soluzioni terapeutiche più risolutive proprio dopo un tumore alla prostata (prostatectomia), per restituire a tanti uomini autonomia, salute e qualità di vita. Alla guida del reparto, annesso al dipartimento Nefro-Urologico diretto dal professor Giuseppe Carrieri, è il professor Carlo Bettocchi, già professore al Policlinico di Bari, Chairman della Sezione Andrologica della European Association of Urology (EAU) e past President della European Society for Sexual Medicine (ESSM), fortemente impegnato, con il suo team, a garantire sia l’elevato livello medico sia gli standard di qualità che caratterizzano la struttura e ne definiscono l’identità: spazi ampi e confortevoli, assistenza infermieristica specialistica, abbigliamento ospedaliero per tutti i pazienti. Bettocchi – riporta una nota – tra i massimi esperti negli interventi di urologia funzionale e ricostruttiva dopo la terapia per tumore alla prostata, sostiene i diritti degli uomini che non vengono adeguatamente assistiti nel periodo successivo al trattamento. Spesso devono cercare autonomamente indicazioni sui percorsi da intraprendere e, soprattutto, non vedono adeguatamente tutelati i propri diritti di pazienti. Dopo l’asportazione del cancro al seno (mastectomia) le donne hanno ormai conquistato sostegni, tutele e diritti a 360 gradi, mentre nulla di tutto questo esiste per gli uomini dopo l’asportazione del cancro della prostata (prostatectomia). Le protesi peniene rappresentano un’opzione efficace nei casi di disfunzione erettile che non risponde a terapia medica – si legge nella nota – La patologia viene fronteggiata nella fase iniziale soprattutto con terapie farmacologiche. Nel 30% dei casi, però, la risposta ai trattamenti orali o iniettivi, con prostaglandine iniettate direttamente nel tessuto del pene, può essere inadeguata o, addirittura, assente. In questi casi, l’impianto di una protesi peniena è di grande efficacia per ripristinare la piena funzionalità dell’organo coinvolto e, quindi, l’erezione. Tecnicamente, l’intervento prevede l’inserimento di piccole protesi, semirigide o idrauliche, che consentono una erezione non difforme da quella naturale, con medesima sensibilità e capacità di eiaculazione e immutata funzione urinaria. Tutti i componenti della protesi sono impiantati all’interno del corpo e non sono visibili dall’esterno, un elemento fondamentale per l’accettazione e la rassicurazione dei pazienti. Per quanto concerne, invece, gli sfinteri urinari artificiali sono destinati ai pazienti che a seguito dell’intervento demolitivo di prostatectomia sviluppano incontinenza urinaria che nel 5-10% dei casi può persistere anche a distanza di tempo. La protesi – dettaglia la nota – viene occultata all’interno del corpo, permettendo di ripristinare appieno le funzioni di continenza. Secondo lo studio internazionale ‘Artificial urinary sphincters as a treatment for post-prostatectomy severe urinary incontinence in Italy: a cost-utility”, a seguito dell’impianto della protesi il paziente riduce drasticamente il quotidiano impiego di pannoloni (a tutt’oggi la soluzione più diffusa) che passano da una decina a 0/1 al giorno, con risparmi per il Ssn e un significativo miglioramento della qualità di vita. Fondamentale la formazione professionale. Dal 2022 la Struttura ospita una “fellowship” internazionale (supportata dalla European Society for Sexual Medicine – ESSM) in quanto uno dei 5 centri di riferimento europeo nel settore dell’implantologia protesica (oltre a Londra, Madrid, Kiel e Leuven). Inoltre, rappresenta un polo di riferimento d’eccellenza per i giovani medici che puntano ad una formazione di alto livello in questo settore. Nel 2023 la struttura dipartimentale ha effettuato molteplici sessioni di training su queste tematiche, con la elaborazione e certificazione di organi in 3D e la presentazione di procedure innovative. A breve sarà inaugurato presso l’ospedale uno dei più avanzati Centri di formazione per chirurghi urologi e andrologi, attrezzato con apparecchiature d’avanguardia quali i simulatori di ultima generazione e cadaver lab. Di recente, l’Aou di Foggia Ospedali Riuniti ha ricevuto la menzione d’onore da Fondazione Onda nell’ambito dell’iniziativa ‘Best practice 2023’ come uno dei 2 soli ‘centri di eccellenza e di riferimento per la gestione delle complicanze funzionali post-operatorie del tumore della prostata’. Nella struttura – conclude la nota – spazio anche alla chirurgia di riattribuzione di sesso nei disturbi di genere (transessualismo). In Italia sono appena tre i centri pubblici dove si effettuano questi interventi: oltre a Foggia, Firenze e Trieste. Infine, il dipartimento collabora con il team di ginecologia nel Centro di procreazione medico assistita (Pma) del Policlinico di Foggia, unico in Puglia e tra i più avanzati nel settore che gestisce le problematiche di infertilità di coppie provenienti da ogni parte d’Italia. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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