Chissà se gli antichi veronesi mangiavano la pearà: Cariverona e Università alla ricerca di “Food and Wine in ancient Verona”

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bollito con la pearà

Cosa cucinavano gli antichi? Come servivano e gustavano cibo e vino? Ci sono usanze che sono rimaste invariate nel tempo? Anche loro mangiavano la pearà? Sono alcuni, più uno nostro, dei quesiti alla base di “In Veronensium mensa. Food and Wine in ancient Verona”, progetto di ricerca scientifica di eccellenza finanziato da Fondazione Cariverona, realizzato dal dipartimento Culture e civiltà d’ateneo e guidato da Patrizia Basso, docente di Archeologia classica.

Archeologi, storici antichi, medievisti e biotecnologi universitari cercheranno di dissotterrare le radici storiche di un mercato agroalimentare ancora oggi ricco e attivo, cercando di cogliere le continuità e le innovazioni alimentari che si sono succedute nel corso dei secoli. La ricerca si concentrerà sulle fasi preromane, della romanizzazione, della fine dell’Impero e quella medioevale in quanto decisivi passaggi economici, sociali e culturali per il centro scaligero e il territorio circostante.

Partner del progetto. Dopo una sosta forzata a causa dell’emergenza sanitaria, gli studi riprendono con la collaborazione della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza, partner del progetto stesso. Contribuiranno anche il Museo di Storia Naturale di Verona, che metterà a disposizione le competenze scientifiche del personale della sezione di Preistoria, in particolare per quel che riguarda la conoscenza delle ricerche condotte dal Museo nel territorio veronese a partire dall’Ottocento e l’accesso agli archivi e alle collezioni archeologiche nei depositi archeologici. A supportare il progetto anche la Fondazione Fioroni di Legnago con cui il dipartimento scaligero ha siglato un apposito accordo di programma. Il tema, di grande interesse scientifico e insieme aderente agli interessi economici e culturali della Verona odierna, vede dunque coinvolti tanti enti che operano nel territorio urbano con fini istituzionali diversi, ma con l’obiettivo comune di coniugare la ricerca sul passato della città con la sua promozione nel presente.

Il progetto partirà dall’analisi dei reperti archeologici e paleobotanici – come manufatti ceramici, vitrei e lapidei, ma anche vinaccioli, semi, carboni e ossa umane – provenienti dai più significativi siti archeologici del territorio veronese. La cooperazione tra i diversi enti riguarderà la fase di ricerca, con la scelta dei siti, tempi storici e modalità di analisi, e la fase della comunicazione dei risultati, attraverso pubblicazioni scientifiche e divulgative, convegni, seminari e mostre a tema, quest’ultime organizzate dall’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, anch’essa partner del progetto.
“In una città come questa – spiega la professoressa Basso – ancor oggi vivace mercato agroalimentare, particolarmente celebre nel mondo per la qualità dei suoi vini, sembra di grande interesse ricercare le radici storiche della produzione e del consumo di cibo e vino, per cogliere da un lato le continuità e quindi le tradizioni, dall’altro le innovazioni nelle diete degli abitanti nel corso dei secoli e in particolare nelle fasi preromane, della romanizzazione, della fine dell’Impero e dell’affermarsi del Medioevo che segnarono decisivi passaggi economici, sociali e culturali nella storia del centro urbano e del suo territorio”. L’occasione alimenta il valore scientifico, economico e culturale del centro scaligero che “in collaborazione con i diversi enti coinvolti – conclude la docente – mantiene attivo l’interesse per la ricerca sul passato e la sua promozione nel presente”.

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