Ci ha lasciato Ermanno Cerati con la sua Passione Politica: di Sinistra Anticapitalista di Vicenza faceva parte di Potere al Popolo!

256

E’ passato qualche giorno da quando mi è arrivata, dolorosa e improvvisa come una pugnalata, la notizia che il compagno Ermanno, si proprio lui Ermanno Cerati, ci aveva lasciati. Subito, nella mia mente, si sono affastellati pensieri, parole e frasi che ci eravamo scambiati in questi anni. Concetti più o meno profondi, ma per noi importanti, racconti e ricordi. Mi venne in mente che, la settimana prima, ci eravamo visti tre volte e che era stato normale parlarci anche del più e del meno. E che, queste, erano cose importanti che non avremmo più potuto fare.
Con Ermanno si concordava su tante cose. Sulla prospettiva che era comune. Sull’onestà che ci portava ad essere comunisti come logica conseguenza. Sul fatto che questa era una scelta che ci avrebbe accompagnato tutta la vita. “Non avevamo scampo”.
In Ermanno si poteva vedere, toccare, la Passione Politica (quella con le P maiuscole). Nonostante gli acciacchi era sempre in prima fila a discutere, a partecipare. A lottare. Lo trovavi sempre a distribuire volantini o a seguire le manifestazioni con passo affaticato. Lui c’era.
Non era una persona facile. Non credo lo fosse. Poteva essere burbero e, a volte, si esprimeva con una schiettezza che poteva sembrare franchezza inopportuna. Diceva sempre quello che pensava (e, questo, non è da tutti) guardandoti negli occhi. Se era convinto di una cosa discuteva con durezza ma sempre con rispetto, come fanno i compagni.
Ermanno mi mancherà. Mi mancheranno i “litigi” che facevamo sorridendo (mi rendo conto, adesso, che non abbiamo mai litigato e che, forse, con lui sarebbe stato impossibile farlo). Senza mai astio o mancanza di stima. Con la consapevolezza che, comunque e nonostante qualche dettaglio, saremmo sempre stati dalla stessa parte della barricata.
Ermanno ha vissuto tutta la vita da uomo libero, a testa alta, senza cedere a compromessi. E’ stato, per me, molto più di un amico. E’ stato un compagno, di quelli veri che non tradiscono.
Mi accorgo che gli volevo bene e che sentirò la sua assenza.

Articolo precedente“Gioielli” Banca Popolare di Vicenza invendibili, Il Gazzettino: “l’ultima beffa”
Articolo successivoOtello Dalla Rosa trasferirà palazzo Trissino alla vecchia sede della CCIA di zoniniana memoria…
Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.