Fariba e Yulduz Hashimi, 19 e 21 anni, cicliste afghane, sono state adottate da tempo dal Vicentino e prenderanno parte al Mondiale Gravel che sabato 8 ottobre 2022 partirà da Campo Marzio di Vicenza. Correranno con la maglia dell’Afghanistan riconosciuta dall’Unione Ciclistica Internazionale, quella che veniva indossata dagli atleti prima della presa del potere dei talebani.
Adottate, metaforicamente ma neanche tanto, perché a Vicenza e provincia hanno trovato dove vivere, dividono un appartamento, militano nella Valcar-Travel & Service, studiano, si allenano, e ci sono arrivate il 1° settembre 2021 dopo la fuga precipitosa dall’Afghanistan riconquistato dai talebani.
Ci sono riuscite grazie all’associazione Road to Equality di Alessandra Cappellotto, vicentina di Sarcedo, prima italiana a diventare campionessa del mondo di ciclismo.
Le due cicliste afghane, quindi, prenderanno parte al campionato del mondo Gravel, categoria Élite, in programma sabato 8 ottobre con partenza da Campo Marzio, a Vicenza, e arrivo in piazza Pierobon, a Cittadella. (ne abbiamo parlato qui, leggi)
“Sono emozionate, hanno una grande voglia di mettersi in gioco. Mi hanno raccontato che in Afghanistan non c’è molta differenza fra gravel e strada, correvano dove e quando potevano – spiega la Cappellotto, loro tutrice in Italia e non solo dal punto di vista atletico -.
Hanno entrambe degli enormi margini di crescita atletica – aggiunge Cappellotto –, devono però prendere le misure con il ciclismo europeo, si tratta di un cammino che potrebbe durare qualche anno. Fisicamente sono dotate, il resto lo farà la loro forza di volontà”.
In Afghanistan per le donne è vietatissimo praticare qualsiasi tipo di sport, non possono uscire di casa senza un uomo e devono tassativamente indossare il velo o il burqua. A fine agosto di un anno fa i talebani hanno iniziato a rastrellare tutte le disobbedienti: per Fariba e Yulduz non c’era altra scelta che la fuga.
Da qui l’ottenimento dello status di rifugiate, qualche mese fa. Finché il regime sarà al potere non avranno la possibilità di fare rientro a casa. “Per questo motivo – puntualizza Cappellotto – stanno tentando di costruirsi una nuova vita in Italia. La mia associazione ha accolto le due sorelle proprio per dare loro un’opportunità di riscatto. Il ciclismo è stato la loro salvezza, stanno vivendo un sogno. Sicuramente il Mondiale Gravel le aiuterà a crescere sportivamente. Partecipare, per loro, è già un successo”.
Nei giorni scorsi hanno provato il percorso. “Non hanno particolari velleità di piazzamento – conclude Cappellotto – sono qui con noi, al sicuro, questo è il risultato più importante”.