Cimitero Acattolico di Vicenza: restauro della struttura apprezzabile salvo la pietra del lavatoio non in direzione di Gerusalemme

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Cimitero acattolico di Vicenza: lavatoio nel 2008
Cimitero acattolico di Vicenza: lavatoio nel 2008

Presentato giovedì 23 gennaio al Cimitero Acattolico di Vicenza il restauro della struttura destinata alla Taharah (preparazione della salma), secondo la Legge Ebraica (Halakhah).

Un po’ di storia: l’attuale cimitero acattolico copre un’area urbana di 3.500 mq e fu costruito, come l’altro che era in prossimità di Porta Castello, all’inizio del XIX secolo per effetto del decreto italico del 1806 che vietava sepolture nei sagrati delle chiese e fu utilizzato per la sepoltura di cattolici fino al 1820 quando fu pronto l’attuale Cimitero Monumentale, la cui costruzione iniziò nel 1817.

La disposizione di allora era totalmente diversa dall’attuale e nel 1827 per richiesta dell’autorità militare austriaca (allora i militari austriaci venivano sepolti in Campo Marzio) si progettò un nuovo cimitero, per opera dell’arch. Bartolomeo Malacarne destinato a uso di militari, ebrei, acattolici e fanciulli morti senza battesimi.

I lavori eseguiti furono collaudati a gennaio del 1833 “ai termini dell’art. 28 del riveribile Guberniale Regolamento 22 giugno 1821”. Ci sarebbero voluti poi altri anni e varianti fino al 1879 quando si arriva alla progettazione del cimitero attuale per opera dell’ing. Dalla Vecchia, progetto approvato nel 1880; il cimitero fu diviso in due lotti, uno per gli ebrei e uno per gli acattolici, separati solo da piante sempre verdi, con la costruzione di un unico ingresso.

Nella planimetria del progetto compare per la prima volta la casa del custode (parte destra) e una camera mortuaria (parte sinistra) e granaio (soprastante atrio). Manca nel progetto l’edificio ora restaurato, in fondo al vialetto, costruito in seguito a una mozione presentata alla Giunta Municipale da parte di rappresentanti della Chiesa Evangelica e della Comunità Ebraica, perché fosse realizzata una seconda “camera”, in modo che ognuna delle due religioni avesse un luogo a uso esclusivo.

1980: entrata esterna del cimitero ebraico di Vicenza
1980: entrata esterna del cimitero ebraico di Vicenza

Apprezzabile è stato l’impegno del Comune nel restauro e tanto di cappello per aver portato a termine una parte di un progetto che meriterebbe l’acquisizione di fondi destinati al Restauro di Beni Ebraici. Un ringraziamento va al sindaco Rucco (Centro Destra) che ha fatto quello che i sindaci di centro sinistra hanno sempre promesso e non hanno mai mantenuto. Encomiabile la partecipazione della Scuola Costruzioni Palladio di Vicenza che potrebbe continuare il restauro, trovando fondi e linee guida opportune.

Si stima che in Europa siano presenti oltre 11.000 cimiteri e fosse comuni ebraiche, da piccoli appezzamenti isolati a vaste necropoli urbane con decine di migliaia di sepolture, moltissime non catalogate; soprattutto in paesi e città in cui vivono pochi o nessun ebreo, la maggior parte si trova in condizioni di abbandono o di degrado: Vicenza è un esempio di civiltà.

Cimitero acattolico 2020: pietra lavatoio restaurata ma mal posizionata
Cimitero acattolico 2020: pietra lavatoio restaurata ma mal posizionata

Non può mancare una mia critica, so già che cosa gli Amministratori Comunali pensano di me, ma non me ne può importar di meno. Non sono una contestatrice “seriale”, semplicemente contesto qualsiasi cosa che non sia progettata con l’impegno e l’amore di chi “fa le cose” con il cuore. Mi è preso un cardiopalma una volta aperta la porta dell’edificio restaurato, ho visto la pietra del lavatoio posta in posizione orizzontale, privata dalla sua funzione e sgraziata dalla sua memoria, quando in origine combaciava con una perfezione incredibile in direzione di Gerusalemme.

Capisco che la tematica ebraica sia difficile, ma credo che qualsiasi Rabbino avrebbe prestato una consulenza gratuita in fase di restauro per un bene di una Memoria Collettiva.  Bastava chiedere. Allo stato attuale, a vincere è ancora l’ignoranza che, comunque, è di casa al Cimitero Acattolico di Vicenza, che già gode di una croce nel reparto ebraico, posizionata parecchi anni dopo la sepoltura.

Con quest’altra violazione della posizione del lavatoio (che non mi pare si sia potuto riposizionare nell’immediato, come si vede dalla foto) si sminuisce il valore del restauro che è stato possibile grazie a un connubio di collaborazioni che ha visto impegnati il sindaco Francesco Rucco, l’assessore Matteo Celebron, AIM-AMCPS rappresentata, nell’occasione, dall’amministratore unico Matteo Rigon e la Scuola Costruzioni Vicenza Andrea Palladio con gli insegnanti e studenti.

Se si vuole crescere, bisogna aver la voglia di fermarsi davanti alle proprie incompetenze, aver il coraggio di esternare i propri dubbi e chiedere il contributo di chi può aiutare: questa è capacità di confronto.

Severo anche il giudizio di Alessandro Vivanti, storico dell’arte e socio corrispondente dell’Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova che definisce questi episodi “… cancellare volutamente un’identità millenaria “.

E’ importante recuperare e valorizzare la memoria storica e le testimonianze del passato per rafforzare l’identità, il senso di appartenenza e la partecipazione attiva della comunità ebraica, non cattolica e anche dei caduti di Guerra, amici o nemici, perché tutti i sepolti trasmettono una contaminazione, multi religiosa e multietnica, che, volenti o nolenti, ha contribuito a far crescere la nostra città.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.