Di Annalisa Cuzzocrea, da la Repubblica (19 giugno 2021). Che dall’ambasciatore cinese sarebbe dovuto andare da solo, Beppe Grillo lo ha letto sulle agenzie. E non l’ha presa bene. Perché Giuseppe Conte non ha pensato di avvertirlo prima che aveva deciso di disertare la visita per l’imbarazzante concomitanza con il G7 in Cornovaglia. E perché sono tante le cose che in questo periodo, nel rapporto con l’ex premier, lo hanno amareggiato.
Chi ha sentito il fondatore del Movimento 5 stelle, e sono tanti in queste ore, più che arrabbiato lo descrive come «molto deluso». Per una bozza del nuovo Statuto in cui il ruolo del Garante viene talmente annacquato da renderlo evanescente. Per una certa propensione dell’“avvocato del popolo” non solo a voler fare da solo, ma a non tener conto neanche della storia del Movimento.
I dissidi principali sarebbero due: il primo riguarda la parte dello Statuto in cui le decisioni sulla linea politica vengono di fatto sottratte all’influenza del Garante. Che invece è stato protagonista di tutte le scelte fondamentali degli ultimi anni: dal governo con la Lega alla svolta verso il Pd fino al sì all’esecutivo Draghi. Il secondo, riguarda la scelta dei capi comunicazione del M5S, che Grillo vorrebbe restasse a lui e Conte avrebbe tenuto solo per sé.
Non è solo una questione di conservazione del potere, dice il fondatore, ma anche di praticità: se metti nero su bianco che tutte le scelte devono essere condivise da due persone, getti le basi per possibili disaccordi e stalli. E nel documento presentato da Conte sarebbe quasi tutto così: o decide lui, il presidente, oppure la decisione è condivisa con il Garante. Che viene di fatto ridimensionato. Per questo, un po’ per riaffermare il suo ruolo un po’ per rassicurare i parlamentari preoccupati dall’arrivo di uno Statuto che nessuno di loro ha potuto ancora visionare, il fondatore M5S aveva in mente di venire a Roma nei prossimi giorni e di incontrare i gruppi di Camera e Senato. Che sono, ma questa non è una novità, a dir poco in subbuglio. Perché tra le ultime cose trapelate ci sarebbe un cambiamento riguardo alla composizione della segreteria. Che sarebbe diventata un organismo molto ampio con dentro i capigruppo di Camera e Senato, il capodelegazione al governo, i rappresentanti regionali, quello del Parlamento europeo. «Troppi — commenta un deputato — per contare davvero qualcosa. E quindi alla fine deciderà solo lui».
Il punto, è proprio questo: che oltre a questa segreteria ampia potrebbero esserci due vicepresidenti. E se si trattasse, come emerge da alcune indiscrezioni, di Vito Crimi e Alfonso Bonafede, molti parlamentari sarebbero pronti alle barricate. Perché nonostante il molto lavoro fatto da Crimi da reggente e il consenso avuto da Bonafede nella sua attività da ministro, a Conte si chiede discontinuità. E i nomi di quella che è considerata “la vecchia guardia”, rischiano di infiammare ancor di più gli animi.
Di certo, tra le persone a cui l’ex premier ha pensato ci sono alcune donne: la sindaca di Torino Chiara Appendino, a fine mandato; la sottosegretaria allo Sviluppo Economico Alessandra Todde; l’ex ministra della Scuola Lucia Azzolina. Nessuna di loro, però, conferma di aver avuto offerte. Anzi, perfino loro Conte — su questo — non l’hanno proprio sentito. Il che accresce la sensazione di un leader che sta lavorando troppo in solitaria. Ad esempio, con l’ex sottosegretario a Palazzo Chigi Mario Turco, tarantino e suo fedelissimo. Ma condividendo con gruppi di parlamentari troppo ristretti per non dare adito a malumori. Senza contare le minacce di ricorso di Casaleggio per le votazioni che avverranno su un’altra piattaforma.
Resta ancora da capire quale dovrebbe essere il ruolo di Luigi Di Maio, che molti hanno consigliato a Conte di coinvolgere. Compreso il Pd, che considera il ministro degli Esteri oggi più vicino, forse anche dell’ex premier, soprattutto sulla politica estera. Non è un caso infatti che ieri il leader dem Enrico Letta si sia intrattenuto a colloquio un’ora con Di Maio a parlare di atlantismo. E che l’ex capo politico abbia commentato così l’incontro: «L’importante è continuare a lavorare insieme con lealtà».
Resta misterioso anche il giorno della presentazione dello Statuto, perché — come Conte ha confermato negando dissidi con il Garante — i due ci stanno ancora lavorando insieme. E la data ipotizzata di martedì sembra destinata a slittare. Determinanti saranno gli incontri e gli scambi dei prossimi giorni. Non solo per via delle regole, ma del futuro stesso dei 5 stelle. Perché il potere assoluto che più di tutti temono i parlamentari, è quello di fare le liste.