Cina, il giallo del missile ipersonico che spaventa l’Occidente: “era solo un veicolo spaziale”

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cina-missile-ipersonico zazoom.it
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Il Financial Times ha rivelato che la Cina ha sperimentato e lanciato un missile ipersonico, in grado di trasportare anche testate nucleari senza essere visto. Una notizia che spaventa l’Occidente, dato che si tratterebbe potenzialmente di un’arma in grado di mettere in ginocchio chiunque permettendo alla Cina di attuare politiche estere espansionistiche indisturbata. Ma, come riporta RaiNews, il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, in risposta a quanto riportato ieri dal Financial Times su un sospetto test di agosto che ha sorpreso l’intelligence Usa, ha affermato che la vicenda ha riguardato “una prova di routine di un veicolo spaziale per verificare la tecnologia riutilizzabile del veicolo spaziale. Questo è di grande significato per ridurre i costi dei veicoli spaziali”. E può fornire, ha aggiunto Zhao nel briefing quotidiano, “un modo conveniente ed economico di utilizzare lo Spazio pacificamente”.

Come riporta Il Messaggero, ogni volta che la Cina lancia un razzo della serie Long March ne da pubblicamente l’annuncio. A tenere il conto è l’Accademia Cinese di Tecnologia, che ha elencato sempre tutti i lanci puntualmente fino al 77esimo lo scorso luglio per la messa in orbita di tre satelliti. Stranamente però l’elenco è ripreso dopo più di un mese con il volo 79, anch’esso per sganciare dei satelliti. Tutti coloro che studiano la Cina e ogni suo passo hanno notato la stranezza e subito intuito che c’era qualcosa di segreto.

Alla fine è stato il Financial Times, nei giorni scorsi, a rivelare che la missione numero 78 è servita a lanciare un hypersonic glide vehicle (Hgv), un veicolo ipersonico planante. Si tratta di un missile che viene messo in orbita in modo che scenda verso l’obiettivo sulla terra in modalità planante, a velocità almeno cinque volte quella del suono.  La possente macchina dell’intelligence Usa è stata presa in contropiede. Che la Cina stesse lavorando anche lei, come gli Stati Uniti stessi e la Russia fanno da anni, a creare un missile ipersonico planante non è esattamente un segreto, dopotutto Pechino li ha fatti sfilare nell’ottobre del 2019 per il 70esimo anniversario della nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Quel che nessuno immaginava è che gli scienziati cinesi fossero già pronti a farne partire uno, e che potesse riportare un successo quasi completo: il missile è caduto a circa 30 chilometri dall’obiettivo, ma se si pensa che ha percorso l’intera orbita della terra senza alcun problema, si capisce che quella distanza è irrilevante. Non è un mistero neanche che la Cina abbia usato tecnologia di invenzione americana. Il programma è stato disegnato su Cpu (processori) e Gpu (schede grafiche) e chip di ideazione Usa, e gli stessi avanzatissimi studi di fluidodinamica computazionale applicati al razzo planante sono farina della Nasa. Quel che sgomenta gli americani è che loro stessi non siano ancora al passo con la Cina, se è vero che il lancio numero 78 è andato così bene. Gli Stati Uniti stanno anche loro perfezionando missili ipersonici plananti e programmano di posizionarli sulle navi da guerra e nei sottomarini, oltre che dislocarli nella base di Lewis-McChord nello Stato di Washington, cioé affacciati sul Pacifico, in direzione Cina.

Gli analisti ipotizzano anche l’idea di dislocarne nelle base dell’isola di Guam, e forse nelle basi nei paesi alleati, come l’Australia e il Giappone, guarda caso i due Paesi con i quali Joe Biden ha da poco tenuto un summit dedicato alla sicurezza davanti all’espansionismo cinese e alla paura di un tentativo di invasione di Taiwan. Il grave problema riguardo i missili ipersonici plananti non è tanto la loro velocità, quanto il fatto che siano manovrabili e quindi in grado di evadere la difesa antimissilistica tradizionale. Di fatto rappresentano una minaccia contro la quale per ora non c’è nessuna barriera.

La Cina per di più non fa parte di nessun accordo internazionale contro la proliferazione delle armi, e non sembra affatto intenzionata a entrarvi, se non altro perché sta lavorando febbrilmente per mettersi alla pari quanto a testate nucleari con la Russia e gli Usa. Secondo l’intelligence la Cina avrebbe 350 testate (contro le varie migliaia di Usa e Russia), ma recenti foto satellitari hanno rivelato la costruzione di 200 nuovi silos per missili intercontinentali. Il governo di Pechino inoltre non vuole essere limitato nella vendita, e quindi nella proliferazione, delle proprie armi, per le quali ha clienti fedeli nell’Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Siria. Ogni volta che vengono interrogati sul poderoso rafforzarsi delle loro forze militari, i cinesi rispondono sempre che si tratta solo di investimenti «a scopo difensivo». Lo stesso hanno risposto al Financial Times circa il lancio di agosto. Gli esperti notano tuttavia che il missile prova che la Cina può puntare al cuore degli Stati Uniti, e allo stato attuale questi non potrebbero difendersi.