Nel titolare "Cinque deputati da 12.439 € netti al mese incassano bonus Covid da 600 €: fuori i nomi, fuori dal Parlamento! Commentino i politici vicentini" l'ennesima, disgustosa impudicizia di alcuni che ci rappresentano come deputati e senatori, ignobili figuri che a volte non solo tolleriamo ma che spesso osanniamo e che infangano anche il lavoro e l'impegno civico di chi in Parlamento ci va ancora per il dimenticato bene comune, abbiamo girato di persona o abbiamo rivolto ai politici vicentini di vertice e non solo, un invito pubblico a commentare la vicenda, denuncia dall'Inps e resa nota da la Repubblica.
Raccogliamo, ad alcune ore dal nostro appello, le risposte che ci sono arrivate, alcune rispondendo alle nostre domande, come il sempre solerte deputato Pierantonio Zanettin (Forza Italia), altre espresse sotto forma di dichiarazioni come quelle dell'on. Silvia Covolo (Lega), del sintetico Erik Pretto (Lega), di Enrico Cappelletti (candidato presidente del Veneto per il Movimento 5 Stelle), di Giorgio Langella, segretario Pci Veneto e candidato alle regionali con SAL (Solidarietà, Ambiente e Lavoro).
In attesa degli altri (tutti) interpellati e, soprattutto, di voci di Pd, Italia Viva, FdI e Leu che completerebbero almeno la prima carrellata dei partiti, pubblichiamo di seguito le prese di posizione pervenuteci.
Pierantonio Zanettin (Forza Italia)
On. pierantonio Zanettin cosa pensa dei suoi colleghi che hanno chiesto il bonus di 600 euro?
Stamattina anche io leggendo Repubblica sono rimasto basito ed indignato. A questo punto credo sia giusto vengano fatti i nomi, e che l'opinione pubblica possa giudicare i singoli, senza che venga travolta l'istituzione
Conoscendola da molti anni, possiamo escludere che lei sia tra questi cinque
Posso solo dire che, per quanto mi riguarda, all'inizio della pandemia, ho comunicato al mio commercialista che non intendevo avvalermi di nessun beneficio fiscale (moratorie ed altro), tra quelli introdotti per l'emergenza sanitaria, e che avrei continuato a versare le tasse a mio carico regolarmente. In circostanze come queste chi più ha, più deve dare. Ma questa è certamente una questione di stile.
Lei è un autorevole esponente del Comitato del No al taglio dei parlamentari. Non crede questo scandalo porti argomenti a chi invece propugna il taglio?
In questa fase di campagna referendaria per il No una vicenda come questa certamente porta discredito alla categoria dei parlamentari e alimenta il vento dell'antipolitica. Sarei però curioso di verificare se questi cinque sono tra coloro che hanno votato per il taglio, sostenendo che i parlamentari costano troppo
Silvia Covolo (Lega)
Penso che manchi il senso delle istituzioni ma soprattutto il rispetto per tutti quei professionisti e autonomi che non hanno altre fonti di reddito o altre entrate, per cui anche 600 o 1000 euro diventano vitali. L'indennità parlamentare serve a far sì che chi ricopre certe cariche possa dedicarsi senza limitazioni di tempo al proprio incarico pubblico. Serve quindi a sopperire alla mancanza (temporanea) di altri proventi. Io stessa, pur essendo ancora iscritta all'albo degli Avvocati, faccio molta fatica a seguire ancora la professione. È il prezzo da pagare, ma ne ero consapevole. La priorità ora va data al mandato di cui mi hanno investita i cittadini.
Erik Pretto (Lega)
Preferirei intervenire su questioni più rilevanti
Enrico Cappelletti (M5S)
Mi piacerebbe sapere se ci sono anche deputati della Lega, che si lamentano da una parte che non arrivano i contributi dello Stato e magari contemporaneamente li incassano dall'altra... Comunque è una ben triste storia. Ma se errore c'è stato è stato anche quello di riconoscere questo indennizzo proprio a tutti, notai e politici compresi. Certo eravamo in un momento di emergenza e l'emergenza giustifica anche qualche errore, motivato dal fatto che occorreva agire in fretta. Ma approfittarne non mi sembra etico. Mi associo quindi a chi chiede che i nomi vengano resi pubblici e mi complimento con i vertici Inps che sono stati in grado di rilevare queste assurdità. È giusto che se qualche parlamentare sbaglia, venga giudicato dai cittadini. Mi ricorda il caso di Zaia e dei consiglieri regionali del Veneto che si sono incassati le indennità di trasferta, anche nel periodo a casa per il lockdown. Una volta colti con le mani nella marmellata hanno promesso di restituirli. Ma ho qualche dubbio che lo faranno.
Giorgio Langella (PCI Veneto)
Si legge e, ormai non ci si stupisce più (ma qualcuno continua ad indignarsi e fa bene), che 5 parlamentari e un "noto" conduttore televisivo hanno usufruito del bonus Covid-19 per le partita iva.
Lo rende noto (come riportato da numerosi organi di informazione) la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps. Tutto legale, per carità, tutto "secondo le regole". Certamente. Ed è proprio questo che fa ribrezzo. E' il ragionamento che non va (e che non dovrebbe avere cittadinanza in un paese civile e democratico) è quel pensiero "se mi danno qualcosa (lo Stato e, quindi, i contribuenti) lo prendo anche se non ne ho bisogno, anche se sono ricco" che non è accettabile. Il bonus non è un diritto come la salute o l'istruzione che dovrebbero essere pubbliche e gratuite, è qualcosa che serve a sopperire a una mancanza di lavoro e retribuzione in un periodo così difficile complicato come quello di una pandemia. Ma a "lorsignori" non importa. Sono ricchi? E, allora? Siccome è legale lo chiedono e, naturalmente, lo ottengono. Non fanno come tante lavoratrici e tanti lavoratori che non lo hanno neppure chiesto perché hanno continuato a percepire una retribuzione e, da persone oneste quali sono, hanno pensato che quelle poche centinaia di euro potessero servire a chi era veramente in difficoltà e non riusciva ad arrivare a fine mese. Ma questo è quel tipo di onestà che i 5 (per ora anonimi) parlamentari e il conduttore evidentemente ignorano.
Si ragioni. Non è una questione di legalità, non è stato commesso un reato punibile in qualche misura. No, è stato commesso un atto spregevole e miserabile. Qualcosa che non tiene conto della comunità e della solidarietà. Un atto di egoismo e di individualismo portati all'ennesima potenza. Un esempio di quella "questione morale" che Enrico Berlinguer e il PCI denunciarono quarantanni fa come il peggior pericolo per la democrazia italiana.
Di fronte ad atti come questi si dovrebbe pensare se non sia meglio, invece di diminuire il numero dei parlamentari, aumentare la qualità di chi viene eletto. Qualità morale e competenza. Direi "dedizione" al lavoro difficilissimo che, chi viene eletto, è chiamato (obbligato) a svolgere. E per aumentare la qualità è doveroso conoscere per chi si vota. Quindi si facciano nomi e cognomi, si sappia chi ha chiesto e ottenuto il "bonus partite iva" anche se, palesemente, non ne aveva bisogno. Sapere per chi non votare la prossima volta è una questione di trasparenza e di democrazia.
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