Denunce alla Guardia di finanza, giochi di potere, operazioni societarie e finanziarie fallite, battaglie legali, fronde interne. C’è un po’ di tutto: il cambio al vertice dello scorso gennaio, imposto dal quartier generale della Cisl, sembrava aver messo la parola fine ai veleni in casa First. E, invece, a quasi un anno dalla “rimozione” di Giulio Romani dalla tolda di comando del ramo bancario del sindacato confederale guidato da Anna Maria Furlan, ci sono ancora parecchie code velenose. Stiamo parlando della vicenda, raccontata passo-passo dalla Verità negli scorsi mesi, che riguarda Romani, fino a dicembre numero uno della First Cisl, poi sostituito da Riccardo Colombani per accomodarsi nella segreteria della casa madre, accanto alla Furlan.
L’avvicendamento traeva fondamento dalle polemiche create dal prestito da favola che Romani aveva ottenuto dal gruppo Intesa Sanpaolo nel 2016. Condizioni particolarmente favorevoli per un mutuo-casa da 300.000 euro che avevano aperto un caso, suggerendo al vertice della Cisl di determinare il passaggio di consegne, prima della scadenza naturale del mandato. Un caso spinoso e ancora pieno di strascichi: il comune di Verona, dove si trova l’immobile oggetto del finanziamento contestato, non ha ancora archiviato il procedimento per abuso edilizio e a fine luglio ha invitato Romani a rimuovere le modifiche fuori legge.
Da Verona torniamo a Roma, alla Cisl. Al posto dell’ex segretario generale First, come accennato, era stato nominato Colombani, per anni responsabile dell’ufficio studi della stessa organizzazione sindacale del credito e sponsorizzato inizialmente proprio da Romani. Fatto sta lo stesso Romani non ci sta, ancora oggi, a essere messo in disparte né sembra aver rinunciato a muovere i fili della First.
Secondo quanto riportato su www.il9marzo.it, un sito particolarmente informato su quel che accade dentro la Cisl, Romani è «presidente della Fondazione della First che gestisce le risorse dell’organizzazione». Una posizione strategica che gli consente di avere in mano potere e fondi. Ma quella carica, probabilmente, non è compatibile con i galloni di segretario confederale. Da qui gli approfondimenti normativi in corso: il codice etico della Cisl sarebbe stato affidato a un pool di avvocati per valutare la situazione, con le consequenziali mosse legali negli organismi interni.
Che prima o poi potrebbero aprire un fascicolo sull’operazione societaria «Aletheia» creata, senza successo e in spregio alle norme sui conflitti di interesse, per fare affari col business delle polizze assicurative. Qualcuno si interroga pure sulla posizione che deciderà di assumere Colombani nelle prossime settimane. Posizione che potrebbe toccare anche un altro dossier: quello relativo a Maurizio Arena, ex dirigente di Dircredito, la sigla dei dirigenti confluita nella First nel 2014. Arena gode tuttora di determinate prerogative e di compensi non irrilevanti, tant’è che si parla addirittura di segnalazioni alla Guardia di finanza.
Tutto questo, mentre è in corso la delicata trattativa per il rinnovo del contratto dei 300.000 bancari italiani che vede la First, assieme alle altre organizzazioni sindacali, seduta al tavolo con l’Abi in un negoziato assai complesso. Il nuovo contratto nazionale dovrebbe essere in cima alla lista delle priorità e invece Colombani, a stretto giro, potrebbe trovarsi costretto a gestire l’attacco di una fronda interna, guidata da un gruppo di ex, che vorrebbe metterlo fuori gioco.
Fin qui la cronaca. Restano alcuni interrogativi. Cosa farà la Cisl? Il segretario generale, Anna Maria Furlan, deciderà di intervenire nuovamente? Ci sono ragioni particolari che frenano come correnti, cordate, complotti o qualche altro motivo che non è ancora noto? Staremo a vedere.
di Giulio Zannini, da La Verità del 7 settembre