(Articolo di Carla Marcheluzzo della Cisl sul divario salariale uomo-donna da Vicenza Più Viva n. 3 dicembre 2023-gennaio 2024, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Il divario salariale rappresenta una delle principali ingiustizie nel mondo del lavoro. L’OIL conferma nel suo ultimo rapporto mondiale sui salari, che le donne guadagnano circa il 20 per cento in meno rispetto agli uomini a parità di lavoro svolto. A livello europeo viene confermato questo dato e posiziona l’Italia al 18° posto su 24 paesi. Nel settore pubblico lo scarto è minimo (intorno al 5-6%) mentre nel privato ci allineiamo alla media europea. Il sindacato deve fare innanzitutto sensibilizzazione sul tema.
In verità in Italia le leggi non mancano. Il problema è l’applicazione, il controllo, la sanzione.
Le parti sociali e la contrattazione aziendale e istituzionale hanno un ruolo fondamentale nel ridurre ed azzerare il divario retributivo. Le normative sulla maternità, sulla paternità e il welfare devono rendere possibile alle donne avere una famiglia e realizzarsi nel lavoro.
Auspichiamo che il Governo ponga attenzione alle richieste di sostegno alla contrattazione collettiva quale strumento per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il benessere lavorativo generale, il welfare aziendale.
Rimuovere tutte le forme di diseguaglianze (sociali, territoriali, di genere), che impediscono il pieno sviluppo della persona e il suo partecipe coinvolgimento nella vita politica, sociale, economica e culturale del paese, eliminare le condizioni che creano diversità nelle opportunità. Ecco alcuni esempi: l’offerta adeguata di nidi e di scuole per l’infanzia che sono essenziali perché in loro assenza la responsabilità di curare i figli ricade sulle donne, l’assistenza famigliare con accessi a servizi di assistenza di qualità e a prezzi ragionevoli, l’assistenza sociale ad anziani e alle persone in difficoltà migliorano le opportunità per le donne nel mercato del lavoro.
Siamo ancora lontani dal raggiungere un’equilibrata condivisione delle responsabilità di cura genitoriali e familiari tra uomini e donne che pesano soprattutto sulle seconde. Il percorso per raggiungere la parità di genere a parità di lavoro resta in salita.
Il primo obiettivo è l’aumento del tasso di occupazione femminile, ulteriormente ridotto a causa della pandemia (48%), proponendosi di superare il 60%. La ragione della maggior precarietà del lavoro femminile sta certamente nel maggior ricorso a contratti brevi, part-time involontario, sommerso, soprattutto di assistenza familiare.