Nel Vicentino sono oltre 65 mila i posti di lavoro potenzialmente coinvolti dall’utilizzo sempre più esteso e diffuso, in molteplici ambiti, dell’Intelligenza Artificiale (IA).
È questo il dato che emerge dalla nuova ricerca del Centro Studi Cisl Vicenza, che ha voluto indagare l’impatto potenziale di questa nuova tecnologia sul mercato del lavoro provinciale e allo stesso tempo la percezione del fenomeno da parte dei lavoratori vicentini.
Più in dettaglio, per quantificare l’impatto di questa rivoluzione tecnologica sul mercato del lavoro locale, i ricercatori Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron hanno attinto alle più significative ricerche condotte su questo tema a livello internazionale, facendo una media tra le diverse stime prodotte e rapportando tale media al numero di occupanti nei diversi ambiti lavorativi a livello provinciale.
Come era facile prevedere, saranno soprattutto le professioni intellettuali, i servizi e le funzioni gestionali a essere maggiormente intaccate dall’intelligenza artificiale e questo si riflette naturalmente sulla percentuale di posti di lavoro esposti nel Vicentino alla trasformazione dell’IA nei diversi settori.
Il dato più elevato (44%) si evidenzia non a caso nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, seguite dal commercio all’ingrosso e al dettaglio e dalle attività immobiliari (entrambi con il 31%), i servizi di informazione e comunicazione (29%), agricoltura e forze armate (entrambi al 28%) e da un nutrito gruppo di altre professioni che si attestano su un significativo 27% (noleggio e servizi di supporto alle imprese, istruzione, sanità e assistenza sociale, pubblica amministrazione, università ed enti di ricerca).
Viceversa, all’estremo opposto della classifica si pongono quei servizi già fortemente automatizzati sul piano tecnologico-gestionale (es. fornitura di energia, 4%) oppure nei quali è in gran lunga prevalente il lavoro di tipo fisico: ecco allora che con solo il 6% troviamo le costruzioni, la fornitura di acqua, la gestione dei rifiuti e l’estrazione di minerali, mentre il manifatturiero si attesta al 9% (con riferimento evidentemente alle funzioni analitiche, gestionali e amministrative all’interno delle aziende piuttosto che di produzione in senso stretto).
Facendo la media, si arriva così ad un 18% di posti di lavoro che nel Vicentino sono potenzialmente esposti già nel breve-medio termine a importanti cambiamenti dovuti all’IA, equivalenti a 65.747 posti di lavoro.
Un dato chiaramente di estrema rilevanza, sul quale tuttavia secondo Raffaele Consiglio, Segretario Generale di Cisl Vicenza, va fatto un ragionamento più approfondito: “Il tema suscita un certo timore perché non possiamo dire oggi con certezza quale e quanto grande sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro vicentino: proprio per questo abbiamo voluto affrontare il tema, e siamo i primi a farlo a livello locale, anche se in questo caso dobbiamo affidarci alle stime. Storicamente però, e questo invece è un fatto, sappiamo anche che tutte le grandi rivoluzioni tecnologiche che abbiamo attraversato negli ultimi anni, l’avvento di Internet prima e quindi l’Industria 4.0, non hanno portato alla perdita complessiva di posti di lavoro, anzi proprio nel 2023 abbiamo raggiunto un picco di occupazione come mai in precedenza, con 391.825 occupati in provincia di Vicenza. La nostra ricerca dunque non deve essere letta come un messaggio contro l’innovazione tecnologica, ma come la volontà come Sindacato di leggere i cambiamenti nel mercato del lavoro e individuare insieme alle altre parti sociali e alle istituzioni gli strumenti e le strategie più efficaci per governare il cambiamento. A questo riguardo, come Sindacato riteniamo che l’incremento di redditività reso possibile dalla maggiore produttività grazie all’’AI debba essere distribuita in parte anche al sistema sociale. Esattamente come è accaduto nella prima e nella seconda rivoluzione industriale, quando l’incremento della produttività dovuto alla meccanizzazione ha posto le condizioni anche per un incremento dei diritti riconosciuti ai lavoratori. La storia ci dice che non dobbiamo temere il cambiamento, ma dobbiamo essere in grado di indirizzarlo con equità”.
Ma cosa pensano i diretti interessati? Il Centro Studi Cisl Vicenza ha completato l’analisi sull’impatto dell’IA nel mercato del lavoro Vicentino interrogando sul tema i lavoratori vicentini, attraverso un questionario al quale ha risposto un campione di oltre 1.100 intervistati.
Innanzitutto è significativo osservare come la percezione generale sia generalmente equilibrata: i primi due concetti che i lavoratori vicentini associano maggiormente all’IA hanno una connotazione positiva (“innovazione”, 44,4%, “progresso”, 35,8%), seguiti invece da una considerazione più pessimistica relativa alla deumanizzazione del lavoro e delle relazioni (35,6%); il timore per la perdita dei posti di lavoro compare solo al 4° posto (31,3%).
A proposito di questo pericolo, a domanda diretta “Pensi che l’intelligenza artificiale possa rappresentare una minaccia per il tuo settore lavorativo?” circa la metà del campione non esprime preoccupazioni (nessuna minaccia per il 25,4% e una piccola minaccia per il 21,6%), mentre il 28,6% rileva un effettivo pericolo per il proprio posto di lavoro (una grave minaccia per il 10,6% e una minaccia media per il 18%); significativo anche il fatto che circa un quarto dei rispondenti (24,5%) al momento non abbia ancora le idee chiare sul tema.
Va rilevato a questo riguardo che i lavoratori under 35 presentano giudizi maggiormente polarizzati, dovuti probabilmente ad una maggiore conoscenza del tema, mentre la percentuale degli indecisi sale all’aumentare dell’età.
Un certo gap di conoscenza emerge anche incrociando le risposte dei lavoratori vicentini con i loro settori di appartenenza e mettendole a confronto con le previsioni delle principali ricerche internazionali sul tema: se infatti gli studi condotti evidenziano come categoria più a rischio il mondo delle professioni, al contrario i lavoratori vicentini di questo settore sono anche quelli che pensano maggiormente di non essere minacciati (piccola o nessuna minaccia per il 59,4%), mentre il timore è probabilmente sovrastimato da parte degli operai (media o grave minaccia per il 23,63%, a fronte di una percentuale di posti di lavoro potenzialmente coinvolti pari al 9% nel manifatturiero).
Il tema della consapevolezza dei lavoratori sul tema si incrocia con quello più ampio delle competenze: “Se è vero che alcuni lavori muteranno e altri verranno sostituti dalla tecnologia, è altrettanto vero che ad oggi non possiamo calcolare con precisione l’impatto del fenomeno. Di sicuro però decine di migliaia di lavoratori dovranno acquisire nuove competenze – conclude Raffaele Consiglio -. Per questo motivo un tema strategico sarà l’attivazione di percorsi di formazione e riqualificazione rivolti anche a chi ha già un lavoro, così come il coinvolgimento del mondo della scuola affinché i programmi siano coerenti con le professionalità e le competenze che saranno richieste e per una scelta più consapevole da parte dei giovanissimi nella fase delicatissima dell’orientamento scolastico”.