Cisl Vicenza: sicurezza sul lavoro e carenza di personale di controllo, nel Vicentino è emergenza

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Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale della Cisl vicentina
Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale di Cisl Vicenza

Cisl Vicenza lancia l’allarme sicurezza sul lavoro anche nel Vicentino, individuando tra le ragioni anche la carenza di personale addetto al controllo.

“Manca personale” al giorno d’oggi si sente dire in quasi tutti i settori professionali. Quando però si parla di personale che deve controllare la sicurezza nei luoghi di lavoro il problema da serio diventa drammatico e la terribile tragedia di Firenze ha riportato in tutta Italia l’attenzione sul tema.

Anche Cisl Vicenza lancia una mobilitazione e ne ha parlato questa mattina in conferenza stampa Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale della Cisl vicentina. Esprimendo la vicinanza ai lavoratori che oggi hanno scioperato per la sicurezza, il sindacato propone una mobilitazione diversa, affrontando il problema innanzitutto a partire dai numeri. «E i numeri – precisa Marcato – ci dicono che oggi in provincia di Vicenza vi è un gravissimo deficit di personale in tutti gli enti preposti ai controlli in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo chiaramente favorisce la presenza di situazioni irregolari e aumenta esponenzialmente il rischio di incidenti che possono avere conseguenze drammatiche».

Secondo i dati raccolti da Cisl Vicenza, all’Ispettorato del Lavoro di Vicenza risultano attualmente operativi sei ispettori, quando il fabbisogno della dotazione organica è pari a 34, cioè quasi sei volte tanto. E non è un fabbisogno indicato dal ma dall’Istituto Nazionale del Lavoro (INL) sulla base del numero di partite IVA presenti nel territorio provinciale, che è pari a circa 240.000. Infatti si stima che, sulla base di questi dati, per visitare tutte le aziende vicentine occorrerebbero dieci anni…

Non va molto meglio considerando gli altri enti coinvolti sul tema della sicurezza. L’Inail, ad esempio, che oltre a pagare eventuali indennità ai lavoratori ha il compito di ispezionare i luoghi degli incidenti per verificarne le cause, negli ultimi dieci anni in Veneto è passata da circa 40 ispettori a soli 13, di cui appena 3 per tutta la provincia di Vicenza.

Stessa situazione per l’INPS, la cui azione ispettiva è fondamentale anche ai fini della prevenzione degli incidenti sul lavoro, in quanto la loro incidenza cresce in modo significativo dove è presente il lavoro nero: dal 2016 gli ispettori dell’INPS regionali sono passati da 86 a 28, e anche in questo caso quelli assegnati alla provincia berica sono solo 3, di cui uno prossimo alla pensione.

Molto grave è anche la carenza di organico negli Spisal provinciali. Lo Spisal dell’ULSS 8 Berica ha una dotazione teorica di 11 tecnici della prevenzione, ma alcuni sono a tempo parziale o temporaneamente non in servizio per motivi personali o per altri incarichi, determinando così una carenza significativa: utilizzando il concetto di Full Time Equivalent (FTE), che tiene conto delle ore lavorate medie di un lavoratore rispetto al numero di ore lavorate da un dipendente a tempo pieno, i tecnici impiegati a tempo pieno sarebbero solo 5.

Nell’ULSS 7 Pedemontana, invece, risultano attualmente in servizio un solo medico (su 4 previsti) e 9 tecnici su 12. Oltretutto negli Spisal si osserva un elevato turnover del personale, con difficoltà nell’impiego immediato a causa della mancanza di formazione sul campo. In media, sono necessari circa 3 anni per formare un tecnico prevenzione (TP) esperto, con l’impegno dei TP senior alla formazione dei nuovi arrivati.

Insomma, è una situazione trasversale e questo rende il problema della sicurezza estremamente urgente da affrontare. «Per questo – aggiunge Raffaele Consiglio – chiederemo formalmente a tutti i parlamentari vicentini, con una lettera, di farsi carico della questione, assumersi la responsabilità del tema di fronte ai lavoratori vicentini e adoperarsi per risolverlo».

A questa carenza, sempre nel territorio vicentino, si aggiunge anche il grave deficit di medici del lavoro, che dovrebbero garantire lo svolgimento delle visite mediche periodiche sui lavoratori, ove previste, nonché la sorveglianza sanitaria attraverso gli Spisal: tale carenza, inevitabilmente, si traduce in un rischio di aumento dell’incidenza delle malattie professionali.

E ancora, Cisl Vicenza esprime preoccupazione anche per un altro fenomeno emergente anche nel Vicentino: la diffusione di enti non riconosciuti che si propongono alle aziende per l’attività di formazione, in alternativa agli organi paritetici costituiti dai Sindacati e dalle Associazioni di Categoria, senza alcun controllo sulla qualità di tale formazione e anche sull’effettiva effettuazione dei corsi («abbiamo visto verbali di svolgimento di incontri datati 15 agosto!» ricorda Consiglio).

Non trascurabile poi il problema della comprensione linguistica, considerando l’elevata concentrazione di manodopera straniera, soprattutto in alcuni settori e in alcune zone: alcuni lavoratori non comprendono la segnaletica sui pericoli presente in azienda, oppure non capiscono il contenuto dei corsi sulla prevenzione degli infortuni che frequentano. Per questo sarebbe importante prevedere la figura del mediatore culturale, ruolo oggi poco valorizzato ma che può essere essenziale anche per la sicurezza.

La richiesta ai parlamentari è dunque duplice: da una parte intervenire sui criteri di assegnazione delle risorse di personale affinché vengano ricostituiti degli organici idonei a garantire la necessaria azione di sorveglianza del territorio vicentino, dall’altra sensibilizzarli sulla necessità di alcuni correttivi rispetto alle normative attualmente in vigore.

Su questo, Cisl Vicenza ricorda alcuni temi già presentati a livello nazionale: stabilire un modello di “patente a punti” sulla sicurezza per le aziende, nell’ambito di un sistema di qualificazione per l’accesso agli appalti pubblici e privati; garantire in ogni realtà lavorativa che la rappresentanza per la sicurezza sia affidata effettivamente ai lavoratori e non a figure apicali o comunque vicine alla proprietà; supportare e proteggere tutti coloro che intendono denunciare illeciti, discriminazioni o mancate tutele; avviare un grande piano di formazione nelle scuole di ogni ordine e grado per trasferire adeguate conoscenze e competenze di base in materia di sicurezza; prevedere anche per i grandi appalti privati le medesime garanzie di qualità, trasparenza, responsabilità in solido, regolarità contributiva e contrattuale previste per gli appalti pubblici; attingere agli avanzi di bilancio dell’INAIL per investimenti strutturali in tema di prevenzione.