Class action vittoriosa di Adusbef Aps e Associazione Apnoici contro il gigante Philips: è la prima in materia di salute in Italia

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Pubblicità Philips apparecchi respiratori
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Nel giugno del 2021 la multinazionale olandese Philips aveva allertato le autorità competenti sul pericolo legato ad alcuni dispositivi medici per la respirazione, il cui utilizzo avrebbe comportato rischi per la salute dei pazienti che soffrono di disturbi del sonno e di patologie neuro-muscolari (del caso, di cui si è occupato anche Report, abbiamo già scritto in passato: «Pericolo per la salute dai respiratori, Adusbef: “Il tribunale di Milano ordina a Philips di adottare misure correttive entro il 30 aprile 2023″» e «Il caso degli apparecchi respiratori Philips Respironics Deutschland Gmbh & Co Kg, Adusbef: corte d’appello di Milano respinge il reclamo della multinazionale“» , ndr).

Il problema, in particolare, riguarda la schiuma fono-assorbente presente all’interno dei macchinari, la cui degradazione “provoca il rilascio di particelle e sostanze tossiche destinate ad essere inalate o ingerite dal paziente durante il trattamento”.

Philips aveva quindi rassicurato di risolvere il problema (mediante richiamo, sostituzione o riparazione dei dispositivi coinvolti) entro dicembre del 2022.

Tuttavia Philips non ottenne risultati tangibili, a quel punto il Tribunale di Milano, in accoglimento di un ricorso presentato dalle associazioni Adusbef APS e Associazione apnoici italiani,  in rappresentanza dei 106mila utilizzatori dei dispositivi medici della Philips per la respirazione non sicuri, e alla luce delle considerazioni espresse anche dal ministero della Salute, aveva condannato Philips SPA e Respironics Deutschland, nella sua veste di mandataria europea della fabbricante statunitense Respironics, a riparare o sostituire (entro il successivo 30 aprile) alcuni dispositivi per le apnee notturne ritenuti pericolosi per i pazienti, stabilendo una penale di 20mila europer ogni giorno di ritardo, nell’ottemperanza dell’ordine impartito a decorrere dalla scadenza del termine assegnato per il completamento del piano“.

L’azione inibitoria collettiva, la prima in materia di salute in Italia, partita per volontà dell’Associazione Apnoici Italiani e Adusbef ottenne quindi  un primo grande risultato.

Philips S.p.A. e Respironics Deutschland Gmbh & Co. KG però non si diedero per vinte e proposero reclamo con contestuale istanza di sospensione, sollevando molteplici doglianze in fatto e in diritto.

Il 29 gennaio viene emessa la sentenza definitiva della Corte di Appello di Milano (scaricabile da qui, ndr) che ha ordinato a Philips S.p.A. e a Respironics Deutschland Gmbh & Co. KG  di trovare tutti i macchinari che le società hanno venduto e distribuito e di  sostituirli con altri non dannosi, pena il pagamento di una penale giornaliera di euro 10.000,00 sino a completamento dell’attività di richiamo.

Adusbef, il presidente avv. Antonio Tanza
Adusbef, il presidente avv. Antonio Tanza

Soddisfatto del provvedimento della Corte d’appello di Milano l’avvocato Antonio Tanza, Presidente di Adusbef Aps (Associazione di Consumatori) che, con gli avvocati Vincenzo Laudadio e Paola Formica, ha sottolineato “l’enorme portata della vittoria ottenuta non solo per i pazienti apnoici, ma per tutti i consumatori. L’azione di classe inibitoria si dimostra uno strumento efficace e tempestivo che rende concreta la tutela collettiva, impedendo la prolungata esposizione a rischi per la salute e affermando il diritto individuale ad una cura sicura e l’efficacia ed effettività di tale strumento processuale che impone alla parte inadempiente di attivarsi con urgenza pena il pagamento di penali da ritardo. Abbiamo dimostrato che tutti i pazienti potevano pretendere una rapida sostituzione dei dispositivi difettosi. Questo risultato- sottolineano i legali- non apre solo la strada ai ristori per i pazienti, ma costituisce un deterrente per evitare che in futuro le imprese trascurino il diritto alla sicurezza di ciascun consumatore. Siamo molto orgogliosi del percorso intrapreso e del risultato raggiunto laddove il diritto ha incontrato la giustizia”.

Resta ancora in piedi, ovviamente, tutta la fase del risarcimento per coloro che hanno subito conseguenze da tali macchinari e, come ribadito dalla Corte, il completamento dell’azione di richiamo e sostituzione di tutti i macchinari di cui ancora in udienza il venditore sosteneva di aver perso la traccia.