ll provvedimento del Consiglio comunale di Vicenza che nel regolamento per l’accesso a
spazi di suolo pubblico ha eliminato la “clausola antifascista”, sostituendola con un
generico ripudio di “tutti i totalitarismi” continua a non dare pace a chi l’aveva promossa, l’ex sindaco Achille Variati, oggi Sottosegretario del governo agli Interni:
“Un grave errore togliere quella clausola – esordisce Variati nel messaggio che ha voluto diffondere per la sua città (video sopra) – hanno scelto il periodo peggiore, non è questo il tempo di fomentare tensioni, c’è bisogno invece di una grande solidarietà nazionale“.
“É una legittimazione per alcuni movimenti neofascisti – aggiunge tra le sue varie considerazioni – temo nuove tensioni, ma la Questura sarà attenta”.
Sulla vicenda intervengono con una nota comune anche il Movimento ecclesiale di impegno culturale di Vicenza (Meic Vicenza), il Centro Culturale San Paolo di Vicenza, il Movimento dei Focolari di Vicenza e altre associazioni diocesane di laici.
“Il cambiamento è stato proposto da un assessore (Silvio Giovine ndr) che dice di aver studiato la storia – è scritto – Facciamo notare che quel voto, emblematico al di là del suo merito tecnico, è stato voluto alla vigilia di una data, il 10 giugno, che più volte ha segnato eventi davvero memorabili: nel 1848, “la strenua difesa opposta agli austriaci”, culmine della partecipazione vicentina ai moti risorgimentali contro il dominio straniero, motivo della prima medaglia d’oro alla bandiera della città; nel 1924, l’assassinio di Giacomo Matteotti, deputato polesano, coraggioso avversario del fascismo, delitto con cui fu calpestata ogni possibile forma di dissenso e libertà parlamentare; ottant’anni fa, nel 1940; la dichiarazione di guerra da parte del duce del fascismo alleato di Hitler, inizio dell’immane tragedia”.
“Durante il ventennio mussoliniano e nella Resistenza del 43-45 – continua il comunicato – nelle vene sane del nostro popolo scorreva buon sangue di rifiuto delle oppressioni della dittatura, alla scuola che ci piace ricordare del grande vescovo Rodolfi, più volte intervenuto contro le violenze del regime. Recenti ricerche storiche, come quelle sulle suore dorotee, documentano come la scelta della libertà fu assunta e vissuta con coraggio e senza clamore”.
“A meritare la seconda medaglia d’oro non furono solo le cospirazioni partigiane, fu una diffusa partecipazione, “mentre – si legge nella motivazione – gran parte della popolazione subiva minacce, deportazioni, torture”. La storia c’insegna quanto sia giusto “il ripudio di tutti i totalitarismi”, ma a Vicenza e in Italia è bene ricordare che l’unica forma sofferta di regime dittatoriale e totalitario fu quella fascista. Quanto al richiamo, ottimo, ai principi fondamentali della Costituzione, osserviamo che essi impegnano alla ricerca di una superiore qualità della politica. Ce n’è bisogno, nelle scelte difficili di questo tempo, a livello nazionale e anche nelle amministrazioni locali“.
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