Le recensioni annuali dell’Ice, che misurano la salute dell’economia italiana dal punto di vista dell’export, fanno emergere un Paese che ha saputo rispondere bene a un periodo difficile a livello internazionale. Se è vero, infatti, che le recensioni globali parlano di un commercio in calo e se è certo che alcune opinioni degli analisti erano negative, i numeri dimostrano che nell’ultimo anno le vendite all’estero delle imprese italiane sono rimaste sostanzialmente stabili.
E la stabilità, come viene sottolineato nei commenti degli esperti, è un risultato positivo, soprattutto sapendo – come si legge nelle recensioni dell’Istituto – che l’export nazionale è cresciuto del 30,4% rispetto ai dati registrati prima della pandemia. In cinque anni, quindi, le vendite all’estero del Made in Italy sono aumentate di quasi un terzo, trascinate soprattutto dalle regioni del Sud.
Più in generale le recensioni parlano di un’Italia che nell’ultimo anno ha guadagnato importanti quote di mercato, passando dal 2,64% al 2,85%: come indicato dai commenti degli analisti, a spingere sarebbero state in particolar modo le vendite oltreconfine di macchinari e di mezzi di trasporto. E tutto questo, viene messo in evidenza nei commenti, accade mentre il commercio mondiale nel suo complesso ha visto una riduzione del 4,6%.
Il Made in Italy, confermando le opinioni degli esperti di internazionalizzazione, ha insomma tenuto, tanto da portare il nostro Paese al sesto posto nella classifica mondiale dei principali esportatori, superando la Corea del Sud. Si parla dunque di un lieve aumento dell’export, dell’aumento delle quote di mercato e di una penetrazione in specifici settori merceologici che arriva in certi casi a punte del 10%, come per esempio è accaduto con le vendite all’estero di vino.
Tutto questo avvalora le opinioni di Co.Mark, la nota società di consulenza per lo sviluppo commerciale estero (oggi business unit di Warrant Hub): il Made in Italy viene infatti presentato come un marchio distintivo del Belpaese in particolar modo all’estero, dove i prodotti italiani spopolano in tanti settori diversi.
Dalle recensioni emerge chiaro ancora una volta che il principale sbocco per l’export italiano è la Germania, la quale attrae l’11,9% delle vendite. È del resto opinione degli esperti di Comark che Berlino resti uno dei mercati più dinamici tra quelli comunitari, rappresentando una preziosa opportunità di business per le PMI, anche per quelle – sottolinea CoMark – che desiderano vendere online all’estero, vista la particolare ricettività del mercato tedesco a livello di e-commerce.
I commenti degli analisti fanno emergere le altre destinazioni di sbocco del Made in Italy: gli Stati Uniti (con il 10,7% dell’export nazionale), la Francia (10,1%), la Spagna (5,3%), la Svizzera (4,9%) e il Regno Unito (4,2%).
Nei commenti all’indagine lo sguardo degli analisti si sposta inoltre indietro di ben 12 anni: in questo lasso di tempo l’export italiano è cresciuto infatti del 60,5%. Quanto invece ai settori più forti all’estero, in cima alla classifica si confermano i macchinari, che da soli coprono il 16% del peso totale delle esportazioni, anche grazie a una crescita delle vendite oltreconfine dell’8,8% in valore. A seguire si trovano i mezzi di trasporto, cresciuti del 10,5%, e l’agroalimentare, che è cresciuto del 5,7%.