Prima della seconda guerra mondiale, due suicidi molto sospetti gravitavano intorno al Grand Hotel di Alleghe, diretto dal padrone Fiore Da Tos e dalla sua famiglia… un cold case rimasto irrisolto per molti anni. Infatti non se ne parlò più, perché subentrò la guerra, fino al 18 novembre 1946
In quel giorno vengono trovati morti Gigio e Gigia, proprietari della panetteria e dello spaccio del paese (naturalmente, non di droga!).
I due tornavano a casa in quel vicolo stretto che portava dal Grand Hotel al lago e lì furono ammazzati. Come tredici anni prima con i suicidi, arrivò il solito parroco, il solito Fiore da Tos e Reniero Massi, non più segretario del fascio, essendo cambiata la situazione nel post fascismo, ma sempre l’uomo più potente del paese.
Sembrava un omicidio per rapina perché avevano rubato alla coppia poche centinaia di lire e strappato dal collo della Gigia una collana di oro spagnolo. Reniero Massi proclamò che si trattava di una vile rapina.
Il tempo passa fino al 1952… C’era Sanremo e ciò risvegliò l’orgoglio nazionale. Poco dopo il giornalista Sergio Saviane, giovane e curioso anche lui, che frequentava il lago e che sentì voci di morti misteriose che gravitavano sempre intorno all’albergo centrale, Grand Hotel di Alleghe.
Saviane scrisse un articolo in cui affermò che in quel paese la gente conviveva col mistero delle morti degli anni trenta, non suicidi, secondo lui, ma omicidi collegati a quelli più recenti della coppia di panettieri, naturalmente senza fare nomi.
Fiore da Tos si sentì calunniato e presentò una querela contro il giornalista che fu sottoposto a processo nella città di Belluno e fu condannato al pagamento di 700.000 lire di multa.
Un magistrato di Belluno, incuriosito dal caso, incaricò il brigadiere Ezio Cesca di svolgere indagini con discrezione nel paese di Alleghe.
Così il Cesca si trasferì in incognito in cerca di lavoro e iniziò le sue indagini. Prima si concentrò sul vicolo che dall’albergo centrale portava alle rive del lago. Conobbe una bella ragazza e, corteggiandola, arrivò alla signora Corona Bant, che abitava nel vicolo in cui vennero trovati i cadaveri della coppia e con cui fece amicizia.
La signora anziana, probabilmente mossa dai rimorsi di coscienza data l’età avanzata, confessò all’amico Cesca che la notte dell’omicidio di Gigio e Gigia non riusciva a dormire e vide gli omicidi. Riferì, quindi, al vice brigadiere (in incognito) che l’agguato fu commesso da tre uomini di cui riconobbe uno: Giuseppe Gasparin. Allora il buon Cesca si concentrò su di lui e ne divenne amico offrendogli molti bicchieri di vino.
Cesca gli confidò che voleva fare un colpo ma che aveva bisogno di persone esperte e coraggiose. Gasparin si offrì di aiutarlo, affermando con orgoglio che lui aveva ucciso Gigio e Gigia dal Monico.
A quel punto scattarono le manette, Cesca rivelò la sua vera identità e la nipote di Corona Banti, che lui aveva corteggiato, si sentì tradita nel suo affetto per lui. Gasparin confessò che la notte dell’omicidio della coppia c’erano con lui Aldo da Tos e Pietro de Biasio, marito di Adelina da Tos. Tutti furono arrestati e, condotti ad Agordo, confessarono. Nel 1960 ci fu il processo e Adelina da Tos, Aldo da Tos e De Biasio furono condannati all’ergastolo mentre Gasparin “solo” a 30 anni.
Ma rimaneva un mistero: la vicenda dei suicidi di tanti anni prima e il movente dell’omicidio della coppia di panettieri.
Ne parleremo nella prossima puntata.
“Narrazione” del dottor Elio Balsamo – giudice di pace in pensione- trascritta da Maria Cristina Strocchi