Colf, badanti e baby sitter, appello USB a regolarizzare gli immigrati: “non stanno lavorando, rischiano di finire per strada”

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Il vero problema è non lasciare nessuno indietro – è la denuncia diffusa da Usb Immigrati – Anche a seguito dei decreti sicurezza abbiamo circa 600 mila cittadini stranieri non regolarmente soggiornanti destinati allo sfruttamento, al lavoro nero e alla precarietà.

Regolarizzare significa fare giustizia anche verso le famiglie oneste che soffrono la concorrenza iniqua di chi impiega il lavoro nero. Si tratta di un provvedimento urgente e utile per tutti, tranne che per le mafie sfruttatrici.

Al lavoro domestico, nel quale si stima ci siano circa 200 mila non comunitari senza permesso colf, badanti e baby sitter. Molte di loro non stanno lavorando, non hanno soldi per l’affitto e rischiano di finire per strada. Non possiamo mantenere esseri umani nell’ invisibilità, come si dice siamo tutti sulla stessa barca.

Siamo tutti bloccati nello stesso stato dove uno ha diritto alle cure, l’altro non ha diritto di esistere. Usb resterà a fianco degli ultimi finché lo Stato non metterà in regola cittadini extracomunitari. Intanto vi invitiamo sempre a firmare la petizione che ci aiuta di uscire dal mondo invisibile a tanti lavoratrice di questo paese.

Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte
Al Ministro degli Interni Luciana Lamorgese
Al Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo

Oggetto: la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici domestiche

La presente O.S. e le associazioni firmatarie segnalano la condizione in cui versano centinaia di migliaia di lavoratrici domestiche, colpite come tutti noi dalle conseguenze del Covid-19. Per queste lavoratrici, in larghissima parte non italiane e purtroppo spesso in condizione di irregolarità quanto al titolo di soggiorno, l’emergenza coronavirus è destinata a produrre effetti drammatici. La specifica condizione di operatrici dedite alla cura di persone anziane, proprio il settore di popolazione più fragile e maggiormente esposto alle conseguenze del virus, mette queste lavoratrici di fronte ad una condizione molto complicata. Per queste lavoratrici non ci sono le precauzioni previste per gli operatori del settore sanitario, che pure hanno subito un alto numero di decessi. Non ci sono dpi, non c’è sanificazione, non c’è assistenza medica. Queste lavoratrici sono a contatto fisico diretto con l’utenza e ne costituiscono in molti casi l’unica possibilità di assistenza. Queste lavoratrici sono esposte al contagio e non hanno alcun modo di proteggersi. Per loro non vale la precauzione della distanza di un metro o altro.
Quello che rende però intollerabile la loro condizione è che siano in larga parte costrette a nascondersi e a rendersi invisibili, il che le espone ulteriormente e le rende ancora più vulnerabili al rischio del contagio.
I decreti emanati negli ultimi anni in materia di immigrazione hanno ridotto in clandestinità centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, chiusi tra l’impossibilità di fare ritorno in patria e l’impossibilità di acquisire una condizione di regolarità a risiedere in Italia. Un danno alla convivenza sociale, un danno economico all’ orario pubblico ed un fattore di illegalità diffuso e permanente.
La situazione di grave emergenza prodottasi con la diffusione del coronavirus può essere l’occasione per rimediare a questa situazione, consentendo a tanti e a tante di emergere dall’ invisibilità, acquistando lo status di cittadino regolare e lavoratore pienamente riconosciuto nei sui diritti e regolarmente contrattualizzato.
Vi chiediamo pertanto di considerare, tra i provvedimenti che prenderete nei prossimi tempi per affrontare questa condizione così complessa per il Paese, delle misure che consentano di uscire dalla irregolarità, mettendo tutti questi lavoratori e queste lavoratrici in grado di accedere ad un regolare rapporto di lavoro.