Da gennaio le famiglie italiane fanno i conti con l’aumento della retribuzione prevista per colf e badanti, che grava su un’economia domestica già molto provata.
Il Contratto Collettivo Nazionale prevede un adeguamento annuale dei livelli minimi delle retribuzioni in base all’inflazione, realizzato da una Commissione nazionale formata da parti datoriali e sindacali e convocata dal Ministero del Lavoro. In mancanza di accordo, come accaduto da ultimo, l’adeguamento avviene automaticamente, nella misura dell’80% dell’inflazione per le retribuzioni minime e nella misura del 100% dell’inflazione per i valori convenzionali di vitto e alloggio dei lavoratori.
Questo il motivo per cui il 2023 è iniziato con un aumento del 9,2%, da 109,00 a 145,00 euro in più, per le famiglie che applicano retribuzioni minime contrattuali. I sindacati hanno scelto di non accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali di scaglionare gli aumenti per colf, badanti e baby sitter nel corso dell’anno.
Va da sé che il rischio reale è un aumento del lavoro sommerso, già piaga diffusa nel settore.
Dal IV Rapporto Annuale sul lavoro domestico è emerso che, nonostante i passi avanti fatti nel 2020, il settore domestico vanta un triste primato nella classifica dei lavori con più alto tasso di irregolarità, che si attesta al 52%, contro una media nazionale, comprensiva di tutti i settori, del 12%. Il tema dell’irregolarità richiama anche l’altro aspetto fondamentale, quello della sicurezza di lavoratori, che, se non regolarizzati, non fruiscono di alcuna protezione.
Meritocrazia Italia ritiene fondamentale avviare una campagna di sensibilizzazione capillare, volta alla definitiva rimozione di una serie di stereotipi cristallizzati da tempo. Un esempio è rappresentato proprio dalla convenienza del sommerso, atteso che, in realtà, i contributi in questo settore incidono solo per il 15%. Per altro verso, gli infortuni che sono tra i più frequenti e possono portare gravi conseguenze.
In più occasioni Meritocrazia ha avuto modo di evidenziare la necessità di intervenire per risolvere queste criticità. Oggi torna a chiedere:
– il finanziamento di un’apposita ‘cassa malattia’ presso l’Inps, per sostenere il collaboratore familiare in caso di malanni di qualsiasi tipo e dare al contempo la possibilità alle famiglie datrici di lavoro di provvedere con un contratto di sostituzione a condizioni agevolate;
– l’estensione ai collaboratori familiari della maternità facoltativa, con possibilità di congedi parentali e permessi per allattamento, attualmente non previsti;
– l’incentivazione della regolarizzazione dei rapporti di collaborazione familiare, consentendo alle famiglie la detraibilità integrale (o con diversa percentuale di favore) dei compensi e contributi corrisposti, anche mediante l’eventuale attribuzione della funzione di sostituti di imposta, sì da contrastare l’ingente ricorso al lavoro sommerso e contestualmente evitare la prassi di simultaneo accesso dei collaboratori alle diverse forme di assistenza sociale, con doppia perdita economica per il gettito fiscale dello Stato;
– di implementare il sistema dei controlli per evitare l’uso del sommerso fortemente diffuso in tale comparto;
– di diffondere occasioni di incontri di informazione e formazione affinché si comprendano con precisione le caratteristiche di questi settori, analizzando diversi punti di vista, per dare strumenti necessari nella scelta delle migliori soluzioni.
Stop war.
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Fonte: Meritocrazia Italia