Sono appena arrivato a Vicenza da uno dei miei frequenti viaggi da Roma, dove sono da tempo per motivi familiari e da cui conto a breve di ritornare a Vicenza anche per essere presente dal vivo a certi avvenimenti come i consigli comunali, in particolare quello di stasera, ancora in corso e in cui si sarebbe verificato un episodio, il condizionale è d’obbligo, disdicevole e che ah visto come protagonista, in un modo o nell’altro, Raffaele Colombara, consigliere comunale di Quartieri al centro.
Al termine di un intervento del consigliere comunale di opposizione, Raffaele Colombara, e mentre il presidente Sorrentino dà il via alla votazione su una questione di variazione di bilancio si sente in sottofondo ma chiaramente, sia pure senza che venga inquadrato lo “speaker”, una esclamazione che alcuni, molti (ma giudicate voli dall’audio del video in copertina che è stato fatto pervenire a noi come ad altri colleghi) dicono sia “dio c…“, ma che, per altri, pochi, è stata un sia pur intenso “Dio caro!”.
Non a caso usiamo l’iniziale minuscola per la classica bestemmia veneta e la maiuscola per quella che potrebbe essere un’invocazione religiosa per un intervento del Buon Dio a ben ispirare i voti dei consiglieri…
Abbiamo chiesto a vari (non tutti, non ci è stato possibile) esponenti di maggioranza e minoranza chi fosse l’autore, dopo aver interpellato in primis l’accusato” per l’espressione con la “d minuscola”, proprio l’autore dell’intervento in discussione, Raffaele Colombara.
Tutti o quasi quelli che hanno risposto e presenti al Consiglio comunale “dal vivo” hanno concordato sulla voce di Colombara.
Ma ecco la divisione, anche qui politica?
I consiglieri di maggioranza ci hanno confermato che l’iniziale giusta è quella minuscola chiedendo però ognuno di loro l’anonimato sull’autore, pur con una motivazione del tipo “non vogliamo infierire” (noi abbiamo conservato le chat di “identificazione” per dovere giornalistico ma, ovviamente, protette in ogni caso e da tutti per il dovere di riservatezza).
Se, invece, Otello Dalla Rosa ci ha riferito “mi spiace, un po’ prima delle 20 sono andato via per un impegno personale”, la capogruppo del Pd, Isabella Sala, ci ha scritto “Ciao. Ho sentito, visto che ero seduta dal alto opposto, che Cattaneo (Forza Italia, ndr) parlava di una offesa a un credo religioso ma non ho proprio capito a cosa si riferisse. E sinceramente non sopporto le bestemmie da quando ero ragazza, non le reggo proprio anche se le hanno utilizzate esimi scrittori. Per cui non ho neanche voglia di ascoltarle“.
L’intervento più netto pro Colombara è stato quello neo consigliere comunale di Coalizione Civica per Vicenza, Leonardo “Dodo” Nicolai: “Ciao! Guarda io ero di fianco a Raffaele e ho sentito distintamente il “caro” che ha detto“.
Mentre stiamo per chiudere questo, comunque, poco piacevole pezzo di cronaca, ci raggiunge direttamente Raffaele Colombara che ci dice “ho atteso volutamente la fine del Consiglio Comunale per rispondere a voce. Premesso che l’aggettivo che ho usato è stato ‘caro!”, e ci sta, perdonami, quando davanti hai un muro, aggiungo che querelerò chi mi ha messo in bocca una frase non mia!“.
Alla richiesta di inviarci due righe di riassunto delle sua telefonata, emozionata e risentita verso chi lo accusa, per riportarla nel modo più chiaro possibile ecco cosa ci ha scritto: “Al di là dell’espressione più o meno colorita e come può essere stata interpretata, il fatto che la maggioranza, invece di rispondere sui veri problemi, abbia bisogno di stigmatizzare quello che viene detto a microfoni spenti da chi fa delle critiche la dice lunga della sua pochezza e di come pensano di nascondere in questo modo il fatto che sono inconcludenti, fatto che per un amministratore è la vera cosa grave”.
Conoscendo la religiosità e moralità, spesso, se non sempre, mostrata, anche pubblicamente da Raffaele Colombara anche in battaglie contro la prostituzione a S. Lazzaro, e avendo anche vissuto per trent’anni a Vicenza, dove il dio con la d minuscola viene invocato, anche se in maniera non proprio commendevole, quasi con la stessa frequenza dell’intercalare “ciò” ci piacerebbe credere all’invocazione maiuscola, anche se, comunque, forte” in quanto chiaramente e forbitamente sostitutiva di quella minuscola.
Ma occorre che qualcuno chiarisca il tutto, magari il presidente del Consiglio Comunale, Valerio Sorrentino, dietro attenta verifica di audio e provenienza della voce.
Lui sarebbe il “giudice” più credibile istituzionalmente prima ancora deìi chissà quanti post su Facebook e di chissà quanti comunicati e dichiarazioni che accoglieremo, per dovere anche qui di cronaca, ma che, direbbero a Napoli, faranno tanta “ammuina“…
Il secondo giudice sarà poi quello che nelle segrete urne del 2023, valuterà maggioranza ed opposizione attuali e la loro capacità di realizzare i programmi (proclami?) futuri.
L’altro Giudice, quello eterno, lasciamolo, intanto, un po’ in pace, visto che fa fatica ad “crearla”, la pace, anche nei territori, non solo quelli ucraini, martoriati da guerre, la massima parte senza ribalta mediatica, che fanno 168.000 morti all’anno per non parlare delle guerre da “globalizzazione” ai 3 milioni di bambini all’anno che muoiono di fame!