Dopo tanti rinvii, il primo dei quali legato anche al cambio del governo, e dopo tante resistenze del “sistema” forse sta per partire la seconda commissione di inchiesta sul sistema finanziario e bancario con molti più, ma contrastati, poteri della prima che si risolse in un talk show condotto dall’astuto, e sistemico, presidente Pier Ferdinando Casini, di sei mesi sull’allora ministra Elena Boschi, il diversivo perfetto per non andare a fondo nelle responsabilità soprattutto di Banca d’Italia nel crac delle banche italiane, in primis le due venete Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Ora, quindi, per la conferenza dei capigruppo, il cui presidente di turno da Roberto Calderoli, la commissione di inchiesta sulle banche è convocata (Policy News) per giovedì 19 dicembre, alle 9, per la sua costituzione e l’elezione dell’ufficio di presidenza anche se non è ancora stata diramata la convocazione ufficiale.
Saltata la candidatura iniziale alla presidenza del pentastellato Pierluigi Paragone, senatore M5S di provenienza Lega, che sul virulento attacco mediatico al sistema aveva basato la sua auto promozione, sponsorizzata anche dalle due associazione vicine a Lega (quella di Luigi Ugone) e M5S (avv. Andrea Arman) ma non sufficientemente garante dell’equilibrato lavoro dei commissari, è partito il toto nomine.
Il M5S, “bruciato” Paragone, che anche per questo da qualche tempo mostra insofferenza di fatto nei confronti di Di Maio nei corridoi reali e virtuali del Movimento, indicherà il senatore Elio Lannutti, alla sua terza legislatura (la prima fu con Italia dei Valori) e già presidente, poi cointestato di Adusbef, come suo candidato alla presidenza in base all’esito della votazione avvenuta nei gruppi parlamentari, come riferisce (Radiocor) il presidente dei senatori del Movimento, Gianluca Perilli, interpellato a Palazzo Madama.
Ma non è certo se su questa candidatura convergerà l’intera maggioranza tanto più che già vi si oppone in un twit il deputato di Italia Viva Gennaro Migliore (ex Sel e poi eletto col PD) con la motivazione di antisemitismo di Lannutti, di fatto una bufala che ora torna utile ai giochi sotto banco: “Chiedemmo le dimissioni per indegnità del senatore Lannutti quando rilanciò l’infamia dei Savi di Sion, la peggiore melma antisemita. Ora viene proposto come presidente della commissione banche. ItaliaViva non lo voterà mai. E sarebbe
incredibile che qualcun altro lo votasse”.
In questa bagarre, al solito poco degna, ci si dimentica di pensare ai risparmiatori azzerati anche se non soprattutto dall’indifferenza e incompetenza reale dei parlamentari.
E, se prendiamo per buono il sondaggio di Noi che credevamo nella BPVi, di certo significativo con i suoi circa 2.500 iscritti se hanno pesato nella costituzione del nuovo governo i poco più di 25.000 votanti sulla piattaforma Rousseau, un nome di compromesso è già apparso.
Dopo il “rancoroso” Paragone, da sempre vicino all’associazione vicentina, e sia pure a debita distanza. il nome più gettonato col 14% dei “like” è stato quello dell’on. di lungo corso Pierantonio Zanettin (Forza Italia), avvocato vicentino, anche lui ex socio BPVi, ed ex membro del Csm.
A indicarlo sono stati, come detto, i simpatizzanti di Ugone, da sempre a dir poco ostile al politico e professionista locale che, pure, da tempo, su questo e su altri mezzi, oltre che soprattutto in aula, si è dato da fare per il Fondo Indennizzo Risparmiatori ed ha avuto il coraggio di presentare interrogazioni a di poco taglienti sulle presunte interferenze della Ue sull’allora bozza di progetto di indennizzo, sui comportamenti equivoci della Sga in Albania, su possibili anomalie nell’assegnazione degli indennizzi e sui malfunzionamenti del portale Consap
Ora Zanettin non potrà essere presidente della Commissione di inchiesta sulle banche, ruolo che spetta di diritto all’attuale maggioranza, ma, se fossimo in chi sta nelle buie delle stanze, un po’ di luce su di lui come vice presidente di garanzia, per istituzioni e risparmiatori, la dirigeremmo.
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