Le camere sono state sciolte e si affretta a tirare fuori un qualche documento conclusivo la Commissione d’inchiesta sulle banche, già costretta a chiudere per tempo i suoi rapidi e farraginosi lavori all’insegna del fumo, tanto, e dell’arrosto, molto sulla griglia ma con i carboni tenuti accuratamente spenti da competenze discubili di gran parte dei commissari e da ricatti incrociati che hanno trasformato in lotta politica la ricerca della, e delle verità, sulle banche disastrate, prima, da molti manager allo sbaraglio, tra cui noti padri padroni, e distrutte, poi e spesso, da una vigilanza che ha fatto loro d’esempio.
Tra chi ha provato con costanza a fare il suo c’è stato indubbiamente il senatore pentastellato Gianni Girotto, che non si è peritato di chiedere lumi a chi potesse aiutarlo a districare almeno qualche nodo di una matassa che, fatta com’è di fili di acciaio e non di lana, grava sui risparmiatori traditi, nel portafoglio e nella dignità, a centinaia di migliaia.
È Girotto, quindi, ad informarci che «il presidente della commissione, Pier Ferdinando Casini, per legge deve presentare un documento descrittivo dei lavori fatti, per poi analizzare con i consulenti eventuali proposte condivise che possano essere integrate nel report. Ogni gruppo, poi, dovrebbe avere la possibilità di declinare gli aspetti più importanti nella propria appendice che dovremmo avere pronta per il 13 gennaio (a grandi linee). La relazione non possiamo terminarla oltre il 27 gennaio secondo Casini. Questa è la versione uscita dall’ufficio di presidenza di oggi».
Amen, nella speranza che il documento non produca, magari scritto in più versioni, altra fuffa sotto forma di cespugli nei… Boschi.