Commissione Ue, pronta la squadra di von der Leyen: Fitto verso vicepresidenza

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Oggi a Strasburgo la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen presenterà, prima ai capigruppo del Parlamento poi alla stampa, il nuovo collegio dei commissari. Lo annuncia via social il portavoce capo Eric Mamer, confermando le attese della vigilia.

L’annuncio arriva all’indomani del colpo di scena nella formazione della Commissione von der Leyen bis. Il commissario al Mercato Interno e all’Industria, il francese Thierry Breton, candidato per un secondo mandato e in predicato di assumere il portafoglio della politica industriale in materia di difesa, si è dimesso con effetto immediato, pubblicando una lettera di fuoco contro la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Le accuse di Breton  

In sostanza, Breton accusa von der Leyen di aver chiesto al presidente francese Emmanuel Macron di cambiare candidato, promettendo in cambio alla Francia un incarico migliore. La mossa di von der Leyen sarebbe dovuta a “ragioni personali”, ha scritto Breton, accusando la presidente di non averne mai parlato con lui. Per Breton la vicenda sarebbe l’ennesima prova di una gestione “carente” da parte di von der Leyen. L’Eliseo ha comunque indicato al posto di Breton Stéphane Séjourné, già capogruppo di Renew Europe a Strasburgo e ministro degli Esteri. La Francia, hanno indicato fonti dell’Eliseo, dovrebbe avere “un portafoglio chiave, incentrato sui temi della sovranità industriale e tecnologica e della competitività europea”.

Séjourné dovrebbe essere meno difficile da gestire per von der Leyen rispetto a Breton. Il commissario francese dimissionario, che è un ex Pdg, l’equivalente del nostro amministratore delegato, ed ex ministro dell’Economia, per il suo curriculum era uno dei pesi massimi della Commissione. Aveva svolto un lavoro prezioso durante la pandemia, organizzando da zero la produzione in massa dei vaccini anti-Covid. Breton, però, pur essendo sempre leale verso la presidente (in conferenza stampa l’ha difesa in diverse occasioni), aveva più volte dato segnali di insofferenza nei suoi confronti. Von der Leyen veniva accusata tra le righe di accaparrarsi, anche a livello mediatico, tutti i meriti del lavoro fatto dai suoi commissari. La viceportavoce capo della Commissione Arianna Podestà ha detto che la presidente “prende atto e accetta” le dimissioni del commissario Breton “e lo ringrazia per il lavoro svolto durante tutto il mandato e in particolare per i progressi fatti sul Digital services act e sulle altre regolamentazioni relative al digitale”.

La reazione di X

Le dimissioni di Breton sono state salutate con giubilo dalla Ceo di X, Linda Yaccarino: “E’ un bel giorno per la libertà di parola”. Breton ha più volte ‘incrociato le lame’ con la ex Twitter, rilevata dal miliardario Elon Musk, per costringerla a seguire le leggi Ue. Più o meno lo stesso concetto era già stato espresso dal capodelegazione della Lega, Paolo Borchia: “L’annuncio delle dimissioni di Thierry Breton – ha detto – è una buona notizia per tutti coloro che in Europa e nel mondo hanno a cuore il sacrosanto principio della tutela dell’informazione libera e della libertà di espressione”.

Cosa succede oggi

In teoria oggi la giornata dovrebbe iniziare con l’esame, da parte della commissione Juri, delle dichiarazioni presentate dai candidati ai fini della valutazione di eventuali conflitti d’interesse. Segue poi l’audizione, di tre ore, dei candidati nelle commissioni competenti. Si tratta di un processo impegnativo, che può prevedere un’audizione aggiuntiva. E’ già successo in passato che alcuni candidati commissari siano stati bocciati in commissione. Nel 2019 venne bloccata la candidata commissaria francese Sylvie Goulard, per vendetta contro l’impallinamento degli Spitzenkandidaten operato in Consiglio Europeo da Angela Merkel ed Emmanuel Macron.

Quest’anno, secondo una fonte parlamentare, sembra particolarmente a rischio il commissario ungherese Oliver Varhelyi, uscente e ricandidato, un diplomatico, se non altro perché in una audizione si è lasciato sfuggire, a microfono aperto, la parola “idiota”, in relazione agli eurodeputati. Non il miglior viatico per una riconferma.

Sulle deleghe e sulle vicepresidenze decide von der Leyen, che sta trattando in queste ore a Strasburgo con i gruppi politici. Le indiscrezioni si rincorrono, ma con l’uscita di Breton il pallino è più che mai nelle mani di von der Leyen, che oggi potrebbe scoprire le carte, malgrado la candidata slovena sia ancora bloccata (deve essere ascoltata dal Parlamento di Lubiana, ma l’audizione non si tiene per motivi di politica interna). Séjourné, a differenza di Breton, non ha un background economico.

Il ruolo di Fitto Raffaele Fitto, colui che portò Fdi nel gruppo Ecr e che il capogruppo del Ppe Manfred Weber ha definito “il mio amico” (ha un passato in Forza Italia), potrebbe essere tra i vicepresidenti esecutivi, anche se i Verdi hanno ribadito la loro contrarietà. Secondo una fonte parlamentare non italiana, è probabile che Fitto diventi vicepresidente esecutivo. Quanto alle deleghe, fonti parlamentari di destra escludevano, già la settimana scorsa, che l’Economia potesse andare a Fitto, mentre la Coesione e la Recovery and Resilience Facility venivano considerate molto probabili. La squadra, quali che siano le deleghe, vedrà sei membri della von der Leyen uno confermati: la stessa von der Leyen, Valdis Dombrovskis (Lettonia), Maros Sefcovic (Slovacchia), Dubravka Suica (Croazia), Oliver Varhleyi (Ungheria), Wopke Hoekstra (Olanda) e 21 nuovi membri. In tutto, se sarà confermata la candidata slovena Marta Kos, saranno 11 donne e 16 uomini.

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