La Compagna Piagnina: la prof. Donatella di Cesare posta “pro” Barbara Balzerani ma si picca per le proteste “squadriste” dei giovani di FI

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Il post della prof. Donatella di Cesare
Il post della prof. Donatella di Cesare

Il 4 marzo 2024 Barbara Balzerani, brigatista ed assassina, ha (con colpevole ritardo) liberato il mondo dalla sua presenza. Donatella di Cesare, ordinaria di filosofia alla Sapienza di Roma, editorialista, saggista e volto noto in TV  ha deciso di commentare l’evento su X, con questa perla di saggezza: «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna».

L’insostenibile stupidità del tweet è incommentabile e può essere paragonata solo ai cori “Duce! Duce!” dei minus habentes in pellegrinaggio a Predappio. Con la non trascurabile differenza che questi ultimi non insegnano alla Sapienza.
Di Cesare ha velocemente rimosso il post, ma invece di scrivere qualcosa tipo “scusate, ieri sera troppa grappa!“, ha dato la colpa agli altri, a quelli  che “fraintendevano” ed “interpretavano pretestuosamente” la sua “compassione umana rispetto a una persona che scompare“.
Inutile sottolineare che di persone che scompaiono ce ne sono tante tutti i giorni, e quasi tutte meritano più compassione della Balzerani.
Ora, è capitato che il 14 marzo i Giovani di Forza Italia (le giovani sono ancora in gramaglie per la prematura dipartita di Silvione) abbiano inscenato una protesta silenziosa durante una lezione della professoressa, esponendo in aula dei cartelli con le foto di alcune vittime delle BR.
E la Di Cesare, invece di abbozzare e fare come il giunco, che si piega fino al passaggio della tempesta, ha postato un nuovo commento social denunciando “un’intimidazione squadrista” e la violazione di vari diritti. Come se gli squadristi, tra l’altro, si limitassero ad esporre cartelli.
Questo atteggiamento fa venire alla mente i neonazi che si lamentavano per il boicottaggio della loro casa editrice al Salone del Libro di Torino.
Solo che quelli almeno sapevano ciò che stavano facendo e se la ridevano sotto le svastiche, parlando di mancanza di democrazia.
Di Cesare invece, vibrante di indignazione virtuosa, è davvero convinta di poter dire o scrivere qualsiasi oscenità (ci manca solo “le BR hanno fatto anche cose buone“) senza ricevere contestazioni di sorta.
Dimostrando una volta di più che gli estremi sono così estremi che alla fine fanno il giro e quasi si toccano.