Tra le numerose iniziative che l’associazione mette in campo, quella che al momento sta assorbendo le energie maggiori è il progetto “Fuori di zucca”. Si tratta di un negozio di frutta e verdura che sorge vicino alla sede dell’associazione, in via Natale del Grande 8, sotto le gradinate dei Distinti dello stadio Menti di Vicenza. Qui i ragazzi di Agendo vendono prodotti alimentari e ortofrutticoli locali da coltivazioni biologiche, frutto del lavoro di persone impegnate in percorsi di inclusione sociale. Nel 2017 l’associazione ha rilevato l’esercizio avviato dalla cooperativa sociale “I Berici”, ma con un’idea in più: creare un luogo dove far crescere i ragazzi con un’attività di apprendistato per formare bravi commessi, persone autonome e di qualità, in grado di trovare il proprio posto nel mondo per quello che sanno fare davvero e non per semplice buonismo. Il negozio è il completamento di un percorso che i ragazzi già conoscono avendo svolto attività in una fattoria sociale, e soprattutto dà la possibilità di seguire da vicino l’intero iter formativo, con personale adeguato. Dopo il riallestimento del negozio e una prima fase di avvio, con l’affollata inaugurazione del 2 dicembre 2017, il 25 gennaio 2018 la serranda si è alzata, così, sul primo vero apprendistato. L’iniziativa ha avuto notevole risonanza ed è valso all’associazione il premio “Associazione dell’anno” per il 2017, conferitole dal Centro servizi per il volontariato provinciale.
Con “Fuori di Zucca”si coltiva l’inclusione
In Italia come in tutto il mondo, la sindrome di Down ha una frequenza relativamente alta. Un bambino su 6oo nasce con questo tipo di condizione genetica, diagnosticabile già al momento della nascita. Si stima che in Italia vivano circa 50.000 persone con sindrome di Down con 700 nascite all’anno (due al giorno). A Vicenza sono presenti circa 450 persone con sindrome di Down: è di loro che si occupa l’associazione Agendo onlus, nata nel 1985 sull’esempio di analoghe associazioni italiane e straniere con l’obiettivo di promuovere le conoscenze sulla sindrome di Down e sollecitare le strutture territoriali socio-sanitarie e scolastiche già esistenti, all’attuazione degli opportuni interventi riabilitativi ed educativi.