“Fu vera gloria?” si chiedeva Alessandro Manzoni a proposito di Napoleone Bonaparte nella celeberrima “Il cinque maggio” e concludeva un po’ pilatescamente: “Ai posteri l’ardua sentenza”. Mi sono tornati in mente i versi dell’autore dei Promessi sposi, con un’audace e irriverente associazione di idee, a proposito della vittoria del Vicenza nella trasferta a Lignano Sabbiadoro contro il Pordenone.
È difficile, infatti, parametrare il primo successo in campionato dei biancorossi: maggiore il merito della squadra di Cristian Brocchi o il demerito dei “ramarri”? Sarebbe comodo lavarsene le mani e rinviare il giudizio al prosieguo del campionato, ma il commento va fatto hic et nunc. E allora la sintesi dell’analisi è che i rispettivi meriti e demeriti hanno contribuito in ugual misura.
L’inconfutabile dato di partenza è la pochezza del Pordenone, squadra con pochissima qualità e mal strutturata, al livello di Serie C. E non si può dire che la figuraccia rimediata dai giocatori allenati da Rastelli sia stata provocata dal Vicenza che, ricordiamolo, ha concesso due gol e un palo al peggior attacco del campionato e, per tutto il primo tempo, non è stato certo superiore nel gioco.
La vittoria va quindi commisurata all’avversario e ad alcuni episodi favorevoli. Il primo al 7’ quando Folorunsho (il peggiore in campo… e ci lamentiamo di Longo!) riceve un assist involontario di Padella e, sottomisura, colpisce l’esterno del palo. Il secondo alla mezzora: cross da destra Di Pardo, incredibile pasticcio di due difensori e assist involontario ricambiato a Longo che, in assoluta solitudine, mette in rete da due passi il pallone dell’1-0. Il terzo al minuto 37 della ripresa, in cui Barison atterra in area Meggiorini con un fallo talmente impercettibile che, non solo l’arbitro non lo vede in diretta, ma è anche necessaria una non breve disamina del VAR per assegnare il calcio di rigore ai biancorossi. Se questi episodi fossero andati in altro modo, la partita avrebbe potuto avere un esito diverso.
Ciò non toglie che il Vicenza ha meritato i tre punti perché ha giocato (un po’) meglio del Pordenone, com’è confermato dalle statistiche da cui risultano a favore dei vicentini quasi tutti gli indici: il possesso palla (56% contro 44), i tiri (22-18), i passaggi (408-303).
Dov’è stata veramente superiore la squadra di Brocchi? Senz’altro a centrocampo, anche se il corrispondente reparto avversario si è dimostrato il peggiore di quelli finora incontrati. Il merito di questa superiorità va attribuito senz’altro all’allenatore, che ha finalmente archiviato l’autolesionistico rombo tanto caro a Di Carlo, rinunciando al centrale (che per ora non ha a disposizione) e sostituendolo con due mediani in grado di assicurare corsa e contrasto in mezzo al campo.
Brocchi ha pure rinforzato le fasce con due esterni capaci di spingere e di difendere, anche se la mossa non gli è riuscita del tutto perché Di Pardo (soprattutto) e Crecco hanno sì implementato il gioco sugli out ma saranno da rivedere nella fase difensiva, quando – come quinti del reparto arretrato – dovranno aiutare, più che a Lignano, i tre centrali.
Il nuovo centrocampo è stato più tonico, strutturato e continuo rispetto alle versioni precedenti e, pur agevolato da avversari tutt’altro che portati al pressing, ha fatto fronte più che a sufficienza ai due compiti di spettanza, costruire il gioco e interdire quello avversario. Non ha convinto invece la difesa a tre ma non come scelta tattica quanto piuttosto per le prestazioni sottotono dei giocatori, piuttosto a disagio pur contro attaccanti che non si possono certo definire top di categoria. Il secondo gol incassato è stato la fotocopia di tanti dell’anno scorso: punizione laterale dalla trequarti e incornata facile facile.
Un grande Davide Diaw è stato l’architrave dell’attacco vicentino. Due suoi assist (il primo addirittura spettacolare) hanno portato ad altrettanti gol ed è stata un gioiello, nel primo tempo, una sua puntata sulla fascia sinistra conclusa con un cross radente su cui nessun compagno si è preoccupato di lanciarsi. Diaw ha giganteggiato per tutta la partita, correndo e rincorrendo, battendosi su ogni palla, cercando il gol con volontà e insistenza. Il migliore in campo, peccato che non sia riuscito a segnare come avrebbe meritato. Certo, se invece di fare gli assist, magari li ricevesse, avrebbe già riempito il vuoto delle marcature personali in questo campionato. E, forse sarebbe il caso di far in modo che la sua azione si avviasse più vicino alla porta, dove per ora arriva quasi sempre da metà campo tant’è che è spesso costretto a tirare dal limite dell’area, com’è successo anche a Lignano.
Un altro giocatore da riposizionare è Proia, che non è un trequartista ed è sacrificato in un ruolo che non gli permette di far vedere le sue qualità. Quando lo ha sostituito Dalmonte, si è vista chiaramente la differenza di rendimento dei due. Non sarà però semplice trovare il posto giusto per il centrocampista romano, forse con l’avvento di un regista potrà trovare un partner che lo valorizzi, proprio come faceva Iori nel Cittadella.
Le due settimane di pausa arrivano al momento giusto per recuperare gli infortunati, portare in condizione gli ultimi arrivati e provare nuovi assetti e schemi. C’è un calendario difficile nel prossimo mese.