Nei mesi scorsi si è persa l’occasione di risolvere la questione dell’equo compenso, con la mancata approvazione del disegno di legge (AS2419) appunto su «Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali».
Oggi il problema sembra caduto nel dimenticatoio.
Il provvedimento ha avuto un iter piuttosto travagliato: l’ultima versione del testo assorbiva ben 5 proposte di legge, delle quali 3 presentate da ciascuno dei cofirmatari del provvedimento, e solo con una difficile mediazione politica si era arrivati alla approvazione alla Camera dei Deputati il 13 ottobre 2021 e successivamente lo scorso 29 giugno in Commissione Giustizia al Senato, che, peraltro, ne aveva confermato i contenuti evitando una terza lettura.
Tuttavia l’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato, fissata per il 20 luglio 2022, non c’è mai stata a causa della crisi politica e del venire meno del sostegno dei partiti allo scorso governo.
Anche il testo in materia di equo compenso è stato travolto da una serie di liti elettorali che hanno visto una parte politica imputare all’altra le criticità presenti nel provvedimento e dunque la responsabilità della mancata approvazione. I dubbi hanno riguardato la parte in cui si prevede che gli ordini professionali possano adottare delle sanzioni nei confronti dei professionisti che non rispettano le prescrizioni, con gravi ripercussioni sulla fascia più giovane.
Ora, però, non si rinvii oltre.
Meritocrazia Italia auspica sensibilità da parte del nuovo governo e torna a chiedere che la questione dell’equo compenso venga riportata in agenda politica, non solo perché si tratta dell’equità della remunerazione rispetto a comportamenti elusivi di clienti forti o della pubblica amministrazione, ma soprattutto perché restituire dignità e competenza alla libera professione significa farsi carico della tutela dei diritti di tutti i cittadini ed evitare quella recessione economica paventata soprattutto dai più giovani.
Per questo, Meritocrazia auspica che
– la tutela delle professioni intellettuali venga affrontata sotto il focus costituzionale del riconoscimento della dignità del lavoro e della qualità di esso al fine del miglioramento delle prestazioni e dunque della miglior garanzia dei diritti;
– venga considerata l’opportunità di favorire il monitoraggio delle attività su cui incide e si applica l’equo compenso, mediante l’istituzione di organismi di controllo ad hoc a partecipazione mista, ministeriale e dei rappresentanti dei professionisti;
– venga operato un ragionevole bilanciamento degli interessi, riportando su un piano sostanzialmente paritario la contrattazione tra i c.dd. clienti forti (banche, assicurazioni, pubblica amministrazione, etc.) e le categorie dei professionisti;
– venga favorita la corretta applicazione, sia in ambito giudiziale che stragiudiziale, dei parametri tariffari, da parte degli organi giudicanti, al fine di rendere effettiva l’applicazione delle regole sull’equo compenso.
Stop war.
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Fonte: Con la nuova stagione di riforme, la questione dell’equo compenso non resti nel dimenticatoio