Il copione, stavolta, non è stato rispettato. Quello abituale prevedeva un Vicenza in tiro nel primo tempo e passivo nella ripresa. Contro la SPAL è andata esattamente al contrario: fino al 45’ i biancorossi hanno fatto molta fatica in tutte e due le fasi e il vantaggio della squadra allenata da Pasquale Marino è risultato legittimo; dal ritorno in campo, o più precisamente: dall’ingresso in campo di Dalmonte e dalla conseguente rimodulazione della squadra, l’inerzia del gioco è passata al Lane e solo la scarsa dimestichezza con il gol (diciamo così…) degli attaccanti ha permesso agli spallini di tornare a Ferrara imbattuti.
Ci si aspettava, in realtà, un Vicenza aggressivo dall’inizio, rimedio – questo – inevitabile alla riconosciuta (dallo stesso Di Carlo) superiorità qualitativa della SPAL. Così non è stato per due motivi: il modulo scelto da Marino che rispecchiava pari pari quello del Lane e la prestazione non brillante di alcuni biancorossi.
Il 4-3-1-2 impostato dall’allenatore siciliano, adottato evidentemente in funzione della mancanza di esterni opposti, permetteva alla sua squadra un miglior controllo del campo anche per la superiore cifra tecnica dei suoi. Che, fra l’altro, prevalevano anche in dinamismo e palleggio. Sull’altro fronte si dimostravano meno efficaci o addirittura in difficoltà alcuni giocatori: i difensori, Rigoni, Giacomelli (quanti passaggi sbagliati!), le due punte (non proprio una novità, questa) e soprattutto Vandeputte.
Di Carlo aveva posizionato il belga nel ruolo di mezzala destra e, nelle sue intenzioni, doveva essere la pedina imprevista da Marino, il giocatore cioè in grado di sparigliare l’equilibrio del centrocampo avverso. La mossa dell’allenatore biancorosso però non ha funzionato. Vandeputte, infatti, non ha fatto la differenza e non è riuscito a essere efficace né in costruzione né nel confronto con centrocampisti di ben altra levatura. Di Carlo è stato costretto a toglierlo alla fine del primo tempo, ammettendo così la scelta sbagliata.
Bravo però l’allenatore biancorosso a leggere la situazione in campo e a correggerla tempestivamente. Passando al 4-4-2 ha riaperto alla propria squadra il gioco sulle fasce: Giacomelli, tornato al suo storico ruolo di esterno sinistro, con più campo a disposizione ha riacquistato concretezza e pericolosità; a destra il rientrante Dalmonte ha imperversato dimostrando che la lunga degenza ai box non ha appannato la sua vena e la sua efficacia.
Il rendimento è ulteriormente migliorato con l’avvento al 63’ di Pontisso in sostituzione di Rigoni, a cui l’età e la lunga carriera pregressa impongono qualche comprensibile limite nella continuità. Il giovane centrocampista friulano forse merita ormai la maglia da titolare di centrale di centrocampo: ha talento, ha riacquistato la forma dopo il grave infortunio e il contagio e, infine, le cinquantun presenze da professionista garantiscono adeguata esperienza.
Difesa e attacco del Lane non hanno brillato contro la SPAL. I terzini hanno assicurato poca spinta pur non dovendo fare gli straordinari contro avversari che non avevano quinti in campo. La coppia dei centrali non è stata impeccabile nel contrastare la coppia degli attaccanti avversari, molto bravi per altro negli scambi di prima in area (quando si vedrà le punte biancorosse fare altrettanto?). Ha rimediato il portiere Grandi con un paio di parate salva risultato.
Del reparto offensivo che si può dire ancora? Esclusa la prodezza di Meggiorini (un gol, il suo, da vero bomber e, per di più, firmato non con il suo piede migliore), restano nella cronaca soprattutto gli errori di Longo e Gori, a cui va attribuita per questo una quota non marginale della mancata vittoria. Vedremo se Lanzafame, una volta entrato in condizione, riuscirà a sopperire al deficit in area della squadra. Purtroppo, quando si acquistano giocatori non pronti per il campo, si deve pagare dazio. E, quest’anno, quanto Di Carlo ha dovuto aspettare Longo, Jallow e, ora, Lanzafame?
Una volta che avrà di nuovo tutta la rosa a disposizione, Di Carlo non potrebbe utilizzare come seconda punta Dalmonte, che è molto versatile e ha dimostrato di essere un ottimo finalizzatore. Una coppia d’attacco composta da un centravanti di peso (non ce ne sono? si può sempre convertire qualcuno dei cinque in rosa) e un partner mobile e veloce come Dalmonte, potrebbe essere una soluzione almeno da provare.
Un’ultima considerazione. Finalmente la società ha parlato. Per bocca del direttore generale Paolo Bedin, che ha partecipato a una trasmissione televisiva, i cui contenuti sono stati ripresi dagli altri media. Riconosciuto al dg di essere sempre in grado di fornire un quadro complessivo e puntuale, nell’occasione non ha però detto niente di nuovo e si è limitato a richiamare argomenti e tesi già noti e trattati. La parte più interessante della sua intervista è stata la lettura positiva di molti passaggi della stagione in corso. L’unico contenuto inatteso è stato l’attacco a certa stampa “critica” e che non darebbe supporto alla società. Strano, perché Bedin è stato giornalista e dovrebbe quindi conoscere le regole del gioco. Un confronto onesto e non prevenuto con i media è comunque costruttivo. Il sostegno “a prescindere” va bene per i tifosi, non per i giornalisti.