Con le promesse del reddito di cittadinanza e contro l’invasione “straniera” M5S e Lega raccolgono più del 50% dei voti ovunque

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E’ una voce che gira anche in ambienti a 5 stelle, soprattutto del nord: il sud col voto di domenica non ha prodotto nessuna rivoluzione, ma ha votato spinto dalla necessità e/o dal desiderio di un salario garantito. Il famoso reddito di cittadinanza, che in fin dei conti è una naspi triennale con molteplici obblighi, è sotto accusa per aver provocato lo smottamento dei partiti tradizionali nel sud Italia. E’ sotto la lente di analisti e commentatori che vogliono sfregiare il mandato pieno ricevuto dal M5S, sostituendo il legittimo consenso con una reazione ad una promessa equiparabile ai bonus renziani.

Non si arrendono: il popolo li ha puniti, ma loro e i loro servitori continuano a mentire sulla realtà, continuano a creare un mondo in cui ci sia ancora bisogno della loro presenza. Ma oltre il falso assalto a Giovinazzo, dove il sindaco piddino e forse fresconi locali hanno inventato un assalto al Caf per chiedere i moduli del reddito, circolano gli accostamenti speciosi del voto al Movimento 5 Stelle alle percentuali di disoccupazione. Circolano cartine geografiche che indicano con precisione millimetrica la coincidenza della povertà di reddito con il consenso a 5 stelle. Panzane! Le uniche cartine da mostrare sono quelle che indicano i risultati del voto senza il Rosatellum delle ammucchiate, quelle che indicano che la rivolta era pronta già all’epoca del referendum costituzionale.

E veniamo all’analisi… Se sommiamo i numeri della Lega con quelli del M5S vediamo che per ogni regione italiana la cifra che in fin dei conti sta a indicare il NO del popolo ai partiti tradizionali e dell’inciucio è identica, il 50/55%. E, sia in Sicilia o in Calabria, dove la percentuale al Movimento è stata del 45% e alla lega del 7%, sia in Umbria o nelle Marche dove il consenso all’uno è stato del 30/35% e all’altra del 15/20%, che in Veneto col 25% al M5S e il 31% alla lega, le due forze politiche indicano sempre due cifre complementari all’interno dello stesso ventaglio di popolazione, 50-55%, che esprime le medesime ansie sociali e patisce gli stessi problemi economici.

Con la differenza che nel Lombardo-Veneto rivotare la Lega alla stessa maniera degli anni 90 è stato meccanico dopo il declino di Berlusconi e del suo epigono Renzi. E in ogni caso la martellante pubblicità leghista contro l’invasione straniera e contro le contraddizioni create dal buonismo sinistrorso al servizio del capitale internazionale ha prodotto i suoi frutti: sia a nord che a sud, un partito che ha nascosto il simbolo territoriale a un mese dalle elezioni, ha ricevuto comunque i voti di un elettorato spaventato dall’ingresso degli immigrati, dall’instabilità e economica e sociale che il popolo delle periferie blandito da Salvini si è trovata a soffrire.

Giuseppe Di Maio