Con l’Entella una vittoria ma non una finale di Champions. Accontentarsi dei tre punti o delusione per una brutta prestazione?

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Entella-Vicenza

Contava solo il risultato o è stata una delusione? Sono queste le due – chiamiamole così – correnti di pensiero che campeggiano dopo la vittoria del Vicenza a Chiavari. Chi ha ragione? Tutti, direi, senza per questo dare l’impressione di non volersi schierare.
La prima conclusione, «victoria non olet», è nello stesso tempo pragmatica e lapalissiana. Era, infatti, nelle premesse che, in questa trasferta, si presentasse l’occasione migliore (e quindi da non mancare) per avvicinarsi se non addirittura per centrare l’agognato obbiettivo stagionale, la salvezza. L’obbiettivo non è stato centrato perché la quota salvezza si è contemporaneamente alzata in conseguenza dei risultati di alcune concorrenti, ma comunque si è vieppiù avvicinato e ora basta davvero poco per assicurarsi anche matematicamente la permanenza nella categoria. Questa vittoria, dunque, non puzza e quelli che i pasdaran del tifo biancorosso definiscono «gufi» nei loro post sui social, devono accontentarsi e star muti.
Il secondo punto di vista privilegia, al di là del risultato, la constatazione che i biancorossi hanno giocato contro l’Entella una partita di poca sostanza e confermato il momento-no che la squadra sta attraversando da un mese e mezzo e che era costata, prima della sosta, tre sconfitte consecutive.
Ancora una volta ci si è trovati di fronte a una prestazione ben diversa da quella che era stata prospettata alla vigilia. Zonta aveva dichiarato: «in queste due settimane ci siamo preparati molto bene, soprattutto nei dettagli, cercheremo di dare il massimo. La partita di Chiavari rappresenta la prima di quattro finali per noi». E Di Carlo: «la squadra sta bene, ho ventiquattro giocatori che stanno bene e sono desiderosi di lottare ogni minuto per portare a casa il massimo da Chiavari, questi dieci giorni ci sono serviti per ricaricare le batterie».
Come si spiega la differenza fra queste dichiarazioni piene di sicurezza e di determinazione e quello che si è visto in campo? L’avversario, forse? L’Entella, che – è bene non dimenticarlo – scontava sette assenti, si è limitato a giocare una partita dignitosa e non si è certo battuto con accanimento. L’ultima vittoria della squadra ligure risaliva a un’era geologica fa, al 22 gennaio (Entella-Pisa 2-1) e, nelle successive quindici gare, aveva racimolato sei pareggi e nove sconfitte. Peggior difesa e peggior attacco del girone, ultimo posto in classifica: questo l’identikit dell’avversario. Se si aggiunge che i liguri avevano giocato tre giorni prima il recupero con il Pescara, ne risultava un quadro non proprio preoccupante.
Nei 95’ della sfida si è visto, invece, un Entella quanto meno di pari valore del Lane e che, se solo avesse avuto un attacco, avrebbe creato qualche problema alla difesa di Di Carlo che, rimasta inoperosa per gran parte del match, è comunque riuscita a regalare ai liguri il gol del provvisorio pareggio. È stato davvero grossolano, nell’occasione, l’errore di Grandi e Cappelletti e comunque la squadra si era trovata impreparata sull’improvvisa ripartenza dei liguri.
L’Entella, poi, è capitolato per ben due volte su azioni in fotocopia dei biancorossi: cross e incornata di un difensore, favoriti da un imbarazzante assenteismo degli avversari. Per carità, tutto ben fatto dai vicentini (in particolare la prodezza di Cappelletti) ma i difensori biancocelesti sembravano non sapere che il Vicenza fosse primatista nei gol di testa.
Insomma, non si può oggettivamente dire che le difficoltà dei vicentini siano state causate dall’avversario. La realtà sta, piuttosto, nel fatto che si sono rivisti a Chiavari i limiti che la squadra ha appalesato negli ultimi tempi e, seppur in modo intermittente, anche nel resto del campionato. La grinta e la concentrazione che l’allenatore invoca non trovano spesso riscontro nei giocatori e bisogna ormai chiedersi se dipenda dall’incapacità di Di Carlo di motivare i suoi o da altri fattori. Vengono in mente certe recenti dichiarazioni della dirigenza, non propriamente tempestive né tanto meno adatte ad accrescere l’autostima dei giocatori. Fatto sta che, se questa squadra non aggiunge alla prestazione intensità e continuità, denota un gap tecnico e qualitativo anche nei confronti di avversari modesti e di rango pari se non inferiore.
A Chiavari il Lane non poteva nemmeno recriminare su assenze importanti come in passato. A casa per squalifica Rigoni e Padella, Di Carlo recuperava però il bomber Meggiorini e due giocatori di caratura superiore come Dalmonte e Nalini. La pausa imposta dal virus era stata provvidenziale per riportarli in campo, come anche i dieci giorni di preparazione specifica in vista dei quattro impegni ravvicinati del finale di campionato.
Non si sono visti particolari benefici sotto questo profilo. Meggiorini non ha lasciato tracce sul tabellino e nemmeno è riuscito a far coppia con il partner Jallow. Gli altri due, subentrati nella ripresa, hanno cambiato ben poco. E il resto della squadra? Della difesa si è già detto, del centrocampo non si possono tessere gran lodi: il modesto reparto avversario ha fatto la sua discreta figura. C’è infine il problema del trequartista. Giacomelli ultimamente non è brillante e la sua generosità non basta a renderlo determinante. Il suo alter ego è Vandeputte, che resta il più grande punto di domanda di questo campionato: ci si aspettava la sua esplosione al debutto nella categoria superiore, ma non c’è mai stata. Ha senso, in mancanza di un trequartista all’altezza, insistere su questo modulo?
Martedì si torna in campo per lo scontro ravvicinato con il Brescia, che si gioca le ultime possibilità di agganciare i play off e che non avrà certo dimenticato la figuraccia rimediata in casa con il Lane. Partita delicata, dunque, e attenzione a non perdere la bussola proprio ora.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.