Concordato, Il Sole 24 Ore: “Conto meno salato anche per le mini partite Iva”

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Il conto del concordato preventivo per le piccole partite Iva nel regime forfettario sarà meno salato. Ne scrive oggi Il Sole 24 Ore approfondendo le ultime novità circa lo strumento-accordo con il fisco che permette per il biennio successivo di pagare le tasse non in base a quanto effettivamente guadagnato, ma in base a quanto preventivato dall’Agenzia delle Entrate.

Ieri è stato pubblicato il software per il calcolo del maggior reddito chiesto ad autonomi, professionisti e ditte individuali in flat tax per aderire alla proposta di reddito da parte del Fisco e ci sono novità rispetto a quanto previsto.

Tra queste, il sistema per determinare i parametri da applicare rispetto ai ricavi/compensi dichiarati: “Di fatto – si legge sul quotidiano economico -, vengono tenute in considerazione le prime indicazioni fornite dalle associazioni di categoria che avevano segnalato come il sistema su tre livelli per l’applicazione del coefficiente di redditività (mutuato dal “mondo” delle pagelle fiscali) finisse per determinare una penalizzazione eccessiva per chi dichiara un volume più alto di ricavi e compensi. Nella messa a punto finale si è tenuto conto così di una doppia classe per applicare un riferimento che consentisse di rispettare un principio di abbattimento in termini percentuali maggiore rispetto al crescere del volume dei componenti positivi (il regime forfettario si chiama così perché i costi sono forfettizzati e quindi la percentuale di deduzione è uniforme per chi ha lo stesso codice Ateco)”.

Secondo le prime stime, questa modifica potrebbe portare a un abbattimento di circa un quarto del risultato chiesto sulle soglie più alte di ricavi o compensi: “A conti fatti significherebbe che chi inizialmente avrebbe dovuto 1.200 euro in più di imposte al Fisco potrebbe limitare l’esborso a 900 euro”.

Si punta evidentemente a rendere più attrattivo il concordato anche per le partite Iva in flat tax. “Qui la situazione è forse addirittura più in salita rispetto alle attività economiche che sono soggette alle pagelle fiscali. Il concordato per i forfettari dura, infatti, solo un anno e non due come per gli altri e lo scudo dagli accertamenti per chi aderisce potrebbe non costituire una sufficiente ragione per pagare un prezzo in più in termini fiscali. Anche per questo nello stesso parere approvato la scorsa settimana con cui la commissione Finanze del Senato ha chiesto di inserire una tassazione sostitutiva sulla differenza di reddito da concordato (si rinvia per gli effetti all’approfondimento in pagina), è stata inserita un’osservazione (quindi con un effetto con vincolante per l’Esecutivo) che chiede di prevedere proprio per i forfettari che accettano il concordato una protezione dagli accertamenti basati su presunzioni semplici. Una proposta arrivata su sollecitazione del Consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec), che avevano spiegato nella loro audizione di mercoledì 10 luglio come un simile intervento fosse finalizzato a garantire una parità di trattamento con i contribuenti soggetti a pagelle fiscali e che entrano nei benefici del regime premiale, previsto per chi riporta punteggi dal voto otto a salire”.

Fonte: Il Sole 24 Ore