Concorso “truccato” al Museo di Vicenza, CorVeneto: GdF torna a palazzo Trissino, indagata Loretta Simoni oltre a Giovanni Villa sotto i fari Anac dopo denuncia di VicenzaPiù

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Un concorso considerato truccato dagli inquirenti, fatto vincere (per l’accusa) ad una concorrente conosciuta, facendole addirittura avere per tempo le domande a cui avrebbe dovuto rispondere, col sospetto che fossero state studiate ad hoc per lei, in base alle sue competenze ed esperienze. Si allarga – nelle contestazioni ma anche nel numero di indagati che salgono a due – l’inchiesta sul presunto concorso viziato ai musei civici, inchiesta che ieri ha portato la guardia di finanza ad effettuare nuove perquisizioni e sequestri di documentazione, per la seconda volta a distanza di otto mesi anche negli uffici del Comune (qui l’anticipazione di ieri su VicenzaPiu.com, ndr).

Abuso d’ufficio e pure rivelazione di segreto d’ufficio sono le contestazioni che avrebbe formalizzato il pubblico ministero Hans Roderich Blattner nei confronti del direttore onorario dei Musei, Giovanni Carlo Federico Villa (secondo Il Giornale di Vicenza di oggi Villa si sarebbe recentemente dimesso dall’incarico, ndr), indagato dall’autunno scorso (allora solo per l’abuso d’ufficio), e pure di Loretta Simoni – e questa è la novità – direttore del settore Cultura di Palazzo Trissino, che all’epoca era la presidente della commissione. Ieri ha aperto la porta di casa sua agli investigatori delle fiamme gialle che le hanno anche notificato l’avviso di garanzia. Perquisita anche l’abitazione della ricercatrice Chiara Signorini, anche lei vicentina, che ha vinto il concorso ma che a quanto pare non risulta indagata.

L’inchiesta su cui ha acceso i riflettori la procura – e sulla quale c’è il massimo riserbo –  riguarda il bando di concorso per titoli ed esami indetto dal Comune di Vicenza. Pubblicato nel febbraio 2017, si era concluso l’8 giugno di quello stesso anno. Allora, da graduatoria finale, ad aggiudicarsi il concorso per un posto di istruttore direttivo dei musei cittadini era stata, appunto, Chiara Signorini con novanta punti. Dal curriculum risultava che aveva già avuto una collaborazione con il Chiericati e che aveva lavorato a lungo anche con Villa, studioso di livello europeo, alla Fondazione Roi, in particolare dal 2011 al 2016. Fondazione della quale lo storico d’arte e museologo era componente del consiglio di amministrazione.

Di qui il sospetto di un possibile conflitto di interessi: il direttore onorario Villa faceva parte infatti come esperto assieme a Cinzia Milan della commissione d’esame presieduta da Loretta Simoni che aveva proclamato vincitrice Signorini (va detto che nessuno dei membri della commissione aveva percepito compensi, come annotato nella determina).

Era stato il pubblico ministero Paolo Fietta, l’anno scorso, ad iscrivere il nome di Villa sul registro degli indagati, contestandogli l’abuso d’ufficio, di aver quindi favorito, da commissario, la concorrente conosciuta, che tra l’altro aveva operato per cinque anni, come borsista, alla Fondazione Roi – accuse che lui ha sempre contestato fermamente – e firmando al contempo un mandato di perquisizione delegato ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Vicenza.

Militari che a novembre si erano presentati in Comune e a Palazzo Chiericati per acquisire la documentazione relativa al concorso. Una scena che si è ripetuta ieri. I detective del colonnello Crescenzo Sciaraffa sono infatti tornati negli uffici comunali per reperire ulteriore documentazione e hanno perquisito le abitazioni dei due indagati (quella di Vicenza di Simoni e di Torino di Villa) e pure della ricercatrice. Villa, professore di storia dell’arte all’università di Bergamo – su cui starebbe indagando anche l’autorità Anticorruzione, perché non avrebbe comunicato  l’incarico a Vicenza all’ateneo (che lo sanzionò dopo il fatto scoperto e denunciato anche pubblicamente da VicenzaPiu.com, senza reazioni dei media locali nè dell’amministrazione Variati, vedi anche “Roi. La fondazione demolita” – ndr)- si è visto contestare anche il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, che si aggiunge all’abuso d’ufficio. Ipotesi, queste, da cui avrà modo di difendersi anche Simoni, la quale avrebbe collaborato a sua volta con la Roi. Il quadro accusatorio redatto dalla procura nei loro confronti, a quanto trapelato, sarebbe pesante: la vincitrice sarebbe stata agevolata in modo determinante, facendole avere per tempo le domande del concorso. Domande che sarebbero state studiate sulla base delle sue esperienze e conoscenze, per permetterle di vincere.

di Benedetta Centin, da Il Corriere del Veneto