Confcommercio, a marzo è stabile l’indice di disagio sociale

45

ROMA (ITALPRESS) – A marzo, dopo la revisione al ribasso del dato di febbraio, l’indice di disagio sociale di Confcommercio si è confermato a 9,6. La stima riflette la stabilizzazione all’1,9% dell’inflazione per i beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, e al 6,5% del tasso di disoccupazione esteso.

Sul versante del mercato del lavoro, anche per il mese di marzo è attesa una contenuta crescita degli occupati associata, dopo un bimestre di riduzione, ad un modesto incremento dei disoccupati. Queste dinamiche mantengono il tasso di disoccupazione ufficiale al 5,9%.

Nello stesso mese si stima una sostanziale stabilità, in termini congiunturali, delle unità di lavoro standard (Ula) destagionalizzate, interessate dalle diverse forme d’integrazione salariale. Il combinarsi di queste dinamiche avrebbe lasciato il tasso di disoccupazione esteso al 6,5%, valore già rilevato a febbraio.

Secondo le stime provvisorie, a marzo 2025 l’inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto si è confermata all’1,9%. All’interno dell’aggregato si rileva la diminuzione congiunturale dei prezzi dei carburanti a cui si è associato un lieve aumento dei prezzi degli alimentari e dei tabacchi.

Le dinamiche degli ultimi mesi consolidano le attese di una stabilizzazione, anche nei prossimi mesi, dell’inflazione dei beni e servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza. Se nel brevissimo periodo non sembrano profilarsi modifiche sostanziali nelle dinamiche del mercato del lavoro e dell’inflazione, quanto accaduto sul versante dei dazi amplifica le incertezze sulle prospettive della nostra economia.

I timori di un rallentamento, già a partire dalla tarda primavera, degli andamenti produttivi potrebbero determinare, già oggi, un peggioramento del sentiment di famiglie e imprese con effetti negativi sull’occupazione e di conseguenza sui consumi.

In questo contesto, conclude Confcommercio, anche un parziale ampliamento dell’area del disagio sociale rischia di limitare le possibilità di espansione della propensione al consumo delle famiglie, rendendo ancora più complicata la possibilità di ripresa della domanda interna.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).