
Non è autoctono, rovina i terreni e porta la peste suina: il cinghiale è un vero flagello per la montagna Vicentina. Ne hanno parlato oggi in Provincia di Vicenza i rappresentanti dell’Altopiano dei Sette Comuni, convocati dal vicepresidente della Provincia Moreno Marsetti: ad affrontare la questione sono stati i dell’Unione Montana Spettabile Reggenza dei sette Comuni e dei dieci Comprensori Alpini di Caccia territorialmente competenti, con la presenza anche del comandante della Polizia Provinciale Gianluigi Mazzucco.

Quello cui vuole arrivare a Provincia è un disciplinare con rgole semplici e chiare che renda più semplici gli abbattimenti di cinghiali. A questo scopo, dopo aver conferito con i rappresentanti della montagna, la settimana prossima il vicepresidente Marsetti incontrerà i rappresentanti del Basso Vicentino e una volta comprese le esigenze dell’intero territorio, si procederà alla stesura del disciplinare. Marsetti ha sottolineato che la presenza del cinghiale è assai dannosa per il territorio vicentino, sia per i danni alle colture sia perché portatore della peste suina, una delle più gravi malattie trasmissibili dagli animali, che al momento non ha ancora toccato il Veneto, ma l’attenzione naturalmente è alta.
L’anno ci sono stati 1.805 abbattimenti di cinghiali nel territorio provinciale, di cui 175 nell’Altopiano. Bisogna fare di più, ha dichiarato Marsetti: “L’obiettivo, se non di eliminare il cinghiale è di contenerlo per garantirne la gestione. In montagna, in particolare, la presenza dei cinghiali, con quella del lupo, sta compromettendo anche l’assegnazione delle malghe, visto che i cinghiali danneggiano prati e pascoli da cui traggono alimento bovini e ovini”. Come già sostenuto anche a proposito del problema-lupo, le malghe, oltre ad essere un’attività da reddito, sono un importante presidio per la tutela della montagna e dei suoi prodotti tipici.
I Comprensori Alpini hanno ribadito la disponibilità a collaborare con la Polizia Provinciale per gli abbattimenti, ma hanno chiesto procedure più chiare e più snelle. “Serve maggiore comunicazione con la Regione Veneto, con cui la Provincia farà da tramite, per condividere la posa dei chiusini (gabbie di cattura) – chiarisce Marsetti – Serve più flessibilità negli spostamenti di chi è autorizzato agli abbattimenti, persone formate che volontariamente si mettono a disposizione, senza alcun incentivo economico. Stiamo dialogando anche le Ulss, perché il disciplinare deve riguardare tutte le fasi dell’abbattimento, anche quella della verifica successiva, obbligatoria per scongiurare la peste suina.