DIARIO Conil de la Frontera. Lunedì 13, 29° giorno di quarantena.
Ho ancora la pancia piena di boqueron, tortillas de camarones, atun rosso de zahara a la plancha, percebes ( del Marocco) e tant’altro. “Na bea magnada de pasqua e pasqueta”, si direbbe in gergo amichevole dalle nostre parti. Ma è passata anche questa Semana Santa dal sapore amaro per tutti. E meno male ( per la pancia, intendo) che qui in Spagna non c’è il banchetto del 25 aprile. Io comunque il 25 aprile non lo dimentico, né in Spagna né in Italia.
Conil de la Frontera, mercoledì 15, 31° giorno di quarantena. Mi faccio una domanda e cerco una risposta. Ecco la domanda della quinta Settimana di Quarantena, che per la cronaca è contrassegnata dalla Fase 2 (via libera alle attività non essenziali) dello stato di allarme varato dal governo Sanchez.
DIARIO “Dove mi trovo in confinamento?” Di essere in Spagna, in Andalusia, è ovvio che lo so. Ma è “il dove come Stato, come Nazione, come Potere e Democrazia” che m’interessa comprendere. Quantomeno approfondire. Ho la netta sensazione, ma è quasi scontata, che la Spagna acceleri l’apertura delle sue fabbriche – che per lo più sono piccole e medie imprese – e del settore delle costruzioni, che come in Italia è cruciale per la tenuta dell’occupazione, per far fronte all’inevitabile caduta del PIL che, di conseguenza, si rifletterà sui Conti dello Stato nonchè sull’occupazione.
A oltre un mese dal (quasi) todo cerrado, la Spagna non poteva permettersi di fare altrimenti. Prima sintesi: i motivi economici, a questo punto, sembrano prevalere rispetto a quelli medico – sanitari della pandemia, che pure, purtroppo, in Spagna colpisce ancora duramente.
Altra sintesi. Lo si capisce anche dal dibattito politico (e dai media), che qui in Spagna non è certo dialettico come da noi. Qui non c’è (o non appare) come in Italia la voce che dissente, che polemizza contro il governo nei TG e nei talk show. Da noi anche la voce del due per cento scarso dice la sua. Qui no. Ma un signor Renzi, mi viene da pensare, in questa Spagna non aprirebbe bocca. E nemmeno un Calenda. E nemmeno una Bonino. In questa Spagna ancora relativamente giovane di democrazia (cinquant’anni fa c’era ancora il franchismo, ndr), a meno che non si legga qualche corsivo di El Pais o de El Mundo o di ABC – il primo di centrosinistra; il secondo conservatore, vicino alle posizioni del Partito Popolare; il terzo di orientamento cattolico e monarchico – ti sembra di essere dentro ad un “Paese a voce unica”, che si dimostra Unito e Compatto anche nelle pieghe dell’emergenza attuale. Non parliamo poi delle tv: i notiziari della Tve pubblica e di Telecinco sembrano un copia e incolla. Da una settimana il dramma del Covid si è convertito nella liturgia delle mascarillas sanitarie, “che ora fabbrichiamo da noi spagnoli”, martellano fino alla nausea i media iberici.
Terza sintesi. Ma può essere che in una Spagna ancora in allarme rosso per il Covid le aperture dei notiziari tv nazionali siano sul buon confezionamento delle mascarillas made en Espana? Personalmente lo trovo ridicolo.
Già, “Uniti ce la faremo…” predica Pedro Sanchez. Ma a me, italiano abituato a leggere o sentire voci contrapposte (Travaglio piuttosto che Sallusti, Mentana piuttosto che Porro, ecc.) una democrazia così di pietra e senza pathos mi fa riflettere. E adesso, quasi quasi, ho nostalgia di una Maratona Mentana. Un po’ la si ascolta, un po’ si dormicchia ma almeno non è sempre la solita minestra… spagnola.
Conil de la Frontera, mercoledì 15 aprile, 32° giorno di quarantena. Da vacanziero spensierato tra le dune di questo litorale oceanico (sì… quelli erano giorni) a confinato in casa. Da ben 32 giorni, ormai. Un bel trauma! E meno male che gli andalusi non ti fanno sentire un foresto, un intruso. La matematica dice che mancherebbero 12 giorni alla fine del lockdown, ma il condizionale è d’obbligo. Le “sirene” di Madrid / Palacio de la Moncloa fanno capire che il quedate en casa verrà prolungano almeno fino ai primi di maggio. C’è chi dice il 3 chi addirittura il 10 di maggio (così poi è stato, ndr).
Comunque qualcosa si sta muovendo, anche a Conil. Sull’onda del provvedimento governativo che dà il via libera alle attività non essenziali, il pueblo si sta lentamente risvegliando. Lungo la dorsale del Paseo Maritimo, si nota un discreto movimento di furgoncini commerciali, il che conferma che almeno un 50% della popolazione attiva è fuori casa con tanto di permesso di uscita. Per quanto mi riguarda ho avuto la sorpresa di vedere riaperta la cartolibreria che sta in Plaza de Espana. Ero a corto di carta, penne e matite e ne ho fatto scorta. Sto imbastendo un nuovo gioco di società: il Gioco della Quarantena. Sono già in fase di realizzazione grafica del prototipo, mentre per la parte didascalica mi mancano ancora un paio di… immaginazioni. Staremo a vedere, tempo ce ne è.
Giovedì 16, 33° giorno di quarantena. Ho l’impressione, senza voler peccare di presunzione, di averla capita giusta questa Spagna. Oggi alcuni settori della politica (e alcuni giornali) iniziano a differenziarsi dalle decisioni del premier Sanchez, che per un mese e più ha diretto da solo l’orchestra anti pandemia. Ma gli altri dov’erano? Scopro finalmente dai giornali la loro esistenza. Scopro forse che il pensiero unico vacilla. Iglesias, Il leader di Podemos, formazione che appoggia il governo, fa capire che è giunto il momento di un confronto politico col premier Sanchez, accusato di voler decidere tutto da solo senza confrontarsi con gli alleati. E un dissenso più accentuato, come è corretto in una sana democrazia, viene dalle opposizioni: Partito Popolare e Vox-.
“Le scadenze del Paese sono sospese. Il governo ha congelato le norme sulla trasparenza”, titola “El Pais”. Anche in Spagna Il dibattito politico inizia ad accendersi.
Venerdì 17, 34 giorno di quarantena. Tanto per capire a che punto di salubrità ed equilibrio mentale mi trovo, ho eseguito il test del carcerato che si trova su internet. Mi è andata benissimo: non sono ancora nevrotico, ho ancora tante aspettative per il futuro, non ho le vertigini da cella/appartamento… Insomma, secondo la scienza carceraria, che di detenzione se ne intende, sono a tutti gli effetti un detenuto modello. Ma qual è il fine di un detenuto modello? Scappare. Già, la mia pietra paziente inizia a sgretolarsi.
Alla prossima puntata, qui tutte
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L’articolo Conil, Maurizio Mascarin e il Gioco della quarantena: ho fatto il test del carcerato, mi manca Mentana proviene da L’altra Vicenza.