1 milione di euro: questo l’ammontare di beni sequestrati a una coppia di coniugi egiziani indebitati con il fisco dalla guardia di finanza di Vicenza.
Nei giorni scorsi i Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno notificato un decreto di sequestro preventivo in via diretta di 20 immobili fra terreni, fabbricati e una residenza di pregio nei confronti di due coniugi egiziani, gravati da ingenti debiti nei confronti del Fisco.
Le indagini condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanzia di Schio prendono il via a seguito di approfondimenti condotti su una società immobiliare evasore totale – riconducibile agli indagati – dichiarata fallita nel 2006 ma che nel 2008, a seguito della procedura fallimentare, ritorna solvibile attraverso una ripartizione dell’attivo tra i creditori.
Nonostante il ritorno in bonis della società, la stessa continua a riportare il termine “fallimento” nella propria ragione sociale anche negli anni successivi: le indagini condotte dai militari hanno permesso di rilevare come la stessa risulta essere in realtà una vera e propria “società di comodo”, costituita al solo scopo di conferire al suo interno, e dunque proteggere da eventuali aggressioni di natura reale, il patrimonio immobiliare nella disponibilità della coppia di coniugi egiziani, costituito da 20 immobili – tra terreni e fabbricati – ubicati nel comune di San Vito di Leguzzano, in provincia di Vicenza.
A seguito della segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, l’Autorità Giudiziaria delegava il Reparto ad ulteriori approfondimenti al fine di ricostruire le circostanze che hanno determinato la costituzione della società, nonché l’acquisto degli immobili oggetto del decreto di sequestro.
I capillari accertamenti svolti dai finanzieri sulle posizioni fiscali degli indagati hanno permesso di ricostruire i debiti fiscali milionari accumulati, nel corso del tempo, attraverso un sistematico utilizzo di imprese dedite all’utilizzo o emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché l’omesso versamento delle imposte.
Inoltre è stato rilevato come la S.R.L., costituita nel 2003, abbia posto in essere una sola operazione commerciale – riguardante proprio l’acquisto della residenza di pregio oggetto di misura cautelare reale – senza aver mai avuto lavoratori alle proprie dipendenze; la relativa compagine sociale, peraltro, è risultata costituita dagli indagati e da una società di diritto lussemburghese – detenente il 90% del capitale sociale – di fatto riconducibile all’imprenditore egiziano.
Attraverso la predetta società straniera, difatti, i coniugi egiziani hanno finanziato l’acquisto e, successivamente, il restauro della magione di lusso, ove poi hanno trasferito la propria residenza nel 2005 attraverso la stipula di un contratto di locazione. Pertanto, fin dalla sua costituzione, la società è stata utilizzata quale mero schermo giuridico frapposto all’aggressione da parte del Fisco del loro patrimonio immobiliare.
Le indagini finanziarie svolte hanno consentito ulteriormente di verificare come non sia mai stata corrisposta alcuna mensilità relativa alla locazione in quanto la stessa società di capitali non dispone di un conto corrente da oltre 10 anni.
Alla luce di quanto emerso nel corso delle investigazioni, il G.I.P. presso il Tribunale di Vicenza, accogliendo la richiesta della locale Procura e validando le conclusioni del percorso investigativo condotto dalla Compagnia di Schio, ha emesso un decreto di sequestro preventivo in via diretta dell’immobile di lusso e delle pertinenze attigue la cui valutazione ammonta a circa un milione di euro.
È stato inoltre notificato l’avviso della conclusione di indagini preliminari alla coppia, che è iscritta nel registro degli indagati per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Si rappresenta che la misura è stata adotta su delega della Autorità Giudiziaria e che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagini in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
Il comunicato è stato autorizzato dall’Autorità Giudiziaria per motivi di interesse dell’opinione pubblica.